La seconda parte della stagione del Teatro Argot Studio si apre con la tappa romana di “Best Friend” di Giuseppe Tantillo, in scena dal 22 al 27 gennaio. L’autore e attore palermitano riporta sul palco dello storico teatro di Trastevere il suo primo testo, che nel 2013 gli valse la menzione speciale del Premio Riccione per il Teatro. In questa versione il suo compagno di scena è Francesco Brandi
Chris e Davi sono due compagni delle elementari che per affetto e lealtà avrebbero sicuramente l’approvazione di Seneca. Lo scenario che si apre al pubblico è una scalinata bianca, forse quella della scuola, luogo di incontro e confidenze dei compagni che rubano ogni momento della ricreazione o del pomeriggio per stare insieme.
Tra confessioni amorose, sconvolgenti scoperte e piani di fuga in autostop, la base di tutto è la condivisione: amicizia, infatti, significa avere qualcun altro insieme a te mentre scopri il mondo, per non essere mai solo, neanche nei sentimenti. I due ragazzi condividono persino la stessa fidanzata (cosa leggermente più complicata da gestire quando si è adulti).
Il pittore e scultore Antonio Panzuto ha costruito per “Best Friend” una scenografia scomponibile che permette agli attori di manipolare lo spazio nello stesso modo in cui i bambini giocano con le costruzioni. La scala, che normalmente costituisce un luogo di passaggio, diventa anche il ritrovo e l’ambiente privato dei due gregari. Le loro sagome, rigorosamente munite di zainetto, si stagliano contro il fondale dai colori cangianti che evoca allo stesso tempo paesaggi e il susseguirsi delle stagioni e del tempo atmosferico sulle note di “That Boy” dei Beatles.
Il migliore amico ci rende più forti, è al nostro fianco nel reagire alle difficoltà, ed è quello che dice “sento il bisogno di essere triste quanto te”. Quando i giri della sorte vogliono allontanare Chris e Davi, e il tempo a loro disposizione si riduce d’improvviso, essi rimediano prontamente con patti di sangue e rituali di fumo, perché è tipica dell’infanzia anche l’ostinazione e l’inventiva nel voler trovare soluzioni.
Attraverso questa dinamica l’autore riesce a superare certe pastoie e limiti dell’età adulta e fa parlare due bambini di 10 anni con una saggezza e un linguaggio che oltrepassa il realismo ma rende il tutto ancora più vero. Emerge un rapporto sincero e naif che, grazie alla spontaneità della giovinezza, riesce ad elevarsi a un’altezza che ha qualcosa di sacro.
L’infanzia è un’età curiosa: i giorni sembrano durare all’infinito e le delusioni d’amore possono guarire in mezz’ora. “Best Friend” riesce dunque a connettersi profondamente alla memoria emotiva del pubblico e parla a una parte di noi che capisce benissimo cosa significa il bacio che Chris e Davi si danno per salutarsi.
C’è qualcosa di magico nel modo in cui i bambini riescono a stringere nodi e creare legami che restano saldi per una vita, ed è possibile perché la gioventù riesce ancora a credere nei simboli, per cui fumare del tè ha lo stesso effetto che fumare della marijuana; ci si ricorda bene che la cosa importante è condividere un’esperienza.
L’interpretazione di Tantillo e Brandi esprime efficacemente la dimensione infantile senza mai cadere nella macchietta; gli attori sanno dosare con dovizia le emozioni e l’intimità tra i due amici e, mentre ci fanno affezionare a Chris e Davi, ci ricordano anche della nostra infanzia, e di quel senso di comunione che solo gli amici ci sanno dare.
Maria Costanza Dolce
Teatro Argot Studio
dal 22 al 27 gennaio
Best Friend
testo e regia Giuseppe Tantillo
con Francesco Brandi e Giuseppe Tantillo