Vandalismo e cultura: nessuno escluso
Oggi, 15 giugno 2020, riaprono cinema e teatri. Finalmente la programmazione, che si può definire estiva, riprende vita dopo più di due mesi di chiusura totale. I cittadini potranno così organizzare le loro serate tra arene all’aperto e platee rosse. Noi siamo pronti ad assistere agli eventi culturali proposti e a raccontarveli, del resto è il nostro mestiere: quello di offrirvi il nostro sguardo sugli spettacoli teatrali e tanto altro.
Il nostro punto di osservazione diviene di conseguenza quello della società perché, si sa, attraverso la recitazione si racconta la vita, non solo quella reale ma anche quella immaginaria. Tutto questo ci aiuta a comprendere anche come si muovono le persone nel mondo, rispetto al loro modo di vivere.
In questi ultimi giorni, oltre a sentir parlare degli Stati Generali indetti dal Presidente del Consiglio, Conte, insorge ancora l’eco del complesso moto dinamico delle rivolte contro il razzismo: in America si parla infatti di un altro omicidio. Un ragazzo di colore ucciso, anch’egli da un poliziotto. Altro motivo scatenante che, stavolta, ha indotto i manifestanti a distruggere e a imbrattare le statue americane, e non solo, più rappresentative.
Cristoforo Colombo (accusato di genocidio), il Presidente Jefferson Davis, Davide Hume, Edward Colston e Charles Linn, sono figure emblematiche della storia mondiale. Simboli incolpati però di aver scoperto l’America oppure di essere addirittura razzisti, colonizzatori e schiavisti. In questo modo si uccide la memoria che appartiene a ognuno di noi, alla nostra crescita personale.
Questi fatti non facilitano affatto il senso di tolleranza: a Londra, inoltre, se la son presa con Robert Baden–Powell e Churchill; a Torino con il monumento dedicato a Vittorio Emanuele II; a Milano la figura seduta e inanimata di Indro Montanelli è stata imbrattata con la vernice rossa e in seguito ripulita.
Ogni azione ha in sé una motivazione che, discutibile o meno, contiene una forma di follia collettiva, la quale intende rimuovere il vissuto che ci ha condotti fin qui. In alcune città sono corsi ai ripari, prendendo le precauzioni necessarie affinché i monumenti non vengano ulteriormente devastatati.
Che la storia insegni è indubbio. Dal passato si può apprendere, si può migliorare il presente e non commettere più errori che possano deviare il corso degli eventi. Ma arrivare addirittura a distruggere le rappresentazioni di una lotta che ci ha concesso libertà, è inaccettabile.
È da qui che bisogna appunto ripartire: non concedere al passato di riemergere e dunque di ripetersi, bensì imparare da questi personaggi (al momento considerati riprovevoli) a fare sempre il nostro meglio per conquistare valori e uguaglianza a favore di tutti. Nessuno escluso.