In occasione dell’80° anniversario della sua morte, Palazzo Reale e Arthemisia in collaborazione con il Museo MUNCH di Oslo presentano la mostra monografica ‘Munch – il grido interiore’. Inaugurata lo scorso 14 settembre 2024, l’esposizione durerà fino al 26 gennaio 2025, ed è dedicata alla carriera artistica di Edvard Munch, denominato il jazzista della pittura
Nell’ampia mostra a Palazzo Reale di Milano, ‘Munch – il grido interiore’, cento opere tra dipinti, disegni e stampe, delineano l’arte di Munch che viene esplorata dal 1880 fino alla sua morte nel 1944.
Il pittore Edvard Munch parla di esistenza: la sua in particolare, in una sfida artistica molto contestata dalla critica dell’epoca. E, proprio per le peculiarità espressive, Munch potrebbe essere definito il jazzista della pittura.
La mostra: una raccolta monografica
Le opere provengono dal Museo MUNCH di Oslo, selezionate per l’esposizione temporanea dal Comune di Milano grazie alla curatrice Patricia Berman. Abbiamo pertanto dovuto attendere quarant’anni prima che venisse esposta una raccolta monografica del maestro norvegese nella metropoli lombarda.
Da “L’Urlo” ai dipinti sulla sensualità vengono proposti pezzi esemplari della vasta produzione dell’artista. Qui “L’Urlo”, il suo quadro più noto a livello mondiale, è presente in versione litografica in bianco e nero. L’opera vanta due versioni dipinte, due realizzate a pastello e varie stampe.
Al centro del quadro è rappresentato un uomo che cammina lungo una strada. Dalla forma simile a un fantasma, l’uomo caccia un urlo, spalancando bocca e occhi, mentre con le mani si copre le orecchie, a simboleggiare la moderna angoscia umana.
Sullo sfondo, a sinistra, al margine della tela, due figure indefinite che Munch inserisce come a rimarcare l’indifferenza delle persone, la falsità dei rapporti. Sordi alla sofferenza dell’artista.
Dall’incomunicabilità del dolore alla positività
Molto spazio viene concesso all’iter artistico, riunendo nelle sale milanesi la rappresentazione di diversi stati d’animo avvicendatisi nel corso della vita del pittore.
Ne scaturisce una rassegna emotiva riversata sulle tele, che passa dalla disperazione alla malinconia, dall’inquietudine all’amore, sino all’immersione nella natura.
Insomma, dall’incomunicabilità del dolore, senza consolazione né condivisione, sino al ritrovamento sereno dell’energia positiva del creato, monistica, sottolineata, questa volta, dalla vivacità dei colori pastello.
Fondamentali, inoltre, per comprendere Munch sono i suoi quaderni che accompagnano la produzione figurativa, ripresi per estratto nei pannelli illustrativi della mostra.
Le emozioni sono le protagoniste delle opere. Derivano da rievocazioni di vari accadimenti che lasciano il segno, vissute attraverso immagini filtrate da sentimenti e ricordi.
L’artista stesso, appunto, negli scritti che accompagnano le sue opere, afferma di non dipingere ciò che vede, ma ciò che ha visto. Per questo la raffigurazione è quella di immagini modellate dalla memoria.
Edvard Munch: le varie influenze culturali dell’epoca
Munch per questo dimostra di essere figlio del suo tempo essendo in contatto infatti coi circoli ideologici e intellettuali contemporanei.
Colse, ad esempio, la drammaticità di Ibsen e la psicanalisi di Freud. La sua arte rivela molti temi della cultura nordica a lui contemporanea, soprattutto letteraria e di pensiero, come la filosofia esistenzialista di Kierkegaard, o la poetica romantica di Baudelaire, oltre a tematiche di biologia e medicina, secondo le scoperte dell’epoca.
Se pensiamo poi alle soluzioni tecniche e all’impronta artistica vediamo il risultato espressivo che non ricalca affatto il ritratto. Rivive ricordi, che si modificano con il tempo. Colloca le figure in contesti onirici, abbozza i volti, tratteggia i corpi collocati in contesti incoerenti rispetto alla realtà. Utilizza il colore in modo evocativo, simbolico.
Rappresenta i fantasmi della sua vita e della sua psiche, raffigura sensazioni diverse con una scelta di programmata deformazione del reale. In questo senso la sua opera è stata determinante per lo sviluppo dell’Espressionismo, di cui Paul Gauguin, Vincent van Gogh e Henri de Toulouse-Lautrec sono esponenti, e di tutte le correnti derivate.
Munch, infatti, anticipa molti elementi che caratterizzeranno il movimento artistico, come l’accentuazione cromatica, il tratto forte, deciso ma essenziale per sottolineare la drammaticità dei contenuti proiezione della mente dell’artista rielabora momenti drammatici della propria vita.
Queste caratteristiche però suscitano negli anni Trenta la critica che definisce i suoi lavori non finiti, con stesure sciatte, colori opachi che mostrano le pennellate. Ma sono proprio questi abbozzi unite alla variazioni su temi reiterati e ripensati a evidenziare nuove chiavi di lettura.
Espressionismo e Jazz
Nessuno ha sinora avvicinato l’arte di Munch alla musica del suo tempo, accostando la sua espressività al jazz, genere in voga contemporaneo alla sua produzione artistica.
L’imperfetto è il non compiuto; e nel jazz lo spartito, che è solo una traccia di partenza viene perfezionato dall’esecutore di volta in volta.
L’esecutore, musicista o pittore che sia, completa l’idea con quella che viene chiamata in gergo l’intenzione: drammatica, triste, serena, o altro. I soggetti sono tracce sulle quali l’artista esercita liberamente la propria libertà espressiva a seconda del sentimento del momento.
‘Munch – il grido interiore’ è aperta sino al 26 gennaio 2025. Divisa in sei sezioni, si ripercorre l’esistenza del pittore norvegese e il suo excursus artistico delineando l’angoscia, la morte e la malattia, le influenze italiane, gli autoritratti e come lo stesso abbia influenzato l’arte del XX secolo, anticipando Espressionismo e Futurismo.
La mostra ospita dipinti a olio e a pastello, litografie, acqueforti in cui i soggetti raffigurati, a volte, sono rappresentati con diverse tecniche tra cui “La bambina malata” (acquaforte – 1894 e litografia stampata a colori – 1896), “Il bacio” (olio su tela, 1897), “La morte di Marat”, “Autoritratto tra il letto e l’orologio”, “Notte stellata”, “Madonna” (due litografie), “Vampiro” (sei versioni: dall’olio su tela (1895 e 1916-1918) al pastello (1893) alla tavola di legno (1902).
Margherita Manara
Foto: Arthemisia
Opere conservate al Museo Munch di Oslo
Palazzo Reale | Milano
Munch il grido interiore
dal 14 settembre 2024 al 26 gennaio 2025
A cura di Patricia Berman
Comune di Milano – Cultura | Palazzo Reale | Arthemisia
in collaborazione con il Museo MUNCH