Tiepide riflessioni
Mentre il conflitto tra USA e Iran non ci rassicura affatto, anzi ci tiene incollati alle cronache, e gli incendi in Australia devastano un intero continente, oggi apprendiamo della morte del giornalista e scrittore Giampaolo Pansa.
I grandi della cultura, insomma, ci abbandonano per sempre. La sua figura è stata testimone di oltre mezzo secolo di storia raccontando società e politica italiane: nato nel 1935 lascia in eredità i suoi libri e le sue pagine di cronaca.
La firma autorevole esordisce su La Stampa per poi proseguire nel 1977 a La Repubblica affiancando Eugenio Scalfari. Conosciuto per il suo linguaggio originale e diretto, ha di fatto svecchiato il modo di fare giornalismo, sempre da protagonista.
Voleva smuovere le coscienze attraverso le sue rubriche e i titoli irriverenti dei suoi libri. Riveste anche il ruolo di storico-narratore che lo guida verso accese polemiche, contribuendo, in ogni modo, a rendere ricca la nostra letteratura.
Questo ci insegna a non sottovalutare il nostro patrimonio culturale: apprendere e approfondire i tanti argomenti che la vita ci offre e che possano coadiuvare e accrescere allo stesso tempo il personale bagaglio culturale.
E proprio Pansa, benché polemico, può essere l’insegnante: ricordato per i famosi neologismi, un racconta-storie, sempre nel rispetto della verità dei fatti, mediante una scrittura più semplice possibile.
Inoltre pensiamo anche che cominciare a salvaguardare il Pianeta è divenuta un’urgenza per tutti, poiché debole e privo di difese di fronte catastrofi immense. Si comincia infatti a parlare di piani sostenibili sostanziali per ridurre il carbone, per esempio, e per dare alle città una veste nuova e respirabile.
Che tra perdita da cui apprendere e rivoluzione ambientale ci sia una correlazione?