‘Le vie del Sale’ sono antichi percorsi che si snodano tra Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Liguria, e non solo, in una terra di passaggio, frequentata da mercanti e pellegrini. Oggi, invece, trekking e bicicletta servono per immergersi tra storia, natura e paesaggi speciali
Le antiche ‘Vie del Sale’ del Nord Ovest sono percorsi collinari e montuosi che digradano verso la Liguria in direzione della costa. Oggi queste antiche vie, tracciate da mulattiere, sentieri e sterrate, sono percorse da camminatori ed escursionisti, affascinati dal paesaggio e dai profumi della macchia mediterranea e appenninica.
Erano, le ‘vie del Sale’, attraversate da carovane e pellegrini ma anche infestate da briganti, che approfittavano dei traffici commerciali. Lungo queste vie rimangono i paesi, gli ospizi ospitali, negozi ed osterie sorti nel corso del tempo per la sosta dei viandanti.
Le ‘vie del Sale’ sono appunto così denominate, poiché il sale in passato era considerato un bene prezioso, soprattutto per la conservazione dei cibi. Il suo commercio nel Nord-Ovest, infatti, si sviluppò fin dall’epoca romana transitando passi storici detti gioghi.
Vie del Sale: bellezze naturalistiche e storiche
Nel Medioevo, alcune delle ‘vie del Sale’ vennero utilizzate dai Crociati provenienti dal Piacentino per imbarcarsi a Genova con destinazione Gerusalemme; altre, invece, rimasero aperte al commercio fino agli inizi del XIX Secolo, quando furono sostituite le prime strade carrabili e, successivamente, i percorsi su rotaie.
Tra gli escursionisti si annovera anche Albert Einstein, il quale percorse la ‘via del Sale’ tra Pavia e Nervi, entusiasta delle bellezze naturalistiche e storiche incontrate: il comprensorio tocca i borghi storici dell’entroterra di Bardi, Bobbio e Varzi spaziando sino al fino al Parco Nazionale delle Cinque Terre.
Al centro del territorio insiste la Terra di Mezzo, un’estensione di valli, colline e montagne collegate unite trasversalmente da Est a Ovest, da una rete di percorsi.
Le vie del Sale: Valle Stura
La ‘via della Valle Stura’ va da Ovada, in Piemonte, a Voltri, in Liguria, e andava per il guado di Ovada in prossimità della confluenza del fiume Stura nell’Orba. Ovada è tappa fondamentale di una via del sale: costruita su una terrazza, sfoggia le affascinanti facciate colorate e decorate dei palazzi del centro storico – esempio del grande legame con Genova -, dominato dalla mole imponente della parrocchiale dell’Assunta.
Il percorso lungo la valle, noto come “Via della Canellona”, passava per Tiglieto, dove sorge un’Abbazia cistercense del 1120 – edificata fuori dalla Francia, toccava il monte Reixa e, attraverso il passo del Faiallo, raggiungeva Voltri, ora quartiere della periferia di Genova e porto metropolitano che lascia spazio alle spiagge.
Al transito di merci tra il XVII e il XVIII la zona divenne famosa per le sue manifatture come quelle della carta bambagina a Voltri e, nel secolo successivo, della filigrana d’argento – l’arte di impiegare sottili fili d’oro e d’argento per realizzare svariati oggetti – a Campo Ligure, un borgo ben mantenuto che tuttora patrocina il suo castello, che sorge tra la fortezza degli Spinola e il corso del fiume.
Alla fine dell’Ottocento il percorso della ‘via della Valle Stura‘ è stato soppiantato dalla Strada Statale del Turchino e dalla ferrovia Genova-Ovada.
Acquasanta, Arenzano, Campo Ligure, Masone, Cogoleto, Molare, Rocca Grimalda, Ovada, Rossiglione, Sassello, Tiglieto e Voltri sono dunque tappe site lungo questo percorso, da visitare assolutamente.
Val di Lemme: via della Bocchetta
Dal 1100 in poi ‘via della Bocchetta’ è stata l’unica strada carrabile e commerciale verso la Pianura Padana: passa per Campomorone, lambisce le pendici del monte Leco e scende in pianura per Voltaggio e Gavi.
Nel 1500 il passaggio dal crinale fu sostituito dal tratto più agevole lungo il fiume Lemme, per essere abbandonato dopo che le truppe napoleoniche lo avevano utilizzato per spostare l’artiglieria pesante. Oggi la strada tra Gavi e Bosio Capanne di Marcarolo rimane come percorso ciclistico.
Valle Scrivia
Da Tortona passava per Libarna, superava quindi il crinale al Cian de Reste vicino al passo della Bocchetta per giungere a Pontedecimo e Genova: la via Postumia, la più antica della Vallata, è una via consolare romana fatta costruire dal console romano Postumio Albino nel 148 a.C., per arrivare al capoluogo ligure, valicando il Passo di Bocchetta.
La Valle Scrivia è segnata profondamente dal letto del fiume omonimo lungo il quale si insediarono, nel tempo, numerosi villaggi presidiati da rocche. Il tragitto fu sostituito prima dalla strada dei Giovi inaugurata dal re di Sardegna, Carlo Alberto di Savoia Carignano, nel 1823 e, nel 1854, la valle venne collegata dalla linea ferroviaria.
Tra Pietrabissara e Isola del Cantone la strada passava su ponti e gallerie, una delle quali, lunga oltre 3 chilometri, mantenne a lungo il primato come la più lunga del mondo nonché l’unica ad essere stata scavata interamente senza l’ausilio di mezzi meccanici. La camionale entrò in funzione nel 1935, mentre la moderna autostrada fu inaugurata nel 1960.
Valli Curone, Grue e Vobbia: via dei Feudi Imperiali o di Crocetta di Orero
Una fitta rete di mulattiere, risalendo le valli Curone, Grue e Vobbia, giungeva nella media Val Borbera e, passando per Dernice o Montebore, si riunificava a Rocchetta Ligure. Qui, lungo l’antica via del sale ci si imbatte in un gruppo di case quattrocentesche antecedenti al Borgo nuovo, denominate I Marughi (cognome degli antichi abitanti e proprietari), insieme alla rustica porta di Valle Sisola, punto di sosta per il pagamento del pedaggio.
Si proseguiva poi lungo le valli dei torrenti: prima per la Valle del Torrente Sisola dopo, costeggiando le ripide pareti del torrente Maggio, giungeva a Casella, ultima tappa che precedeva prima il Valico della Crocetta di Orero che segnava il confine della Repubblica di Genova.
Nel Medioevo e nell’età moderna fu preferita alla Strada dei Giovi, come testimoniano gli imponenti forti fatti costruire nel ‘700 e nell”800 a difesa della parte più vicina a Genova.
La ferrovia da Genova a Casella, inaugurata nel 1929, inoltre ricalca fedelmente la parte finale della strada e in alcuni tratti è parallela all’antica mulattiera.
Vie del Sale: Val Borbera, vie della Transumanza
Anticamente la Val Borbera collegava Varzi, nel Pavese, alla costa della Liguria. Un ampio passaggio saliva lungo l’alto crinale orientale, passando per Capanne di Cosola e Capanne di Carrega.
Un altro, invece, procedeva verso ovest e raggiungeva il piano attraverso San Sebastiano Curone. Furono i carri che, sostituendo il trasporto a dorso di mulo resero necessaria l’apertura della strada dei Giovi e, gradualmente in parallelo, con l’abbandono delle mulattiere, agli inizi del XX Secolo, si spopolò il territorio.
I difficoltosi lavori per aprire la strada carrozzabile sino a Carrega Ligure durarono oltre mezzo secolo. E, superato il passo della Scoffera, l’antica strada di collegamento tra Sturla e Nervi, lungo il crinale del monte Fasce, dovette essere tracciata nuovamente.
Val Trebbia: via del Gifarco e dell’Antola
La grande arteria di collegamento Piacenza-Genova fu realizza a fine Ottocento grazie a un’idea di Napoleone.
In precedenza, a partire dal Medioevo, due percorsi ritenuti sicuri dai mercanti percorrevano la stessa distanza in poco più di due giorni passando dai crinali tra la Val Trebbia e Val Borbera, chiamata Via dell’Antola, oppure tra la Val Trebbia e Val d’Aveto, via denominata del Gifarco.
Val d’Aveto: strade della Cella e della Ventarola
Le antiche mulattiere, utilizzate fino a pochi decenni or sono, costituiscono oggi una traccia del tempo appartenente alla storia dei Celti Liguri.
La Via romana di fondovalle dell’Aveto giungeva a Salsominore (Parma) dove si trovavano le Saline farnesiane, costruzione industriale che veniva utilizzata per la produzione del sale – imponente e inusuale impianto seicentesco.
Mentre, nel 614 fu fondata l’Abbazia di San Colombano – Bobbio (Piacenza) per controllare il territorio nonché numerose piccoli insediamenti monastici collegati tra loro per mezzo di mulattiere che giungevano sino al Golfo del Tigullio o anche golfo Marconi – chiamato così perché l’inventore bolognese Guglielmo Marconi effettuò in loco i suoi primi esperimenti radiofonici – o golfo di Rapallo.
Tre erano i percorsi cardine che si snodavano nella Val d’Aveto: la strada della Cella, la Ventarola, e quella di Santo Stefano d’Aveto.
Via al Nure: strada del Bocco
Gli antichi Celti Liguri stanziati in Val Nure, si spostavano nelle valli attraverso il Passo del Tomarlo e quello dell’Incisa, praticavano il culto dei boschi e della sacralità delle alture, dove spicca il monte Penna.
Proprio il Ponte dell’Olio, ricorda i commerci dell’oro verde a dorso di mulo dalla costa tramite il passo della Crociglia per collegarsi alle strade che attraversavano la Val d’Aveto.
Le miniere di ferro e di rame dell’alta Val Nure, poi, costituivano una risorsa già in epoca romana e nel Medioevo: lungo il percorso sorgevano numerosi ospitali presso i quali si dava rifugio e ristoro ai viandanti.
Val di Ceno e Val di Taro: via delle Cento Croci
Dall’appennino piacentino e parmense fino alla riviera di Levante, i percorsi che comprendono le ‘vie del sale’ – che ricordiamo tratteggiano i territori della Liguria in direzione della costa – raggiungono il mare attraverso strade di lunga percorrenza in direzione della Lunigiana e la Toscana.
I Longobardi, utilizzavano la via Regia, che dalle pendici del monte Gottero scendeva fra le valli Vara e Magra.
Nel Medioevo, Liguria e Toscana erano collegate dalla strada del passo delle Cento Croci sino a che, a fine ‘300, i Fieschi imposero il controllo del valico facendo edificare il borgo di Varese Ligure.
Il passo delle Cento Croci è stato utilizzato sino al ‘700.
Val di Taro: via del Monte Bardone, poi Francigena
La via del Monte Bardone si deve ai Longobardi che la idearono come tracciato sicuro di portata europea. La costa, infatti era infestata da bande di Saraceni. Tuttavia, il tragitto si popolò di numerose abbazie ed ospitali e, per tutto il Medioevo, invece veniva percorso dai mercanti e dai pellegrini diretti a Roma.
Nel ‘700 i mulattieri impiegavano tre giorni da La Spezia a Parma, passando da Pontremoli, Passo della Cisa, Berceto e Fornovo; il sentiero raggiungeva anche Piacenza, aggiungendo un giorno di cammino.
Le vie del Sale: turismo lento
Le ‘vie del Sale’ dunque fanno parte dell’affascinante territorio italiano, soprattutto quello che comprende Piemonte, Liguria, Toscana ed Emilia Romagna – per giungere anche nel Salento, dove è possibile incontrare complessi religiosi, architetture civili e militari che ancora oggi ci insegnano quanto storia e tradizioni siano fondamentali per vivere l’oggi.
Molte famiglie illustri, inoltre, hanno rivestito un ruolo basilare nei luoghi sopra descritti, dove tuttora vivono quelle eredità oramai radicate in essi ed entrate di diritto negli itinerari turistici ricchi e sorprendenti, i quali ci restituiscono aria pulita e scorci suggestivi.
Un’occasione per prendere la bicicletta, per ritrovare la pace dei sensi e macinare chilometri a piedi – seguendo quei percorsi naturalistici costruiti appositamente per i turisti, godere dei paesaggi montani, soggiornare nei piccoli borghi nascosti tra le valli e approfondire il nostro passato giunto in epoca contemporanea.
Margherita Manara
Foto dal web