Liberazione
Siamo prossimi alla riapertura totale o quasi delle funzioni commerciali. Qualcuno ha ripreso a lavorare altri ancora attendono di sapere del loro destino, come per esempio i lavoratori dello spettacolo, del comparto turistico e altre attività che prevedono assembramenti.
Si parla di esami di terza media e della maturità che, quest’anno, saranno affrontati in modo assai diverso rispetto ai precedenti, sempre però mantenendo il rigore delle regole imposto dalle leggi Covid–19. Ma quanto si è parlato dei bambini e delle loro esigenze e mancanze in questo periodo? In che modo si sono affrontate le lezioni virtuali? Come hanno reagito insegnanti e alunni?
Ma, al di là delle tante situazioni da risolvere, che ora ci possono sembrare scomode, ecco che arriva una notizia positiva in mezzo a questo trambusto che viviamo da due mesi. Resistiamo! Silvia Romano, la cooperante milanese, è stata liberata dopo diciotto mesi di detenzione: è stata rapita il 20 novembre 2018 dal gruppo terroristico Al Shabaab, tra Kenya e Somalia.
La giovane, subito dopo la laurea, si è impegnata in progetti di volontariato con la Onlus “Africa Milele”, aiutando i bambini di una zona molto povera dell’Africa. Insomma, possiamo considerare la ragazza piena di entusiasmo e di certo attenta alle persone bisognose. Noi ci chiediamo: perché un gruppo così violento e legato alla Jihad, intenzionalmente, abbia voluto rapire una volontaria italiana? Che faceva di male la nostra conterranea?
Abbiamo provato a darci una risposta. Evidentemente i gruppi fondamentalisti islamici, in questo modo, vogliono sicuramente fornirci dei messaggi, e cioè dissuaderci e scoraggiarci dall’idea di andare ad aiutare la popolazione africana, favorendo sempre più la povertà e – crediamo – in primis, l’emigrazione verso altri Paesi.
Silvia, oltre a fare del bene, e dunque pensiamo sia una persona meritevole tanto da dover essere presa da esempio, durante la prigionia si è convertita all’Islam. Al suo rientro in Italia, in seguito al lungo interrogatorio si desume che questa conversione non sia stata una scelta personale, bensì costretta e forse imposta dalla situazione contingente.
Il popolo italiano non si smentisce mai! Silvia, ora Aisha, proprio per tale cambiamento di fede, è stata pesantemente insultata sui social network, tant’è che la Polizia pensa di tutelare la ragazza. “Italiani brava gente”, così recitava il titolo di un vecchio film diretto da Giuseppe De Santis. È così?
Non andiamo oltre la punta del nostro naso. Non riflettiamo, siamo abituati agli standard, anche religiosi. Non accogliamo, non siamo capaci a trattenere il fiato, ma offendiamo e critichiamo attraverso la scrittura, perché ci viene più facile non avendo l’interlocutore di fronte.
Ma sulla base di cosa sputiamo in faccia sulle altrui decisioni? Perché non cerchiamo di approfondire e di comprendere la sofferenza e il dolore di una famiglia che ha vissuto un calvario lungo 547,501 giorni? Per quale ragione non capiamo che fare volontariato e donare il proprio impegno civile e umano a persone indigenti, significa “aiutarli a casa loro” per insegnare loro dignità, rispetto e lavoro, favorire istruzione e occupazione?
Sono realtà che a noi sfuggono e alle quali pesa anche un solo pensiero, in quanto lontane, difficili e sempre in conflitto. Solo da vicino si può vivere e toccare con mano le tante difficoltà che non siamo abituati a sopportare e a conoscere in prima persona.
A noi interessa focalizzarci sulla forza di una donna che, malgrado abbia vissuto un’esperienza traumatica, ancora è ricca d’animo e conserva la voglia di combattere. Infine, dalla storica Elisabetta Salvini, è stata analizzata la foto dell’inchino del padre di Silvia al suo arrivo a Ciampino. Presa come simbolo: una riverenza di fronte a tutto il mondo, un segno di rispetto che l’uomo ha nei confronti sia di sua figlia sia della figura femminile.
E come afferma la Salvini, in conclusione del suo articolo sull'”Huffpost”: “ieri è stata la libertà femminile che è diventa istanza a cui inchinarsi, e davanti a questo non c’è niente altro da aggiungere“.