Una nuova forma di comunicazione chiamata violenza
Oggi la scuola ha riaperto le porte con alti e bassi. Gli studenti in classe sono organizzati e speriamo che la situazione migliori senza conseguenze catastrofiche. Siamo solo agli inizi e gli auspici sono tanti. Di sacrifici ne sono stati fatti molti e crediamo inoltre che la ministra della Scuola Azzolina abbia lavorato con dedizione in previsione di questo momento: la ripartenza.
Il Presidente del Consiglio Conte e la stessa Azzolina hanno entrambi inviato il loro messaggio agli studenti i quali si trovano ad affrontare un anno anomalo tra i banchi, mentre il Presidente Mattarella è andato a Vo’ divenuta emblema della pandemia.
La settimana scorsa invece è stato celebrato il novantesimo compleanno della Signora Liliana Segre, portatrice di pace e di giustizia, ma pare che pochi ascoltino le sue parole. Eppure l’elegante ed educata Senatrice a vita, che ha vissuto l’odio ed è stata capace di ribaltare le regole – a sua detta l’amore salva l’esistenza di tutti –, parla nelle scuole delle sue esperienze e della sua vita, per insegnare e integrare, non per distruggere.
Di fatto, i giorni scorsi e odierni, siamo stati invasi da notizie ormai protagoniste della cronaca nera: una violenza, inaudita, spietata e contro ogni legge di umanità si è scagliata contro il giovane Willy a Colleferro (oggi i funerali), e in ultimo contro Maria Paola Gaglione uccisa a Caivano dal fratello Michele (il quale ha provocato un incidente), perché amava Ciro, un ragazzo transgender.
E questi sono alcuni episodi che si propagano anche nel resto del mondo.
Quanto consta dunque amare un/una diverso/diversa e pensare che fare del bene sia importante? Quanto ancora bisogna imparare e acquisire i valori fondamentali, se non partendo dai giovani? Ma soprattutto la società e il governo che fanno? Come arginare questi avvenimenti, anzi, come eliminarli alla radice se non partendo, ancora una volta, dalle famiglie, senza che queste giustifichino tutto e non puniscono severamente?
Una cosa che ci rende certi un miglioramento possibile sul fronte violenza e non solo è la reintroduzione nel programma scolastico de l’Educazione Civica, una materia che diventa nuova per gli alunni e le alunne di oggi, al passo con i tempi, e obsoleta per chi l’ha studiata anni addietro.
Ritorna dunque dopo anni e questo dovrebbe dare speranza sia ai giovani sia a noi adulti. Un’ora a settimana non è abbastanza, lo sappiamo, ma è quanto basta per apprendere i requisiti fondamentali per essere un buon cittadino e affrontare le tematiche attuali, come l’ecosostenibilità e l’uso corretto di Internet.
Trattandosi di educazione ci auguriamo che la violenza diminuisca e che il rispetto verso gli altri prevalga. Non resta quindi che attendere, per fare eco a un titolo di un vecchio film che non recitava proprio così. Nel frattempo omofobia e sessismo ancora fanno parlare di loro.
A quando la libertà di essere se stessi e di potersi vestire senza venire giudicati ed essere costretti a coprirsi?