Lo scorso 30 novembre, al Palco di Via Lavinio a Roma, non c’è stato solo un concerto. ‘JVP The Jazz Voyager Project’ è stata una missione, un esorcismo, un casino organizzato, una di quelle serate in cui il jazz smette di essere roba da intellettuali con la pipa e diventa sangue, sudore e un pizzico di follia
I ‘JVP – The Jazz Voyager Project’ non scherzano. Il trio – Bruno Pantalone al basso, Danilo Gambardella alle tastiere e Alessandro Picucci alla batteria – non è lì per suonare, ma per frullarti l’anima.
Appena partono con “Antifunky”, capisci che non hai scampo: il basso di Pantalone è un bisturi affilato che ti trapana lo stomaco, mentre le tastiere di Gambardella sembrano un’astronave pronta a decollare. E Picucci? Quel batterista è un dannato mago voodoo con le bacchette, che ti ipnotizza prima ancora di accorgertene.
Poi arriva “Perle ai porci”, e la sala diventa un mare in tempesta. Gambardella mescola funk e jazz con una spavalderia da rockstar anni ’70, e il pubblico risponde con teste che ondeggiano, piedi che battono e un’energia che si taglia con il coltello.
Quando attaccano “Sei Quarti d’ora”, il tempo si ferma. È uno di quei momenti in cui la musica non è più musica, ma un’esperienza extracorporea.
JVP The Jazz Voyager Project: vivere il jazz
E vogliamo parlare delle composizioni di Pantalone? “La Favola del Lupo” e “Indietro nel tempo” sono piccoli capolavori che ti portano in posti che non sapevi nemmeno di voler visitare. “Giallo oro”? Una colonna sonora per un film che non esiste, ma che adesso vorresti disperatamente vedere. “Passianne”? Un tuffo nei sapori mediterranei, ma con un twist che ti spiazza.
E quando tutto sembra finito, ti sparano addosso “Bossanova a Marechiaro”, un brano che è puro sole, sale e vento nei capelli. In quel momento, sei lì, al mare, a ballare scalzo sulla sabbia, anche se fuori c’è la Roma di novembre.
I ‘JVP – The Jazz Voyager Project’ non sono solo bravi – sono audaci. Non seguono schemi, li distruggono. Non cercano di piacere, ti sfidano. E questa, amici miei, è la differenza tra un buon concerto e una notte che ti cambia.
Il Palco? Un piccolo tempio per chi sa ancora apprezzare l’arte di fare musica come si deve. Vi consigliamo di metterci piede, di andarci per godere della particolarità del locale. Magari la prossima volta che i JVP tornano, perché questi tre ti ricordano cosa significa vivere davvero il jazz: non solo sentirlo, ma sentirlo addosso.
Filippo Novalis
Il Palco | Roma
30 novembre
JVP The Jazz Voyager Project
Bruno Pantalone basso
Danilo Gambardella tastiere
Alessandro Picucci batteria
1. Antifunky (Danilo Gambardella)
2. Perle ai porci (Danilo Gambardella)
3. Ogni volta che te ne vai (Danilo Gambardella)
4. Sei Quarti d’ora (Danilo Gambardella)
5. La Favola del Lupo (Bruno Pantalone)
6. Giallo oro (Danilo Gambardella)
7. Passianne (Bruno Pantalone)
8. Bearing Point (Bruno Pantalone)
9. Bel Passo (Danilo Gambardella)
10. Indietro nel tempo (Bruno Pantalone)
11. Easy Time (Bruno Pantalone)
12. Bossanova a Marechiaro (Bruno Pantalone)