La povertà assoluta formato baby
Nel mare di notizie, che ogni giorno ci giungono imperanti, ne emerge una che a noi pare angosciante. In Italia ci sono pochi bambini e questi sono sempre più poveri. Inoltre diminuiscono le spese riguardo il sociale e quelle rivolte all’istruzione.
Secondo alcuni dati emersi e pubblicati dal X Atlante dell’infanzia a rischio di Save the Children a cura di Giulio Cederna, dal titolo “Il tempo dei bambini”, si fa il bilancio degli ultimi dieci anni. Il testo verrà presentato in dieci città italiane a margine della nuova edizione della campagna “Illuminiamo il futuro” contro la povertà educativa.
Se da un lato il numero di bambini e adolescenti che vivono in “povertà assoluta” (la difficoltà di una famiglia di mettere in tavola un pasto sano, di avere una casa, di garantire un’istruzione) è triplicato – attualmente sono oltre 1,2 milioni – dall’altro si chiede che vengano recuperati spazi pubblici degradati e in stato di abbandono affinché si possano riqualificare. La loro destinazione quindi sarebbe rivolta alle attività scolastiche ed extra per i bambini, in modo gratuito e in sicurezza (grazie alla petizione on-line – hashtag #italiavietatAiminori).
Si esprime a tal proposito Valerio Neri, direttore generale di Save the Children: “Nell’ultimo decennio insieme alle diseguaglianze intergenerazionali, si sono acuite le diseguaglianze geografiche, sociali, economiche, tra bambini del Sud, del Centro e del Nord, tra bambini delle aree centrali e delle periferie, tra italiani e stranieri, tra figli delle scuole bene e delle classi ghetto“.
Questo in effetti farebbe pensare alla forte esigenza di inclusione sulla quale si cerca di lavorare proprio negli ultimi anni: un serio inserimento e collocamento dei bambini immigrati con chi è nato sul nostro territorio, per far apprezzare loro i valori della diversità.
Basti pensare anche alle politiche economiche, ai disastri idro-geologici (che non facilitano l’agibilità degli istituti, favorendo inoltre una maggiore dispersione scolastica) e agli investimenti che sono sempre più ridotti. Insomma, nel Bel Paese non si pensa al futuro? Così pare. È altresì evidente che il fondo nazionale per l’infanzia e l’adolescenza è stabile dal 2008 e quest’anno ha ricevuto la medesima cifra del 2018 (circa 29 milioni di euro). Ma non basta.
Quali, allora, le soluzioni? Quali i provvedimenti che favorirebbero consistenti miglioramenti a favore della popolazione dei più piccoli?
Scopriamo per di più che i giovani leggono sempre meno ma trascorrono più tempo on-line: gli “iperconnessi” sono dunque aumentati del 40% in termini di dieci anni (2008-2018). Questo però è un problema che non riguarda solo i ragazzi ma coinvolge anche gli adulti e lo affronteremo in altra sede.
Il quadro generale non è di certo confortante. Si aggiungono poi episodi sconcertanti e che si fanno largo tra i giovani: le ulteriori ideologie politiche. Ultimo episodio a Lucca durante il Comics and Games dove due ragazzi hanno indossato delle divise naziste. Ritorna a far parlare di sé il reato di “apologia del fascismo”, mentre la Digos indaga sul fatto.
Chi incita questo tipo di avvenimenti? Perché l’intolleranza e l’odio sono di nuovo in fermento? Perché riesumare il ricordo delle barbarie che hanno provocato morte e inflitto dolore a tanta gente?
Se queste sono forme di cultura e fonte di progresso c’è da preoccuparsi e interrogarci su quanto e come agiamo sulle nostre vite.