Dal 4 al 7 aprile scorsi, il Teatrosophia di Roma ha avuto in cartellone ‘Giacomo Leopardi Darkmoon’: l’opera è tratta dal racconto “Io venia pien d’angoscia a rimirarti”, scritto da Michele Mari, e racconta al pubblico una storia a metà tra vero e mito che svela un aspetto inedito di Giacomo Leopardi
Nell’estate del 1813, i fratelli Selesio, Pilla e Orazio passano la stagione nella casa di famiglia in campagna, ma quei giorni di villeggiatura sono funestati da una serie di sanguinose uccisioni eseguite, forse, da un animale selvatico che improvvisamente smette di mietere vittime. Dodici anni dopo, la terribile storia ricomincia.
‘Giacomo Leopardi Darkmoon’ è la trasposizione teatrale del lavoro letterario “Io venia pien d’angoscia a rimirarti” firmato da Michele Mari; lo spettacolo prende questo titolo poiché la figura di Giacomo Leopardi diventa un ruolo chiave nella trama, non soltanto perché il poeta è rappresentato da Salesio, ma anche perché il personaggio del mostro assassino sembra voler raffigurare l’impeto creativo di Leopardi stesso.
Giacomo Leopardi Darkmoon: un esperimento suggestivo
La storia si sviluppa tra passato e presente, tra sogno e realtà, seguendo un intreccio costruito sul mistero, sulla magia e sull’inquietudine e mostrando un’interpretazione inedita della poetica di Leopardi che mette su due piani paralleli il suo lavoro intellettuale e la necessità di esprimere un istinto quasi primordiale.
L’opera mescola poesia, scienza, mitologia e letteratura in maniera senza dubbio armonica ma altrettanto rischiosa, tuttavia il copione che ne esce fuori è singolare e interessante, facendo sì che il pubblico sia incuriosito dall’inizio alla fine.
‘Giacomo Leopardi Darkmoon’ è basato su un nodo piuttosto improbabile, ma questo contribuisce a inserire lo spettacolo in una categoria che volontariamente non vuole comprendere opere troppo didascaliche e aderenti alla realtà.
Giacomo Leopardi Darkmoon: un nuovo linguaggio teatrale
La regia di Matteo Fasanella è un insieme di idee chiarissime e inusuali che costruiscono una messinscena suggestiva e unica – e spesso anche azzardata – costituita da moltissime brevi scene fatte di dialoghi spesso ermetici e quasi incomprensibili, e da una sovrabbondanza musicale che avvicina l’opera più a un lavoro cinematografico che teatrale.
I tre giovani attori impegnati sul palco, Sabrina Sacchelli, Nicolò Berti e Giuseppe Coppola, recitano con grande intensità e coinvolgimento e sebbene tutti e tre interpretino i propri personaggi andando spesso sopra le righe, la loro rappresentazione dei fratelli è credibile e verosimile.
Questo lavoro può sicuramente dividere e corre più di un rischio con un uso insolito del mezzo teatrale, servendosi di un linguaggio narrativo raro e controverso, tuttavia proprio questa sperimentazione così evocativa e consapevole potrebbe avere un ampio riscontro nel corso dei prossimi anni.
Gabriele Amoroso
Foto: Agnese Carinci
Teatrosophia
dal 4 al 7 aprile
Giacomo Leopardi Darkmoon
Liberamente tratto da “Io venia pien d’angoscia a rimirarti” di Michele Mari
Scritto e diretto da Matteo Fasanella
con Sabrina Sacchelli, Nicolò Berti e Giuseppe Coppola
Assistente alla regia Lorenzo Martinelli
Allestimento scenico Alessio Giusto
Disegno luci Matteo Fasanella
Grafica Agnese Carinci
Produzione Darkside ETS