In scena al teatro Cometa di Roma, dal 13 al 18 novembre, “A Porte chiuse – quando il teatro respira a ritmo di Tango” è una rilettura interessante del testo di Sartre. Attraverso le sensuali coreografie di Sargis Galstyan, la drammatizzazione dell’opera dell’autore francese diventa più armonica e dinamica
“A porte chiuse – quando il teatro respira a ritmo di tango”, ripreso dal testo di Jean Paul Sartre, è uno spettacolo capace di far rivivere l’inferno attraverso i provocanti movimenti del tango. Ines, Estelle e Garcin formano un triangolo di peccatori chiusi in un’infera stanza dove l’espiazione della colpa non è connessa a torture fisiche vere e proprie, ma è semplicemente una lotta continua ed estenuante con la propria coscienza e con il vuoto lasciato dalla colpa commessa.
Le confessioni dei protagonisti, piene di rabbia e dolore, si alternano alle coreografie del tango: il corpo trasmette il suo suono ed esprime il vuoto che le parole stesse non sono in grado di fare. Le musiche di René Aubry, Gothan Project e Mariano Mores esprimono pienamente il dramma e la lacerazione interiore delle tre coscienze: la vera dannazione, infatti, è la gabbia in cui siamo rinchiusi e che non riusciamo a tirar fuori.
E quando le parole, le lacrime e le urla non sono sufficienti, è il corpo a reagire e ad esprimere con sensualità e dolore la sua danza infernale. A tratti la diabolica porta individuale sembra aprirsi lasciando entrare uno spiraglio di luce, ma è solo apparenza: le tre coscienze sono costrette a ritornare su loro stesse, combattendo una lotta che sembra non conoscere fine.
Sargis Galstyan (Garcin), Eleonora Scopelliti (Estelle) e Marine Galstyan (Ines) sono legati indissolubilmente uno all’altro e continuano a danzare la danza perversa, avviluppandosi l’uno nell’altra. Le coreografie di Sargis Galstyan, sensuali e rabbiose, enfatizzano lo stato d’animo dei personaggi, dando voce al tormento senza via d’uscita che preme per esprimersi senza trovare mai una forma o dimensione alcuna.
La rappresentazione, per la regia di Marine Galstyian, costruita su più piani narrativi, ritrae anche la vita “terrena” dopo la fine dei tre protagonisti, mostrando al pubblico ciò che Ines, Estelle e Garcin hanno lasciato dietro di loro: amanti, amici e scene di vita quotidiana richiamano alla memoria dei tre le loro colpe, lasciandoli nel degrado interiore.
I tre “peccatori” dal loro inferno non hanno possibilità di intervenire: possono solo osservare, sperando di espiare al più presto la terribile colpa. La scena è pensata come un quadro, equilibrato e ben strutturato, capace di armonizzare e di dosare gestualità, parole e musica, in cui si muovono Lorenzo Girolami (Il Cameriere), Vittoria Rossi (Olga), Federica Biondo (Moglie di Garcin) e Lorenzo Zaffagnini (Rojen), che creano una cornice di veri e propri quadri viventi, una sorta di specchio dei protagonisti funzionale a rappresentare il vissuto di ciascuno.
“A porte chiuse – quando il teatro respira a ritmo di tango” risulta una lettura interessante e dinamica del testo di Sartre e il tango diventa lo strumento per accentuare e rendere più viva la parola, trasmettendo ciò che il testo non riesce a comunicare completamente.
Sarah Mataloni
Foto dal web
Teatro Cometa off
dal 13 al 18 novembre
“A porte chiuse – quando il teatro respira a ritmo di tango”
di Jean Paul Sartre
regia Marine Galstyian
con
Sargis Galstyan – Garcin
Eleonora Scopelliti – Estelle
Marine Galstyan – Ines
Lorenzo Girolami Il Cameriere
Vittoria Rossi Olga
Federica Biondo Moglie di Garcin
Lorenzo Zaffagnini Rojen
musiche René Aubry, Gothan Project e Mariano Mores
coreografie Sargis Galstyan
costumi NairaAbgaryan
luci Mattia Albanese
audio Danilo Muscarà
trucco Gohar Sargsyan