Questione di ambiente e di pelle
Lo scorso 5 giugno si è celebrata la Giornata mondiale dell’Ambiente. Tutti si sono mobilitati in difesa della Terra e della natura, e la generazione Z – i Fridays For Future (per la precisione) –, è scesa nelle piazze italiane, questa volta con le biciclette, rispettando tutte le regole del distanziamento sociale.
Il movimento ecologico sta così smuovendo le nostre coscienze e il post Corona virus, forse, comincia ad alimentare l’attenzione verso i luoghi che abitiamo. Si parla infatti di rivoluzionare i modi di vivere, ma soprattutto la circolazione dei centri urbani attraverso una riorganizzazione delle città.
Siamo però pronti a non infilarci in macchina e stare fermi, per ore, in fila indiana? Ce la sentiamo di perdere ore nel traffico e far si che inquinamento e caos entrino ancora nelle nostre vite?
Ora abbiamo una grande opportunità: sfruttare la “situazione Covid–19”, per rendere tutto più fluido a favore di una mobilità sostenibile. Si dovranno pertanto adattare le infrastrutture affinché i cittadini ne possano usufruire nel miglior modo possibile.
Il futuro verde e blu ci incita quindi a pensare al mondo a misura d’uomo, puntando alle energie rinnovabili, ai mezzi di trasporto efficienti e adattati all’ambiente, alla ricerca e di conseguenza all’innovazione. E adesso è il momento di ri–pensare e ri–progettare le metropoli, per renderle più vivibili e meno inquinanti.
Ma in quanto esseri umani siamo certi di poterci impegnare nel rispetto dell’ambiente e dei suoi abitanti e a non violare il loro spazio vitale?
Dall’India giunge la notizia dell’elefantessa che ha scosso l’opinione pubblica mondiale. Ha mangiato un ananas pieno di petardi (escamotage per allontanare i cinghiali dai villaggi) che le sono scoppiati in bocca. Il pachiderma era incinta. È andata a morire nel fiume Velliyar in solitudine. I forestali hanno cercato di salvarla inutilmente ed è stata cremata.
Non si conosce ancora il vero motivo dell’accaduto: da un lato si pensa che l’animale dal manto grigio stesse vagando nella foresta del Silent Valley National Park in cerca di cibo; dall’altro, pare sia stato uno scherzo, sembra che alcune persone le abbiano offerto il frutto tropicale di proposito.
Sorgono di conseguenza degli interrogativi: chi sono gli animali veri? Dunque, la nostra crudeltà è innata? Risiede nel DNA? Se così fosse, perché prendersela con animali indifesi e persone altrettanto fragili? Questo accade anche nella società umana, quando si puntano i più deboli e li si molesta, a causa anche del colore della pelle (lo si vede in America in questi giorni).
Dove sta la differenza?
Un altro esempio proviene da Bolzano, in Alto Adige, dove è stata uccisa un’aquila reale (specie protetta) da un colpo di fucile, mentre covava le uova. La stagione della caccia è stata di fatto aperta l’8 maggio scorso e ora si cerca il responsabile. Possiamo immaginare la rabbia degli ambientalisti; il WWF del Trentino invece ha disapprovato il fatto, come lo è la stessa “[…] incapacità dell’uomo di rispettare la natura”.
Dove sta la scelta e a chi spetta?