L’Italia, la fantasia e la “pseudo” democrazia
Mentre il teologo Vito Mancuso inneggia alla bellezza con il suo libro dal titolo “La via della bellezza” e l’eco del fisico Carlo Rovelli risponde in simil maniera con il testo “Ci sono luoghi al mondo dove più che le regole è importante la gentilezza. Articoli per i giornali” questa settimana, che volge al termine, ne abbiamo viste di ben donde.
Dopo la Pasqua e il Natale di Roma, abbiamo festeggiato la 74° Festa della Liberazione, che cade ogni anno il 25 Aprile. Sebbene fortemente contrastata dalle ideologie, su diversi fronti politici, c’è chi ancora invita a non dimenticare.
Il Presidente Mattarella al Monumento del Milite Ignoto insegna che “Se oggi, in tanti, ci troviamo qui e in tutte le piazza italiane è perché non possiamo, e non vogliamo, dimenticare il sacrificio di migliaia di italiani, caduti per assicurare la libertà di tutti gli altri. La libertà nostra e delle future generazioni“, d’altro canto Michele Serra su Repubblica (26 Aprile 2019 – pag. 29) scrive a riguardo: “La Festa della Liberazione è tornata a essere una scelta da ribadire o da riscoprire. Non solo una ricorrenza ma un rito identitario: l’idea della libertà e della democrazia che porta la gente in piazza per una nuova urgenza”.
Insomma bisogna ricordare sempre da dove proviene la nostra libertà e come il nostro Paese l’ha conquistata. Ma, se da una parte si rimarca questa “nuova urgenza”, dall’altra invece c’è chi ancora omaggia il Partito Fascista e Mussolini. Accade a Milano, esattamente a Piazzale Loreto, in cui gli ultras laziali, appunto, prima della partita di Coppa Italia Milan-Lazio, inneggia un coro per Benito Mussolini.
Un modo di far tornare in auge il passato? Possibile che non ci sia modo di estinguere tali iniziative? E’ pur vero che ormai episodi di razzismo e di piccoli focolai fascisti stanno emergendo. Ma qual è la forza scatenante? Una risposta la potremmo dare: ci asteniamo in attesa che a voi si illumini la “lampadina”, poiché sovviene un solo “nome”.
Anche a fronte che la Costituzione vieta la riorganizzazione del vecchio Partito (legge 20 giugno 1952, n. 645 – cosiddetta legge Scelba).
Perché la polizia dunque non è intervenuta tempestivamente e ha lasciato avvenisse tale scempio? C’è tanta necessità di rievocare la forma nostalgica fascista? In nome di cosa? Perché? Per far rivivere dittatura, violenza e parola negata?
Non sappiamo dare risposta ma sta di fatto che in Italia si respira un’aria pericolosa e poco fresca.
Ad insegnare, al contrario, una città calabrese dissemina cartelli con le leggi fasciste al motto “Senza 25 Aprile”, per sottolineare l’importanza della Giornata della Liberazione dal regime fascista.