Marzo per definizione è considerato il mese della donna. Il giorno 8 si celebra, sin dal 1909 (partendo dagli Stati Uniti), la Giornata Internazionale delle Donne. Ecco dunque che vari eventi riempiono spazi creativi e le piazze sono gremite da gente che manifesta. Contro il fenomeno dilagante del femminicidio il grido diventa sempre più forte e anche i teatri si mobilitano in onore dell’universo femminile
In occasione della settimana della donna il Teatro Trastevere, sito nel quartiere Trastevere della capitale, ha organizzato delle iniziative peculiari, volute fortemente da Vania Lai, la quale si occupa proprio della comunicazione all’interno della struttura.
Nel foyer i quadri di Giovanni Palmieri esposti lungo il corridoio, mentre i due spettacoli in programma danno continuità all’omaggio dedicato alle donne, rivolgendo l’attenzione a due Signore della canzone jazz & blues americana e francese: ‘Women in music: Billie Holiday e Edith Piaf’.
‘La Petite Robe Noire’ (7 e 8 marzo), il primo, e ‘Lady Holiday – Mississipi Drunk’ (dal 9 all’11 marzo), il secondo. L’uno racconta di Edith Piaf, l’altro di Eleonora Fagan in arte Billie Holiday: due realtà coetanee che, seppure trascorse nel medesimo tempo storico, posano il nostro sguardo sui diversi stili di vita e di personalità, in contesti distinti, europeo e statunitense.
Trastevere in rosa: la mostra
La piccola esposizione, organizzata da Andrea Alessio Cavarretta, apre i giorni dedicati alla donna. I quadri non sono molti: semplici acrilici dalle forme geometriche e dalle linee sinuose e morbide, come li ha definiti Elena Costa, si accostano appunto all’idea del corpo femminile.
Le tele esposte sono per la maggior parte disposte in verticale, la linea che l’artista predilige.
Ispirate all’arte orientale e zen (e già alcuni titoli lo sottolineano), le opere lucide di Giovanni Palmieri esulano dai canoni classici dell’arte in sé. Definiscono, al contrario, un proprio stile e un proprio linguaggio. Dai colori tenui però, oggi, si prova a sperimentare: da una fase catartica e di sfogo, infatti, nasce “Glicine Notturno“ dalle linee ondulate con elementi neri e forti, protagonisti della tela dallo sfondo lilla. Un pezzo della collezione a se stante, che segna l’inizio di un percorso nuovo.
L’impressione è proprio quella che una certa continuità, data appunto dalla rotondità del cerchio, sia sempre presente: a detta dell’artista partenopeo cresciuto in un ambiente matriarcale, dove tutto era sempre in ricorrente movimento.
“Reflectitur verum“ invece risalta nell’insieme. Ognuno vede riflesso ciò che desidera. Sempre verticale, la tela dal nero profondo delinea delle decorazioni in oro, una cornice ricca di ghirigori con due cuori ben definiti, che delimita lo spazio. Lo specchio indude l’individuo a specchiarsi ma l’immagine riflessa può essere fantastica o un sogno: un chissà da definire, non solo il nostro volto.
Giovanni Palmieri si dimostra una persona versatile, che a suo modo, lavora la pazienza. Pensa che ogni persona abbia una propria percezione dell’arte: davanti a un quadro si vede ciò che si sente, secondo l’umore di quel momento. Un’assoluta libertà che permette di percepire senza dubbio le proprie emozioni.
Due miniature sono state invece dipinte appositamente per la mostra: “Bjarka“ e “Tyr“ assumono due distinti significati. Connotano l’omaggio alla forza dell’animo femminile, al coraggio e allo spirito guerriero, che diventa eroico, della donna. Le piccole tele fanno parte della serie simbolica denominata “Rune“, dal nome dell’alfabeto segnico germanico.
Con “Ticke“, “Orizzonte“, “Riverbero“ e “Couture“ si percorre un tracciato che evoca maternità e infinito.
Trastevere in rosa: La Petite Robe Noire
Al termine della presentazione si scambiano due chiacchere con i pervenuti e si attende l’inizio di ‘La Petite Robe Noire’ per la regia di Velia Viti. L’inizio frizzante lascia presagire qualcosa di ritmico. Al contrario, il monologo è meno serrato rispetto l’apertura della stessa pièce.
Spettacolo altamente fotografico, narra della cantante francese interpretata da Annamaria Iacopini, sul palco affiancata da Cristina Pensiero, un’ottima spalla dal punto di vista della danza ma un po’ debole da quello recitativo.
La protagonista parla con se stessa, con la sua amica e con la figlia morta in età precoce. Racconta delle vicissitudini, degli esordi, della sofferenza, della solitudine e dell’inquietudine, infine, dei suoi amori, tra declamazione e letture.
Gli elementi di scena sono essenziali: diventano parte integrante della narrazione, al fine di rappresentare persone vicine a Edith. Molto efficaci sono le canzoni ri-arrangiate in vari stili musicali (in questo caso in chiave techno) ma soprattutto gli spazi temporali e il gioco bianco–nero, che equilibra l’insieme, sono resi al massimo.
Ricco di particolari, lo spettacolo è inoltre evocativo: la scelta dei costumi è inerente ai tempi contestualizzati, mentre la figura di Marlene Dietrich l’abbiamo trovata alquanto eccessiva. Il tono della recitazione mantiene il ritmo costante con, probabilmente, una ricerca di compiacimento nel cercare perdono da parte del personaggio interpretato.
Trastevere in rosa: La signora del Missisipi
In contrapposizione e a confronto ‘Lady Holiday – Mississipi Drunk’ (produzione Patas Arriba Teatro) la cantante americana jazz & blues, di colore e dalla voce graffiante. Tratto dal testo di Alessandra Caputo, collana Scena muta – Edizioni Progetto Cultura, contiene anche una ballata scritta da Adriano Marenco.
La scrittura puntuale descrive gli attimi di vita di Eleonora Fagan, l’artista che per entrare in scena era costretta ad utilizzare l’entrata di servizio. L’artista povera, dall’animo blues spinto e tormentato, con il suo fiore bianco tra i capelli – sinonimo di eleganza – è resa in senso assoluto personaggio con una dignità ben delineata.
All’interno del testo trovano spazio luoghi, immagini, stati d’animo, pensieri che la penna dell’autrice fa emergere e di conseguenza fa immaginare. Lo stile beat si mescola alla poetica incisiva che descrive ambienti, ghetti, vicoli, strade e New Orleans: la città del jazz.
La Signora del Missisipi vive dunque grazie alla penna della Caputo che cura la regia dello spettacolo affiancata da Simone Fraschetti. La sola Valentina Conti si muove in una scenografia spoglia, per appunto esaltare l’artista dal carattere inquieto, sempre in cerca di pace. La voce, in questa occasione, diviene protagonista: il canto è infatti accompagnato dalla musica dal vivo.
La suggestiva ed elegante performance ci emoziona e ci fa percepire stati d’animo che di certo la Piaf viveva in atmosfere parigine e in ambienti europei, a contatto con culture differenti.
Artiste dunque che, attraverso i loro versi, ritmi e vibranti sonorità, raccontavano società e persone, come gli angoli cittadini dal sapore cupo ma al contempo soave e solitario. Circostanze in cui il canto prendeva il sopravvento contro la costante disperazione umana. Una sorta di salvezza personale.
Un’iniziativa, quella promossa dal Teatro Trastevere (anche grazie al direttore artistico Marco Zordan), che convoglia più arti, ognuna con la propria espressione. Essa sicuramente avrà la giusta risonanza affinché altro possa vivere all’interno di quelle mura così accoglienti e propositive.
Annalisa Civitelli
Foto esposizione: Marcella Cistola
Foto spettacoli: Civitas Creativa e Pamlanephoto
Teatro Trastevere
Women in music
dal 7 all’11 marzo
Settimana teatrale dedicata a due grandi figure femminili della Musica del Novecento:
Billie Holiday ed Edith Piaf
7/8 marzo
La Petite Robe Noire
di Velia Viti e Annamaria Iacopini
Regia Velia Viti
con Annamaria Iacopini e Cristina Pensiero
Coreografie Cristina Pensiero
la voce di Jean Cocteau è di Sebastiano Colla
9/11 marzo
Lady Holiday – Mississipi Drunk
Regia Alessandra Caputo e Simone Fraschetti
con Valentina Conti
Produzione Patas Arriba Teatro
Esposizione Pittorica
dal 6 all’11 marzo
di Giovanni Palmieri
a cura di Elena Costa
Organizzazione di Andrea Alessio Cavarretta – Kirolandia –