Tratto dall’omonimo romanzo di Simone di Matteo e per la regia di Guido del Vento, lo spettacolo è in scena a “La Pelanda” del Mattatoio, dal 10 al 12 gennaio in occasione della VII rassegna del Roma Fringe Festival, edizione questa volta invernale, dal 7 al 28 del mese in corso
La rappresentazione parla della vita sentimentale di Simon, uomo di mezza età in procinto di morire. Il protagonista interagirà in scena con altri cinque personaggi, tutti vestiti di bianco, che rappresentano le visioni dello stesso, i suoi pensieri, i ricordi che riaffiorano in alcuni momenti critici dell’esistenza.
Per due terzi della pièce, sembra però che l’esistenza di Simon sia stata particolarmente negativa e vuota, anziché il contrario: il suo grande amore Anne, legato a lui da molta passionalità, verrà tradito, in quanto attratto dalla sorella della fidanzata.
Simon, da giovanissimo è stato abbandonato dal padre; fatto salvo l’amore verso Anne, vivrà un susseguirsi di relazioni prettamente meccaniche e sessuali per sentirsi meno solo. Un cinismo vitale quindi, si stempera sul finale, quando, egli stesso, poco prima di lasciare il mondo terreno, capisce che, invece, l’amore si trova dietro ogni cosa.
La sua malattia lo conduce miracolosamente dal buio verso la luce, guidato dallo spirito invisibile Sam. Un’antitesi, questa, così contrapposta riteniamo sia accettabile solo perché narrata dal flusso di coscienza delle voci narranti, che aggiunge all’esibizione un elemento di vaghezza interpretativa. Questo ravvedersi in maniera repentina, di fatti, farebbe perdere un po’ di credibilità al personaggio principale in situazioni narrative più comuni.
Il cast di interpreti si rivela valido ed efficace, nonostante l’esibizione sia priva di musiche di sottofondo e di scenografie, come per i costumi e le luci, ridotti all’osso. In un contesto scenico così essenziale, pertanto, si lavora di più con il corpo e la voce: Barbara Bricca e Cristina Colonnetti, che sul palco interagiscono con Alessandro di Marco, Antonio de Stefano, Federico Galante e Gabriele Planamente, rendono viva la drammaturgia di per sé pesante.
Le scelte registiche di Guido del Vento sono quindi troppo basilari ed asciutte e non valorizzano un testo già estremamente complesso da seguire. Non crediamo di conseguenza che “L’amore dietro ogni cosa” si possa candidare tra i quattro migliori spettacoli di questa rassegna.
Alessandra Bettoni
Roma Fringe Festival 2019
10, 11 e 12 gennaio
L’amore dietro ogni cosa
tratto dall’omonimo romanzo di Simone di Matteo
di B. Bricca, G. Del Vento, S. Di Matteo e G. Planamente
regia Guido del Vento
con Alessandro Di Marco, Barbara Bricca, Cristina Colonnetti, Antonio De Stefano, Federico Galante e Gabriele Planamente