Al Teatro Trastevere di Roma, dal 7 al 16 dicembre, va in scena “Scambio di persona all’italiana” una commedia sarcastica e forte. Dai toni brillanti ma allo stesso tempo drammatici molto eloquenti, ironicamente è portata in scena dalla brava Barbara Lalli, che dirige in modo lineare la storica Compagnia romana de I Panni Sporchi. Il testo, firmato da Giuseppe Della Misericordia, fa sorridere ma soprattutto riflettere, merito di una scrittura tagliente e provocatoria
“Se si aspettano che lavoro male io davvero poi lavoro male. E oggi mi fa male anche la cervicale”.
Nel giorno dell’Immacolata Concezione, in una Roma pre-natalizia e semi-deserta, abbiamo con piacere assistito allo spettacolo “Scambio di persona all’italiana”. Il cast, composto da Giorgia Ciotola (Lucianna), Alessandro Perini (Omar Allevi), Alessandro Ibba (Omar Allawi), Stefano Caruso (Imprenditore Monfasca), Laura Cirioni (Dirigente) e Francesca Ciminiello (Stagista) si esibisce in una satira dissacrante e implacabile sull’Italia di oggi, che narra con sarcasmo ed amarezza di “fughe di cervelli e immigrazione, truffe bancarie e imprenditori falliti, cuori infranti e familismi, burocrati e stagisti“.
La rappresentazione semplice quanto provocatoria, senza particolari pretese artistiche ma testualmente e socialmente impegnata, a nostro parere è da vedere, e di seguito vi spieghiamo il “perché”.
Andiamo con ordine: su un palco illuminato sempre a giorno e semplicemente allestito, appare una squallida scrivania vecchio stampo piena di scartoffie, pareti scarne con disegni elementari apparentemente fatti da bambini (si scopriranno poi essere le opere di uno dei personaggi, instabile e psicotico) ed un fondale in simil-plexiglass a rappresentare la vetrata parietale di quello che sembra essere un decadente e logoro ufficio pubblico statale, sede di burocrati incalliti, lavoratori stressati e stagisti alle prime armi.
Una semplice e sciocca segretaria è alle prese con un’enorme mole di lavoro da completare, assistita da una stagista apparentemente debole e stanca, entrambe vittime di una dirigente donna con il piglio di un generale dell’esercito, rigida e dittatoriale. A contornare il bizzarro trio femminile irrompe nell’ufficio, in sequenza, un altrettanto trio maschile, grottesco e sconclusionato, rappresentato da Omar Allevi, un ricercatore italiano che ha richiesto il passaporto per lasciare l’Italia, Omàr Allawi, un rifugiato iracheno che ha invece chiesto asilo politico per rimanere in Italia e l’imprenditore Monfasca, vittima del sistema corrotto bancario, che gli ha causato la perdita di 200 mila euro in beni investiti.
“Anche oggi mi spremono in ufficio ma io sono una donna mica un dentifricio”.
La storia di fatto ha il pretesto di creare una situazione di equivoco continuo, causato dalla leggerezza della protagonista, una donna con “la sindrome di Bridget Jones’s”, che trascorre le giornate realizzando disegni infantili che ritraggono il suo stato d’animo, scrivendo poesie sciocche composte da frasi senza senso e ricevendo telefonate in cui racconta le sue tristi e scialbe avventure amorose.
Una donna infelice quindi, dal nome assurdo e improbabile, vittima però di un capo severo e apparentemente senza cuore che, invertendo le pratiche di Allevi con quella di Allawi, darà inizio ad un turbinio delirante di contrattempi, imprevisti e colpi di scena “a mano armata” che si risolveranno solo al culmine di uno sfogo complessivo di ogni interprete verso la chiusa della rappresentazione.
L’autore, Giuseppe Della Misericordia, classe 1975, appassionato di satira sociale, ci regala così sei diversissimi personaggi incarnati in modo equilibrato ed efficiente, con naturalezza e sincerità, che rivelano ognuno un proprio malessere esistenziale, specchio di un’amara realtà lavorativa ed economica tutta italiana.
Un’impiegata succube, vittima di un lavoro frustrante ed alienante; una dirigente severa e trattenuta, oppressa anche lei dai sentimenti quotidiani, quali l’amore e la passione; un ricercatore italiano alle prese con la precarietà lavorativa, illudendosi di trovare serenità nelle cure omeopatiche “fai da te”; un rifugiato iracheno che racconta, con agghiacciante autenticità il cruento e politicamente instabile quotidiano di un paese in perenne lotta con se stesso e con il mondo intero; una stagista alla ricerca di un vero impiego; per ultimo, ma non meno incisivo, un impresario al limite della fiducia esistenziale, vittima della bieca burocrazia italiana, che irrompe armato nell’ufficio per avere giustizia.
Qui la storia riporta alla mente il triste fatto di cronaca, amaro e, purtroppo, miseramente insabbiato, dello strano e ancor oggi incerto suicidio di David Rossi, capo dell’area comunicazione della Banca Monte dei Paschi, che la sera del 6 marzo 2013, nel pieno dello scandalo che ha investito la sua Azienda, morì cadendo dalla finestra del suo studio presso la storica sede dell’istituto.
Un testo dunque che diviene occasione per raccontare l’Italia di oggi. Una sferzata senza via di scampo, molto ben realizzata dalla Compagnia I Panni Sporchi che, come da tradizione, torna in scena anche questa volta con una piacevole commedia di certo più efficace rispetto le precedenti.
Convincente la regia di Barbara Lalli, diretta, pulita e lineare, certamente coadiuvata da un cast di buon livello e dal testo eccellente, a cui particolarmente va il nostro plauso, uno scritto originale ma soprattutto coraggioso.
Artisticamente parlando una nota di merito va ad Alessandro Ibba che, sempre “attorialmente”, caratterizzato da uno stile recitativo grottesco e sopra le righe, tipico della maschera teatrale, in questo allestimento sceglie la strada della verità, non scadendo mai nella macchietta, in cui avrebbe rischiato di incorrere interpretando il ruolo del giovane iracheno. La Ciotola è precisa e divertente; Perini rispetta alla perfezione i classici tempi comici; Stefano Caruso eccelle nella drammaticità ben espressa, in quanto veste i panni di un ruolo scomodo; Laura Cirioni risalta per brillantezza e divertimento; leggermente sottotono e, forse, con mite carisma, la giovanissima Ciminiello, sebbene si sia coraggiosamente messa a confronto con un cast davvero eccezionale.
La pièce è pertanto sempre in trasformazione continua: gli interpreti infatti sono alle prese con la possibilità di far ridere attraverso escamotage drammatici e senza speranza. Essi sono il risultato di una lenta burocrazia nostrana, del mal governo istituzionale, del non-ascolto esistenziale, che fa riflettere, commuovere, e nonostante tutto, sorridere. A tal proposito ci diletta chiudere parafrasando il grande Claudio Lolli che, rivolto alla borghesia, da noi qui ribattezzata burocrazia, nel lontano 1972 cantava: “Vecchia piccola burocrazia per piccina che tu sia, non so dire se fai più rabbia, pena, schifo o malinconia”.
Lavinia Ala
Foto: Domenico Cippitelli
Teatro Trastevere
dal 7 al 16 dicembre
Scambio di persona all’italiana
di Giuseppe Della Misericordia
regia Barbara Lalli
con Giorgia Ciotola, Alessandro Perini, Alessandro Ibba, Stefano Caruso, Laura Cirioni e Francesca Ciminiello
scene e fonica Francesco Leogrande