“Il Senso del Dolore – L’inverno del Commissario Ricciardi”, in scena dal 26 dicembre al 6 gennaio 2019, al Teatro San Ferdinando di Napoli è prodotto dal Teatro Stabile di Napoli-Teatro Nazionale. Tratto dall’omonimo romanzo del noto giallista napoletano Maurizio De Giovanni (edito da Einaudi nel 2007) è riadattato per l’occasione dall’attore partenopeo Claudio di Palma che, oltre a curare la regia, veste i panni del personaggio principale
Ricciardi, protagonista della fortunata serie inventata dall’autore napoletano, é un investigatore anomalo, misterioso, mal sopportato dai superiori per la sua insofferenza agli ordini e dal carattere chiuso ed enigmatico. Egli coltiva nel suo animo un segreto inconfessabile: fin da bambino “vede i morti, ma solo quelli morti di morte violenta”. Coglie la loro immagine nell’ultimo istante di vita e ne ascolta le ultime parole. Grazie a questa particolare dote, che lui chiama “il fatto”, e al suo forte senso di giustizia, il commissario inizia le indagini, dimostrandosi sempre attento ai disagi e alle esigenze dei più deboli, muovendosi tra i vicoli di un’affascinante Napoli del 1931.
Ne “Il Senso Del Dolore – L’inverno del Commissario Ricciardi”, trasposizione scenica del primo romanzo della serie, un assassinio scuote l’opinione pubblica: quello del grande tenore Arnaldo Vezzi, trovato morto nel suo camerino, al Teatro San Carlo prima della rappresentazione de “i Pagliacci”.
Affiancato dal fido brigadiere Maione, il commissario Ricciardi, comincia ad interrogare il personale del Teatro: ascolta le considerazioni di Don Pierino (un favoloso Alfonso Postiglione) e le confidenze dell’affascinante Livia (una matura e brava Lucia Rocco), scoprendo che in vita, il tenore di fama mondiale, era in realtà un uomo meschino, amico del Duce, dai modi deplorevoli, soprattutto con le donne. Molti, infatti, visti i suoi modi così arroganti, avrebbero avuto un buon movente per ucciderlo.
Tuttavia, la difficoltà, quando si decide di trasferire sul palcoscenico un intero romanzo, è quella di farne una riduzione teatrale che contenga tutte le parti fondamentali del testo originale. Il compito è dunque evitare di indugiare in particolari descrizioni non necessarie, cercando di sfoltire lo stesso esaltandone le immagini più efficaci. In questo caso, trattandosi di un thriller, la trama si complica e bisogna averne molta cura, affinché i tagli apportati non ne tradiscano gli intrecci.
Nei precedenti riadattamenti di romanzi famosi, infatti, Claudio di Palma, ci aveva piacevolmente sorpreso; splendido quello de “Il genio dell’abbandono” di Vanda Marasco ad esempio, o quello di “Ferito a Morte” in cui, attraverso la procedura teatrale, riuscì a ricreare la complessa e articolata sintassi di Raffaele La Capria, cucendola perfettamente addosso a Mariano Rigillo.
Quest’ultimo de “Il senso del dolore – L’inverno del Commissario Ricciardi”, seppur fluido e rispettoso del pathos che esige un giallo, non riteniamo gli sia perfettamente riuscito. Qui, il regista, per vestire i panni del protagonista, che nel libro è poco più che trentenne, decide di trasformare la vicenda in un ricordo e, di conseguenza, tutti i personaggi in delle visioni, proiezioni mentali dello stesso Ricciardi.
Questo espediente a nostro avviso è poco funzionale e appesantisce la rappresentazione. Gli attori, nonostante l’impegno e la giusta partecipazione emotiva, sono sempre quasi immobili sul palcoscenico. Come spettri, appaiono dal buio del fondo scena e, conquistata la loro posizione sagomata ad arte, dai bellissimi tagli luce di Gigi Saccomandi, si limitano a comunicare informazioni utili al proseguo dell’investigazione ma poco interagiscono con lo sconsolato e sempre più solo Commissario.
La scenografia è caratterizzata da una grande pietra tufacea, in penombra. Installata al centro del palcoscenico dal maestro Luigi Ferrigno, intorno ad essa ruotano pochi elementi: richiamano alle volte l’esterno di un bar, altre l’interno dei camerini di un teatro. Tutto è avvolto da un buio eccessivo; l’obiettivo infatti è di porre l’accento sullo sgomento, sul vuoto avvertito dal Commissario ogni qual volta si appresta a cominciare un’indagine.
La soluzione, seppur utile, serve a far capire che, circondato di continuo dai morti, anche Ricciardi appartiene alla morte. La rappresentazione ci giunge riservata, ermetica e opprimente, quasi circoscritta al palcoscenico, lasciando poco spazio alla partecipazione della platea. La messa in scena dunque rimane imprigionata nelle intenzioni del regista che, di fatto ripete continuamente come leit motiv del suo Ricciardi: “Tutto nella mia testa, è tutto nella mia testa”.
La suspense che richiederebbe un giallo-thriller scompare: passano in secondo piano sia la vicenda dell’assassinio, sia gli altri personaggi. L’insieme è divorato dall’ingombrante lato oscuro del protagonista. I momenti migliori, non a caso, sono quando Di Palma affronta da solo i dubbi del protagonista, monologando in cima alla grande pietra.
Le suggestive musiche di Paolo Coletta e le bellissime istallazioni video di Alessandro Papa aiutano comunque a mantenere viva l’attenzione del pubblico, creando atmosfere oniriche e affascinanti. A Napoli, nell’ambito di numerosi festival campani, avevamo già assistito a vari tentativi di portare in scena i romanzi gialli di De Giovanni, ognuno di questi sempre presentato come reading con accompagnamento musicale. “Il Senso del Dolore”, sebbene più articolato, non si discosta molto da questo tipo di espediente.
Infine, troppo oleografica la scelta dei costumi con cui Marta Crisolini Malatesta veste i personaggi. Vista però l’intenzione di creare uno spazio nell’anima, un eccessivo realismo, a nostro avviso, non aiuta ad amplificare la sospensione spazio-temporale ricercata dalla regia.
La Redazione
Foto: Marco Ghidelli
Teatro San Ferdinando – Napoli
dal 26 dicembre 2018 al 6 gennaio 2019
Il senso del dolore
adattamento e regia Claudio Di Palma
con Claudio Di Palma
Chiara Baffi Maddalena Esposito
Antonello Cossia Lasio, Vicequestore Garzo e Maestro Pelosi
Francesca De Nicolais Bambinella
Renato De Simone Stefano Bassi, Impresario Marelli e Michele Nespoli
Antonio Marfella Brigadiere Raffaele Maione e Dottor Modo
Alfonso Postiglione Don Pierino
Lucia Rocco Livia Lucani
scene Luigi Ferrigno
costumi Marta Crisolini Malatesta
luci Gigi Saccomandi
musiche Paolo Coletta
installazioni video Alessandro Papa
produzione del Teatro Stabile di Napoli-Teatro Nazionale
assistente alla regia Lucia Rocco
assistente alle scene Fabio Marroncelli
assistente ai costumi Laura Giannisi
direttore di scena Alessandro Amatucci
elettricista Fulvio Mascolo
macchinista Marco Di Napoli
fonico Daniele Piscicelli
sarto Giuseppe Avallone