Cultura in TV e le future implementazioni
Le discussioni su cosa fare a Natale, su come comportarci, su quanti si potrà essere a tavola, diciamolo, hanno riempito le nostre case. Noi, però, gradiremmo sentire altro ma, si sa, le raccomandazioni da “mamma governo” vanno sempre ascoltate con attenzione. Noi da soli non sappiamo rispettare le regole e sappiamo come farci riconoscere. Se non abbiamo degli esempi giusti da seguire, è ovvio che l’ordine civile si trasformi in un caos completo.
La settimana scorsa abbiamo sentito parlare di abbracci che sono stati di supporto a chi soffriva; una ragazza, prima di cominciare la partita di calcio, non ha onorato Maradona mettendosi di spalle rispetto le sue colleghe; infine, il maestro indiano, Ranjitsinh Disale, è stato insignito del “Global Teacher Prize”, per essere considerato l’insegnante più eccellente al mondo. Egli ha vinto una cifra che ha diviso con i suoi colleghi, ma ciò che lo ha distinto è di aver aperto le porte della scuola del villaggio Paritewadi alle ragazze e aver dato loro possibilità di cambiare vita. E non solo.
Di fatti dunque ne avvengono molti e altrettanti si sommano alla lista a cui dare ordine. In questa apertura vogliamo dedicare spazio al Recovery Fund, ancora una volta a Zaky al quale non è stata riconosciuta la scarcerazione e ma soprattutto alla cultura in diretta TV.
Sabato scorso abbiamo assistito al “Barbiere di Siviglia” dal Teatro dell’Opera di Roma e andato in onda su Rai 3. Oggi, invece, una diretta eccezionale è stata trasmessa su Rai 1: “A riveder le stelle” dalla Scala di Milano. Il programma ha intrattenuto il pubblico tra arie, balletti e arti visive, riportando in auge il valore della musica e della lirica. Ecco dunque un modo per farci godere del bello, anche non stando seduti in platea.
Una carrellata che ci ha fatto rivivere un arco di storia nostrana fatta a misura temporale, adattando l’evento al distanziamento attuale. Un auspicio a riprenderci e a rivivere i nostri spazi, quelli che ci appartengono e che ci mantengono mentalmente vivi.
Nel frattempo si parla di Revory Plan che dovrebbe essere approvato a breve e che riserva delle misure ben delineate rivolte alla sostenibilità, alla digitalizzazione, ai trasporti sostenibili, all’istruzione, alla ricerca, alla parità di genere e alla salute. Un barlume verso dei programmi maturi che, in seguito alla pandemia che ci ha colpiti, hanno il compito di far rinascere l’Italia e guidarla verso orizzonti moderni ed egualitari.
In Sicilia invece accade ciò. Una pala sorge in mezzo al mare per dare vita al parco eolico galleggiante. Un progetto ambizioso che richiama alla perfezione il Recovery Fund attuato dal gruppo Toto affinché avvalersi dell’energia delle correnti. Questa volta le pale non saranno ancorate a dei pilastri ma a delle piattaforme galleggianti, che potranno così muoversi mediante il moto marino.
Le buone notizie però si spengono del loro clamore. Patrick Zaky ancora non è libero. Lo attendono altri quarantacinque giorni di prigione. È da dieci mesi che il giovane studente si trova dietro le sbarre e tutte le richieste di scarcerazione sono state respinte. L’Italia che fa? Che cosa ci dobbiamo aspettare? Un altro caso Reggeni?
A tal proposito, Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia, dichiara che è necessaria “[…] un’azione internazionale guidata e promossa dall’Italia per salvare questo ragazzo, questa storia anche italiana, dall’orrore del carcere di Tora in Egitto”.
Per non rimanere inermi basterebbe combattere per ottenere giustizia, per salvare vite umane.