Editoriale n. 92
Annalisa Civitelli Editoriale caos AstraAzeneca, cristianità, diritti delle donne, no alla benedizione per i gay, pallavolista incinta, papa francesco, religione, sanremo 71, vaccinazioni, viaggio iraq 0
Ci scusiamo con voi in quanto la scorsa settimana abbiamo disatteso l’appuntamento consueto con il nostro Editoriale.
Sanremo edizione 71 ce lo lasciamo alle spalle e ci siamo davvero divertiti a seguirlo, abbiamo sorriso di fronte a performance colorite ed esageratamente urlate, ed assistito a look stravaganti e sorprendenti.
Le notizie, dunque, in questi giorni hanno modificato il loro corso. Oggi desideriamo sottoporre alla vostra attenzione il viaggio storico del Papa in Iraq, che apre le porte a nuove visioni positive – auspichiamo – verso il futuro, mentre apprendiamo che per i gay non è consentita alcuna benedizione, in quanto non rispecchiano l’idea classica di famiglia.
Da un lato crediamo che ha posto Papa Francesco al centro, che entrerà nelle pagine dei testi scolastici e ha riempito le pagine dei giornali, in una fase storica così difficile per il mondo, abbia messo le basi per un ideale di pace unitario; dall’altro percepiamo delle ideologie retrograde, che appartengono al Medioevo.
Il messaggio che ha voluto comunicarci il Papa porta in sé il senso della ricerca della fratellanza e della concordia, affinché l’essere umano cresca in nome di una tolleranza che avvicini tutti. Un pensiero che si perde tra i soprusi, le guerre infinite e l’aumento dell’emigrazione, che sembra essere il male moderno: quello della non accettazione.
C’è inoltre da dire che Francesco si è aggirato tra le macerie, ha visitato i luoghi del dolore e delle violenze che da anni perseguitano il paese dalle devastazioni delle bombe che oltretutto riducono l’arte a zero, devastando statue e luoghi sacri (ricordiamo, per esempio, che la guerra in Iran dura da dieci anni e non se ne vede la fine).
Un viaggio fatto in tempo di pandemia soprattutto rilevante per i cristiani iracheni che da tanto tempo soffrono in quelle terre: il loro numero è difatti diminuito del 60% negli ultimi tre decenni, a causa dei conflitti da parte dei fanatici, del radicalismo islamico e dell’instabilità politica.
Il Papa inoltre ha incontrato Patriarca siro−cattolico di Antiochia, Ignace Youssif III Younan, da lui ritenuto “Messaggero di pace e riconciliazione in un Paese segnato dal settarismo“; inoltre, Francesco ha saputo riempire lo Stadio Franso Hariri di Erbil (Iraq) per la Santa Messa: latino, arabo e italiano sono le lingue che si sono fuse all’unisono per appunto unire e donare riconciliazione in ognuno, sia ai presenti distanziati a causa del Covid sia ai telespettatori. La musica araba in sottofondo poi ha reso tutto più suggestivo e unico.
Questo è uno scenario addirittura poetico che si contrappone ad uno poco moderno e al passo con i tempi. Apprendiamo della negazione alla benedizione per le coppie gay stabilito dalla Congregazione per la Dottrina della Fede: “La benedizione delle unioni omosessuali non può essere considerata lecita”. La Chiesa però non dice no ai matrimoni tra persone dello stesso sesso, ma non perdona il peccato.
Insomma, non siamo capaci di aprire le nostre menti. Ancora no. Abbiamo l’impressione di trovarci in uno stallo largo quanto una voragine che ci inghiottisce con le nostre ideologie. Ci sarebbe ancora molto da dire, partendo dal fatto che accettare il diverso già sarebbe un punto di partenza.
Ma poi che vuol dire essere benedetti? Che senso ha infondere nell’altra o nell’altro un senso di sacralità? Per quale motivo negarlo a chi la pensa diversamente e sceglie di vivere con una donna o con un uomo? Da che dipendono queste idee e come sradicarle?
Nel frattempo sono iniziate le vaccinazioni contro il Covid, il caos AstraZeneca allarma l’Italia e proprio lo stesso vaccino è stato sospeso temporaneamente da noi e in Europa; al contempo le manifestazioni al femminile infiammano le strade di Londra e giungono anche in Australia contro la violenza sulle donne. Finalmente le mobilitazioni mondiali fanno eco e si ripercuotono sull’intera opinione pubblica e combattono per i diritti delle donne.
Vedi il caso della pallavolista italiana, Lara Lugli, la quale è stata licenziata e citata per danni dalla sua società perché rimasta incinta. Questo pone il focus sia sui contratti di lavoro che offrono poche cautele sia il fatto dell’arretratezza che da noi, in Italia, la maternità non è vista come un diritto e fattore naturale, bensì come un ostacolo al lavoro.
La negazione è la peggior arma di cui si avvalgono i finti potenti e la figura femminile è quella che ne risente di più. Servirebbe in effetti una sterzata, un cambio di rotta da parte della società affinché qualcosa la desti per mettere fine a guerriglie psicologiche, di sottomissione e non solo, che seminano odio e terrore. Una visione comunitaria di largo respiro che unisca tutti sotto il colore di una sola bandiera.
È ora di sforzarsi un po’ di più: gli uomini soprattutto dovrebbero imparare a essere più coesi a favore delle donne, dimostrando di essere umili e rispettosi verso l’Universo femminile.