Italiani sempre più intolleranti
Questa settimana apprendiamo due notizie alquanto sconcertanti, che hanno scosso l’intera opinione pubblica. L’una accade a Codroipo in provincia di Udine; l’altra, invece, avviene a Roma all’interno della metro, stazione San Giovanni.
Il comune suddetto approva la legge che, nelle scuole dell’infanzia, nega l’uso di giochi che facciano riferimento ad altre culture, dunque lontane dalla nostra. Decisione, inoltre, che rischia di allargarsi al bando che attua il divieto dei bambolotti di pelle scura.
La direttiva ottiene molti consensi da parte del consiglio comunale ma il PD si oppone. Il sindaco, dal canto suo, respinge ogni accusa e ritiene che il provvedimento “non serve a discriminare ma a favorire l’integrazione livellando le differenze”.
Come si può dare adito a un pensiero così debole e retrogrado? Questo non significa infatti “livellare”, bensì retrocedere in passi, in cultura, in formazione, in accoglienza.
A voi risulta che le differenze si equiparino in tale modo?
In metropolitana a Roma succede, al contrario, che una zingara con in braccio la sua bimba tenti di rubare il portafoglio a un passeggero. I vigilantes si accorgono del fatto e intervengono tempestivamente. Però il tizio in questione non ci sta. Strattona la ragazza dalla presa dei poliziotti, la piccola cade a terra, sbatte la giovane contro il muro più volte, le tira i capelli e la prende a calci.
Cosa più assurda è che una giornalista interviene in “difesa” del fatto, andando contro tutti, per poi essere derisa e accusata di essere una “radical chic”. Per di più sente esprimere che con “loro” servono solo le botte, così imparano la lezione.
Noi siamo capaci quindi di spingerci fino alla violenza spietata, senza controllo e mettendoci la faccia, rischiando inoltre a nostre spese. Perché? Dove è il punto di non ritorno? Non sappiamo limitarci? La politica che fa e come interviene? In che modo siamo cautelati? E’ davvero questo il futuro che vogliamo?
Insomma, servirebbe ristabilire l’ordine e, probabilmente, imparare nuovamente a rispettare i poveri e gli immigrati. Ma loro, poi, che fanno nei nostri confronti? Come si muovono per migliorare le loro vite affinché viverle onestamente? La società come interviene?
Un calderone che di certo non aiuta le nostre coscienze: genera solo confusione in una collettività che, già influenzata dalle “cattive leggi” e da chi ci rappresenta, insiste nel non integrarsi con gli immigrati e poco propone e organizza per una migliore vita civile e sociale.
Servirebbe seguire più esempi buoni che non cattivi. Ma quali? Dove si trovano? Per caso si acquistano?