Editoriale n. 90
Annalisa Civitelli Editoriale diritti umani, impegno umanitario, libertà di parola, libertà donna negata, luna rossa, omicidio ambasciatore, rapper catalano, segregazione, solidarietà, sonda su Marte, sport 0
È già trascorso un anno dalla scoperta del primo positivo Covid a Codogno e, mentre la sonda “Perseverance” arriva su Marte per cercare elementi di vita, analizzarne il suolo e prelevare campioni di terreno per analizzarlo, Luna Rossa trionfa battendo la britannica Ineos, riportando il trofeo “Prada Cup” in Italia a distanza di ventun anni.
La tecnologia e lo sport ci regalano trionfi e soddisfazioni: stiamo di fatto esplorando il futuro e ottenendo risultati che ci rendono orgogliosi come italiani. Ma il pensiero dell’uomo non si arricchisce e non evolve, bensì retrocede. Questo lo notiamo tuttora nell’epoca della modernità nei confronti della donna e del libero pensiero.
Insomma, molti i fatti che si sono accavallati in settimana e alcuni ci lasciano molto sorpresi di fronte la negazione della libertà nei confronti dell’universo femminile e non solo. A Genova, lo scorso 19 febbraio, una commerciante è stata uccisa dall’ex marito con trenta coltellate, e la Principessa araba Latifa, dopo il suo tentativo di fuga da Dubai nel 2018, è stata rapita e ora è tenuta prigioniera dal padre.
Grazie all’uso di un cellulare consegnatole segretamente, i video registrati dalla giovane all’interno di un bagno sono stati da lei stessa inviati ai suoi amici e uno, in cui racconta che è stata bloccata da un comando, è stato divulgato in rete dalla BBC. Siamo così venuti a conoscenza di questa vicenda drammatica. Di fatto la ragazza non può uscire né studiare.
Già in precedenza una delle mogli dello sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum riuscì a scappare con i due figli, e a trovare rifugio a Londra. Speriamo quindi che Latifa riesca a trovare la libertà che merita e che l’eco delle sue urla giunga alle autorità competenti che si occupano dei diritti umani.
In Spagna è stato arrestato il rapper catalano Pablo Hasél, il quale nei suoi testi oltraggia la monarchia, ma secondo la magistratura con le sue parole incita anche al terrorismo e disapprova l’operato della polizia. Le diverse manifestazioni per richiedere la libertà di Hasél già si sono propagate in lungo e in largo per le strade di Madrid e altre città, ma inutilmente.
Certo, non conosciamo la musica del rapper spagnolo ne tantomeno le sue canzoni per criticarne terminologia e interpretazione. Crediamo tuttavia che dietro delle espressioni civili divulgate con il rap ci sia sempre un impegno sociale che va contro un sistema malato, ma ora messo a tacere.
Forse è arrivato il momento di interrogarsi con criterio e assoluta fermezza sul perché questi fenomeni stanno emergendo, ma ciò che preoccupa è l’ondata nera che dilaga in tutta Europa con l’intento di riportare in auge un certo tipo di politica di destra estrema e poco democratica, violando la libertà delle persone.
Un altro esempio ci arriva dal marito dell’allenatrice della squadra di sci iraniana, Samira Zargari, alla quale è stato negato il permesso di viaggiare e recarsi a Cortina per i Mondiali, anzi “le ha proibito di partire“. Questo accade perché il marito, in Iran, detiene potere decisionale nei confronti della moglie.
È per noi impensabile, nel 2021, assistere a questi dinieghi nei confronti delle donne, ancora sottomesse. Perché non si riescono a scardinare sistema e ideologia che in certi paesi ancora sussistono? Qual è la chiave o il segreto oppure l’intento che possa portare a una rivoluzione sociale composta da uguali diritti e parità di genere?
Oggi, infine, è stato ucciso in Congo l’Ambasciatore italiano, Luca Attanasio, insieme a un carabiniere della sua scorta e il suo autista. Dalle fonti emerge che la strada per Goma era sicura e dunque Attanasio era privo di scorta. Il diplomatico doveva vedere il programma di distribuzione di cibo nelle scuole del “World Food Programme”. Pare inoltre che dietro agli omicidi ci sia un tentativo fallito di rapimento dei rappresentanti Onu.
Vorremmo quindi concludere con una provocazione. Se pure beneficenza, volontariato e lavoro degli Ambasciatori vengono intaccati da attacchi terroristici per pure ragioni economiche, dove risiede l’intoppo della macchina portatrice di pace e fratellanza e dunque dell’impegno umanitario? Perché non siamo capaci a salvare il mondo?