Al teatro Anfitrione di Roma torna in scena il classico di Luigi Chiarelli “La maschera e il volto”. Scritto nel 1913, il testo risente di una palese influenza pirandelliana, tuttavia la versione firmata dal regista Andrea Pergolari inciampa in qualche difetto formale che la allontana di molto dalle atmosfere tipiche della drammaturgia di un secolo fa
In una sera come tante all’inizio del secolo scorso, il conte Paolo Grazia si intrattiene con un gruppo di amici nella propria villa sul lago di Como. Nel corso della serata il conte afferma che non esiterebbe ad uccidere sua moglie, Savina, se quest’ultima fosse colta in adulterio. Le vicende della compagnia di giovani borghesi prendono dunque una piega surreale quando Paolo, proprio quella stessa sera, scopre che Savina lo tradisce davvero.
Il singolare testo di Luigi Chiarelli si distingue per una trama affascinante ed ermetica all’interno della quale si analizza il concetto di identità e di doppio attraverso un punto di vista tipico dell’epoca in cui il copione fu scritto, di conseguenza è facile individuare tra una battuta e l’altra la presenza di Pirandello e di Freud; la regia di Andrea Pergolari però si discosta parecchio da quell’atmosfera metafisica peculiare della drammaturgia dei primi del ‘900 e di fatto l’intero lavoro rimane sospeso in una cornice indefinibile.
A margine di interpretazioni di altissimo livello, dal momento che tutti gli attori dimostrano una bravura evidentissima, la globalità dello spettacolo non riesce mai a decollare: la caratteristica più significativa del testo, ovvero il grottesco, non è rispettata in nessun modo se non nelle parole originali dell’autore, tutta la messinscena è infatti esageratamente vicina ad uno spirito tipico del teatro borghese e della commedia brillante che non permette di afferrare a dovere la sostanza sopra le righe della storia.
Tutto questo è inoltre peggiorato dalla lunghezza eccessiva della rappresentazione che, sebbene sia quella originale divisa in tre atti, porta il pubblico ad annoiarsi molto presto per via di una resa che si dimostra sterile in quasi tutte le scene e che priva l’azione della dovuta suspense: gli spettatori alla fine tollerano l’ultimo atto a malapena. In sintesi si può affermare che tutta l’opera è pervasa da una serietà che ne altera irrimediabilmente la natura.
Il protagonista, Edoardo Ciufoletti, brilla sul resto del cast per energia e carica interpretativa ed è un piacere vederlo recitare, delude dunque ancora di più trovarlo alle prese, insieme ai suoi bravi compagni, di una rappresentazione che non rende merito a nessuno.
Gabriele Amoroso
Teatro Anfitrione
dal 24 al 28 ottobre 2018
La Maschera e il Volto
di Luigi Chiarelli
regia Andrea Pergolari
con Edoardo Ciufoletti, Roberta Tenuti, Massimiliano Pazzaglia, Andrea Iarlori, Marilisa Protomastro, Giorgia Lepore, Andrea Standardi, Francesco Casillo, Irene Becheroni e Carlo Petruccetti
aiuto regia Sebastiano Busiri Vici
scene e costumi Erika Cellini
coreografie Carlotta Guido