Il peso della speranza
Non è questo il primo spettacolo che tratteggia un pezzo di storia delle nostre terre durante il Primo conflitto Mondiale. Qui, a differenza di altri, si racconta della Carnia e delle donne tra i 17 e i 60 anni che, con le gerle, da valle alla montagna camminavano a lungo. Protagoniste quindi di forza e di tenacia si fanno portavoce delle tragedie compiute in quegli anni
Nella sala piccola del Teatro Vascello di Roma va ancora in scena, fino al 18 novembre, “Un attimo prima”. Il monologo scritto da Paolo Logli è interpretato da Claudia Campagnola, la quale ci rimanda ogni singola emozione derivata dai continui cambi di piani narrativi. A guidare l’attrice alla regia Norma Martelli.
Abbiamo già avuto il piacere di incontrare l’interprete in veste di cantante non molto tempo fa: esattamente per il progetto che ricorda Rino Gaetano insieme a Marco Morandi. Ora, però, eravamo curiosi di conoscerla sotto altri punti di vista, quello della recitazione.
La Campagnola emerge all’interno di una semplice scenografia in cui tutti i suoi movimenti determinano un incessante differente grado di emotività, senza mai perdere concentrazione, attraverso una portata di voce che calibra le numerose suggestioni.
Al contrario, l’insieme si compone di molti spazi temporali che, in poco più di un’ora, ci permettono in ogni caso di non perdere il contatto con l’accaduto.
Si narra delle donne, portatrici carniche, le quali per ventisei mesi (dall’agosto del 1915 all’ottobre del 1917) hanno portato viveri, munizioni e altri generi di sopravvivenza agli uomini in trincea, con grandi gerle sulle spalle. Italiani e austriaci combattevano infatti intorno al territorio della Carnia (Friuli) raggiungibile solo a piedi, a passi corti e regolari.
La nostra protagonista ci prende per mano e ci fa viaggiare con lei. I luoghi così come gli affetti, il piccolo paese, le usanze, la tradizione, la fatica, i primi amori e il dolore, diventano parte di noi: di conseguenza ci sentiamo dentro la vicenda dolorosa, anch’essa parte tragica delle nostre pagine di storia.
L’attrice mette in relazione il rumore del tuono, che avvisa, mentre il colpo di moschetto, quello del cecchino, no. Non avverte, si muore veloci. L’arma della guerra, come le granate, non si può dimenticare. Il tutto è accompagnato dalle sonorità che simulano suoni striduli e vibranti, accostando anche i tipici ritmi della natura (pioggia, acqua, gocce che cadono ad una ad una, vento) al rimbombo dei tamburi delle marce di guerra.
Gianfranco Vozza alle percussioni riesce a rimandarci queste atmosfere e, i frammenti musicali di Nicola Piovani, entrano anch’essi in modo delicato, come alcune intonazioni di “Astro del Ciel” da parte della Campagnola che esibisce una voce limpida.
Dunque, si immagina: l’odore forte dell’erba umida, che si asciuga al sole; gli stati d’animo; il conforto donato ai propri cari al fronte; la costante preoccupazione; la paura e il terrore insiti – ci si guarda attorno con circospezione -; la rabbia e la gioia; la vita agreste; infine, il sentimento che prende vita in silenzio.
Dentro una poetica ricca di metafore e di aneddoti, oltre la delicatezza entrano in gioco la tragedia della morte e la distruzione delle baracche in trincea ma, in quelle circostanze, si sperava sempre che la vita potesse essere meno amara. Tuttavia, tutto il peso più grande però lo si portava a valle con il pensiero agli uomini lassù, vivi, feriti e/o morti che fossero.
Annalisa Civitelli
Foto: Valerio Faccini
Teatro Vascello
dal 5 ottobre al 18 novembre
Un attimo prima
di Paolo Logli
regia Norma Martelli
con Claudia Campagnola
percussioni Gianfranco Vozza
frammenti musicali Nicola Piovani
luci Danilo Facco
aiuto regia Maria Castelletto
foto di scena Valerio Faccini
grafica Marco Animobono
organizzazione Rosy Tranfaglia