Erotismo, passione, tensione e gelosia cieca, sono gli ingredienti essenziali del thriller a sfondo psicologico portato in scena alla VII Rassegna del Roma Fringe Festival da Pietro Naglieri e Ida Vinella
Il soggetto di Nicola Grimaldi pone al centro della tortuosa vicenda il rapporto perverso e oscuro di due coniugi, Marco e Clara, legati da una torbida e morbosa relazione sessuale e sentimentale.
I racconti e le confessioni intime di Marco, spesso solo in scena, accompagnano l’attesa estenuante dell’amante, sognata a più riprese in ruoli sempre differenti: una volta “Clara” veste i panni di un hostess accattivante, poi improvvisa sensuali performance durante una cena tra amici, infine, l’amata prende il ruolo di una russa glaciale e irraggiungibile.
Le visioni ad occhi aperti di Marco si sovrappongono a un susseguirsi di interrogatori, alibi e nuove ammissioni della moglie, che sembrano smentire quelle dell’amato: i due si contraddicono in continuazione e l’unico punto di incastro e di contatto reale è la dipendenza sessuale patologico-psicologica che li lega.
Il labirinto di fuoco che avviluppa i due amanti li trascina inesorabilmente in una discesa agli inferi che porterà alla morte di uno dei due: in un gioco al massacro, Eros e Thanatos, sono avvinti da una morsa che stringe le due personalità fragili in un vicolo cieco, dove la passione lascia il posto alla gelosia cieca.
Il registro scelto da Naglieri è volutamente cinematografico, e si sposa perfettamente con l’atmosfera tipica dei thriller e con i toni intimi della relazione chiaroscurale di Marco e Clara. L’intreccio, complessivamente, riesce a regalare una buona dose di suspance in più punti della pièce, ma lo spettatore, alla fine, rimane con più di una domanda irrisolta.
La perversione sessuale e il gioco di ruoli che lega i due amanti, infatti, vengono accennati e sembrano funzionali alla ricostruzione del caso, ma il gioco intrigante che li unisce non sembra giustificare fino in fondo l’omicidio di uno dei due. Il giallo a sfondo erotico dunque si incastra con le pagine di cronaca nera ma senza approfondirne gli aspetti psichici.
“Ladro di saponette” sebbene si presenti come un giallo psicologico a tutto tondo, e pur essendo una rappresentazione godibile e apprezzabile, non riesce però a spingersi fino in fondo: tocca solo la superficie delle patologie e delle personalità dei personaggi, senza giungere al cuore dei protagonisti e del caso.
Lo spettacolo quindi rimane una costellazione di indizi che servono alla ricostruzione dell’indagine ma che approfondiscono poco le motivazioni interiori dei protagonisti.
Sarah Mataloni
Roma Fringe Festival 2019
24, 25 e 26 gennaio
Ladro di saponette
soggetto Nicola Grimaldi
scrittura teatrale Pietro Naglieri
regia Pietro Naglieri
con Pietro Naglieri e Ida Vinella