Iris Basilicata e Giulia Gallone: “Il teatro deve parlare ad un pubblico eterogeneo”
Abbiamo incontrato la giovane e bella Iris Basilicata, protagonista del Roma Fringe Festival 2019 con “Candy, memorie di una lavatrice”. Il monologo scritto da Iris ha aperto l’edizione italiana 2019 del festival internazionale e si è subito dimostrato uno dei lavori migliori tra tutti quelli proposti.
Lo spettacolo rappresenta una triste storia di caporalato e sfruttamento ai danni della giovane Elena, ragazza rumena arrivata in Italia in cerca di lavoro e finita in una rete criminale dalla quale non si può uscire: la forza del testo si trova però nel personaggio che racconta la vicenda, ovvero Candy, la svampita lavatrice che condivide con Elena il capanno degli attrezzi del crudele caporale.
Iris Basilicata ha risposto alle nostre domande in compagnia della protagonista dello spettacolo, la bravissima Giulia Gallone, esponendo il suo punto di vista sulla storia di Elena e sul teatro in senso universale.
Le due giovani artiste hanno creato un ottimo sodalizio lavorando con cura al copione e bisogna augurare ad entrambe di vederle impegnate su palchi sempre più prestigiosi.
Iris, perché ha sentito il bisogno di raccontare questa storia?
Iris: “Perché è un fatto di cronaca che non si conosce: il primo articolo è uscito nel 2014, il secondo nel 2017. Mi è sembrato giusto dare importanza alla storia di una ragazza che è la sconosciuta fra le sconosciute. Oltretutto questo è un evento di cronaca vera a proposito di caporalato siciliano verso le donne rumene; il fenomeno è stato scoperto proprio nel 2014 ma in realtà parte da molti anni prima. La disavventura di Elena, in particolare, è una storia inventata ma non l’episodio dell’uccisione di un figlio da parte della propria madre. Queste donne infatti, nel caso restassero incinte, spesso sono costrette ad abortire oppure a portare avanti la gravidanza non sapendo poi come fare a prendersi cura del bambino“.
Quali tipi di sentimenti ha provato durante la stesura del testo?
Iris: “Sembrerà paradossale ma mi sono molto divertita perché volevo che Candy, la lavatrice, fosse un personaggio leggero e ironico con una verità e una purezza molto velata ma allo stesso tempo anche malinconica. Mi sono divertita perché ho provato a creare dei giochi di parole e delle situazioni comiche; è stato però anche difficile perché ironizzare su circostanze del genere non è mai molto semplice, è sempre un’arma a doppio taglio e si potrebbe addirittura scadere nel “trash”; mi è piaciuto tuttavia partire da questo personaggio, un elettrodomestico, in quanto avevo già scritto una favola su una lavatrice, che chiaramente non aveva nulla a che fare con questo fatto di cronaca, e poi ho unito le due cose, quindi Candy in realtà nasce come personaggio di tutt’altra storia, poiché scrivo anche molti racconti per bambini“.
Come mai ha scelto Giulia Gallone come protagonista?
Iris: “Conosco Giulia da tantissimi anni perché abbiamo fatto un corso di teatro insieme, seppur in anni differenti; in seguito lei si è diplomata come attrice all’Accademia d’Arte Drammatica di Roma e nella stessa accademia io ho frequentato un corso di drammaturgia. Sapevo che Giulia poteva dare la giusta leggerezza al personaggio di Candy, poiché è un’attrice davvero bravissima e ci siamo trovate molto bene a lavorare insieme su delle corde che un po’ fanno venire in mente i personaggi di Anna Marchesini. Ero certa che lei poteva rendere giustizia a questo personaggio quindi l’ho scelta e si è dimostrata la persona migliore per poter interpretare la lavatrice“.
Ha scritto questo spettacolo pensando ad un pubblico preciso?
Iris: “In realtà no, penso che il teatro debba parlare ad un tipo di pubblico eterogeneo e non mi piace categorizzare. Mi hanno chiesto se lo spettacolo fosse adatto ai bambini ma naturalmente loro sono un pubblico non idoneo a conoscere questa storia“.
Il suo spettacolo sta avendo luogo nell’ambito del Fringe Festival di Roma: parteciperà anche come spettatrice?
Iris: “Assolutamente sì, non appena le nostre repliche finiranno cercherò di assistere a più spettacoli possibile. È importante vedere il lavoro di altri e inoltre ci sono diversi miei ex colleghi dell’Accademia che partecipano con i propri spettacoli“.
Giulia, che tipo di lavoro ha fatto per il suo personaggio?
Giulia: “Insieme a Iris siamo partite da un’analisi del testo perché era fondamentale. In questo spettacolo si raccontano tantissime cose in appena mezz’ora, quindi dare sfoggio della propria bravura in quanto attore serve a molto poco in questi casi. Deve arrivare la storia, perciò la prima cosa è stata questa: consegnare il testo, il racconto, la vicenda, dopodiché, come ha già detto Iris, abbiamo anche voluto divertirci e ci siamo trovate a fare uno studio di come potesse essere questa lavatrice. Abbiamo preso come esempio la figura della “miss”, dunque Candy è la miss delle lavatrici; partendo da questa idea iniziale, analizzando diverse imitazioni e parodie delle reginette di bellezza che sono state fatte nel tempo da diverse attrici comiche, mi sono un po’ ispirata a questo. Successivamente ho cercato di dare un mio modo di rappresentare una lavatrice frivola ma allo stesso tempo capace di raccontare una storia drammatica“.
Questo è uno spettacolo che parla di donne ed è molto vicino a loro: essendo voi due ragazze, quanto pensate che possa aver inciso il vostro essere donna per entrare bene in questo testo sia come autrice, sia come interprete? Qual è il vantaggio di essere una donna quando si lavora a copioni come questo?
Giulia: “Forse dico una stupidaggine ma mi viene subito da pensare che noi donne tendiamo ad essere sicuramente più autoironiche, almeno quando si parla di attrici; la categoria degli attori uomini è molto meno capace di prendersi in giro e in quel caso c’è forse una seriosità troppo esasperata. Iris ed io per fortuna siamo piuttosto autoironiche e ci siamo quindi approcciate al testo nel modo migliore“.
Iris: “In un certo modo abbiamo voluto giocare e credo che abbiamo giocato bene. Naturalmente nei confronti del personaggio di Elena ci sono ben altri sentimenti e gli stessi sentimenti li ho provati anche per il personaggio della moglie del caporale: un senso di strana pietà. Trattandosi di un argomento estremamente delicato il mio avvicinarmi a questi personaggi è stato necessariamente molto cauto“.
Giulia: “Anche io, nei confronti di Elena, ho provato una profonda tenerezza, sia come donna, sia come attrice e in entrambi i casi verso Elena viene soltanto voglia di salvarla. Ecco: ho provato empatia“.
Gabriele Amoroso