La vera salvezza del mondo: andare contro pacificamente
Come potete constatare gli argomenti si ripetono: siamo capaci di intortarli sotto diverse forme e contenuti, con la speranza che cambi qualcosa ma nel frattempo sembra tutto rimanga uguale a se stesso.
Questa settimana abbiamo assistito a due fenomeni contrapposti tra loro: l’uno in Nuova Zelanda, in cui un folle, l’estremista australiano Brenton Tarrant, ha sparato dentro due moschee riversando orrore sulla gente in preghiera, riprendendosi con una telecamera attaccata alla fronte e trasmettendo in streaming le sue azioni terroristiche; l’altro ha coinvolto la collettività globale al grido #Fridaysforfuture, soprattutto i giovani studenti di tutti i paesi, che sono scesi in piazza a favore del cambiamento climatico.
Insomma, da una parte si fanno 50 cadaveri e altrettanti feriti, anticipando l’atto con un manifesto agghiacciante e rivendicare la figura di un “mito”, dall’altra si marcia per un mondo migliore, contro i livelli di CO2 nell’aria e perché i giovani cominciano a percepire l’esigenza di combattere per i luoghi in cui vivono, di salvarsi quindi, poiché non hanno molto tempo.
Movimento per svegliare le menti di tutti, messo in moto grazie all’azione di una giovanissima promotrice svedese: Greta Thunenberg la quale, affetta dalla sindrome di Asperger, non si ferma, bensì lotta a favore di un Universo verde. Ma forse in Svezia è più avvantaggiata: il paese infatti è all’avanguardia rispetto le politiche ambientali.
Bene e male dunque a confronto: due facce della stessa medaglia recano pace e sofferenza in un mondo a dir poco dalle idee distorte, violente, fasciste e poco tollerante, ancora. E le cronache ne sono portavoce.
Mentre in una pizzeria di Montescudo (provincia di Rimini) il padrone della locanda Malatesta assume un ragazzo di colore e non vuole razzisti all’interno: “In questo locale abbiamo assunto un ragazzo africano, se sei razzista non entrare”, la giornalista M. G. Maglie offende la giovane Greta, mettendo in discussione il ruolo e l’etica del giornalista in determinati contesti.
C’è una necessità incombente: quella di farsi seriamente un esame di coscienza collettivo, mettersi all’angolo, tenere la testa basta e gli occhi chiusi, di fermarsi per riflettere come fossimo in punizione.
Forse i pensieri circolerebbero meglio e probabilmente senso civico, rispetto ed educazione verso l’altro risulterebbero meno inconsueti del solito.