La rassegna musicale al Tempietto non si è fermata neanche durante la settimana ferragostana capitolina: ‘la maratona del Ferragosto al Tempietto’ ha di fatti intrattenuto appassionati/e di musica classica grazie all’esecuzione di brani eseguiti nella magia storia del complesso storico
Immaginate una notte di metà agosto a Roma, l’aria densa di storia e calore, e voi vi ritrovate al Tempietto, nel cuore pulsante della città eterna, a partecipare a una rassegna musicale che sembra una lunga e folle maratona tra i giganti della musica classica.
È una di quelle situazioni in cui vi chiedete cosa vi abbia portato lì, in quel teatro antico, in un momento in cui potreste essere ovunque, magari a godervi un gelato o a rifugiarvi in un bar scassato, ma no, siete qui, in attesa di un’altra dose di Bach, Mozart, e compagnia.
La serata comincia con Darya Afanasyeva, una pianista che assale subito con le sue note, come un pugno in pieno stomaco. Schumann e Chopin scorrono dalle sue dita come un fiume in piena, ma è con Bortkevich che riesce a farvi cadere in un vortice di emozioni che non sapevate nemmeno di avere.
Sentite quindi ogni nota come un coltello affilato, un misto di piacere e dolore che lascia senza fiato, e quando pensate che non ci possa essere altro, Afanasyeva vi getta addosso le “Variazioni di Say” come se fossero fuochi d’artificio, e non si può far altro che restare lì, travolti da tutto questo.
La maratona del Ferragosto al Tempietto: caos sonoro
Poi la pausa, quella benedetta visita guidata nell’area storica del Teatro di Marcello. Un’illusione di pace prima di essere catapultati di nuovo in quel caos sonoro che è ormai diventato la vostra droga. Al ritorno, infatti, trovate Cosimo Petraroli al pianoforte, che sembra quasi sussurrare all’orecchio di ognuno le note di Liszt.
Le melodie di Schumann e Chopin/Liszt si mescolano tra loro in un abbraccio sensuale e malinconico, ma è con Liszt che Petraroli davvero brilla. I “Sonetti del Petrarca” sono un viaggio nell’introspezione, un’esplorazione delle profondità dell’anima, mentre “la Vallée d’Obermann” guida verso una dimensione parallela, un luogo in cui il tempo si ferma e la musica è l’unica cosa che conta.
Ma il ritmo incalzante non si ferma, e la serata successiva è dominata da Riccardo Cundari, un nome che non dimenticherete tanto facilmente. Beethoven apre le danze con la sua “Sonata in Mi bemolle maggiore”, tuttavia è con Prokofiev che Cundari fa comprendere che non siete qui per un tranquillo concerto, bensì per una battaglia sonora.
Ogni nota è una sfida, ogni passaggio un assalto, e quando arriva Chopin, sei già al limite. Ma Cundari non si ferma, e trascina ancora più a fondo con Liszt, la “Fantasia quasi sonata” che è come una discesa all’inferno e ritorno, lasciando stordito e affascinato.
Una jam session infernale
E proprio quando pensate di aver raggiunto il culmine, ecco Milan Ilici con la sua sfilata di giganti: Bach, Mozart, Beethoven, e Chopin. Le sue piccole dita danzano sui tasti del pianoforte, creando un’atmosfera che oscilla tra il sacro e il profano, tra il serio e il giocoso. Ogni pezzo è un mondo a sé, con Rachmaninov però Ilici trascina in un abisso di malinconia e bellezza, un’esperienza che è quasi troppo intensa per essere sopportata.
A chiudere il ciclo, Lucas Kohl sembra quasi voler ricomporre i pezzi della vostra anima con le sue interpretazioni di Bach e Mozart, prima di romperli di nuovo con Chopin. La “Sonata No. 2” di Chopin è un addio, un saluto finale a questa settimana di follia musicale, e tu resti lì, seduto, svuotato, ma stranamente appagato.
Ferragosto sotto le stelle
E poi arriva il Ferragosto, e forse avrete pensato a un attimo di tregua, ma Sofya Erukhimova non ha intenzione di darvi pace. Il suo Chopin avvolge come una tempesta, mentre Rachmaninov e Shostakovich colpiscono con la forza di un uragano. Balakirev chiude con un’esplosione di colori e suoni, un’“Oriental fantasy” che è l’apoteosi di questa settimana di pura, incontrollata passione musicale.
La rassegna si conclude con Emanuele Frenzilli, un maestro del pianoforte che accompagna il pubblico attraverso le ombre di Schubert, Brahms e Liszt, con un tocco di Skriabin che aggiunge quel pizzico di follia finale.
È un addio degno di questa settimana, che lascia la sensazione di aver vissuto qualcosa di straordinario, che non si potrà spiegare davvero, ma che internamente vi ha cambiato per sempre.
E in tutto questo, qualche critico di passaggio avrebbe probabilmente detto che ‘la maratona del Ferragosto al Tempietto’ era un po’ come ascoltare una jam session infernale in cui tutti i grandi del passato si erano dati appuntamento per strapparvi l’anima e ricucirla insieme con le loro note.
E voi non potreste essere più d’accordo, mentre vi allontanate dal Tempietto, lasciando che l’ultima eco di queste serate si disperda nella notte calda e misteriosa di Roma.
Filippo Novalis
Foto di Lucas Kohl dal suo profilo FB