Editoriale n. 68
Annalisa Civitelli Editoriale aggiornamento, angela merkel, contagi, editoriale, foibe, giuseppe conte, mattarella, omaggio, Pahor, recovery fund, resistenza fascista, slovenia, tenersi la mano 0
Ci accorgiamo che nel grande mare di notizie navighiamo a vista, spaesati e intimoriti. Sembra che i quotidiani si rincorrino; fanno a gara per fornire all’opinione pubblica, in tempi sempre più rapidi, la notizia del giorno, quella che funziona da cassa di risonanza. E noi siamo sempre più confusi.
In Italia aumentano i contagi; gli sbarchi a Lampedusa sono ripresi; lo stato di emergenza che Conte ha istituito è prorogato fino al 31 dicembre; la politica assomiglia più a una pallina del flipper impazzita e senza tregua, involgarita e spietata, arrogante e offensiva; in Lombardia le mascherine sono obbligatorie dal 15 luglio solo se è impossibile mantenere le distanze; il “Recovery Fund”, al momento, rimane nell’incertezza.
Nel frattempo siamo elogiati dalla Mekel, la quale pensa che il nostro Paese, nell’emergenza, sia stato disciplinato e che questa crisi bisogna superarla uniti. Non possiamo quindi che sentirci orgogliosi del complimento e del comportamento adottato durante la pandemia.
Il nostro primo Ministro e la Cancelliera si sono incontrati per un vertice a due – chiaramente per discutere del “Recovery Fund” – al castello di Maseberg, vicino Berlino. Ancora vigono delle perplessità circa il fondo europeo (pur andando verso un accordo unanime), che dovrebbe salvare gli Stati membri dalla crisi dovuta alla pandemia Covid–19.
Dunque, non ci resta che seguire la vicenda, con la speranza che arrivi presto una soluzione che trovi concordi i Capi di Stato, e non faccia litigare nessuno.
Le pedine forse siamo noi che cerchiamo di sopravvivere e cerchiamo di raccapezzarci, tenuti in bilico tra le tante parole e le tante attese. Se ai piani alti facessero più silenzio e lavorassero di più e con serietà e disciplina, che accadrebbe?
Oggi, inoltre, si compie un gesto che rimarrà nella storia: il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e il presidente sloveno Pahor, si sono tenuti la mano di fronte la foiba di Basovizza a Trieste, luogo in cui i partigiani jugoslavi hanno gettato giù i nostri connazionali (1945). I due hanno così ricordato le vittime e gli eroi della resistenza fascista.
Mattarella ha tenuto ha precisare che “la storia non si cancella, possiamo coltivarla con rancore, oppure farne patrimonio comune nel ricordo“.
Partendo da questo pensiero forte, incisivo e sentito, dovremmo veramente essere coraggiosi nel cambiare la storia, modificarne il destino e aprirci a nuovi orizzonti, snelli e virtuosi, per una realtà meno imprudente, con meno chiacchere e più fatti in favore di una società coesa. Non ritorniamo indietro, ci meritiamo una civiltà migliore.