Assaggi fondenti
Paolo Triestino e Giovanni Baglioni ci fanno scoprire i segreti del cioccolato. Al centralissimo Teatro Flaiano di Roma, fino al 17 febbraio, sarà possibile immergersi nell’arte sacra della degustazione del cacao, bianco o nero che sia, attraverso un’esperienza catartica
Ognuno di noi ha le sue preferenze. Noi le abbiamo al 70%. Un sacchetto ben confezionato, pieno di cioccolatini bianchi o neri, viene distribuito agli spettatori prima di entrare in platea, i quali, durante la rappresentazione, riceveranno precise istruzioni per l’uso.
La sala è assai gremita: le luci si accendono sul palco inquadrando il giovane chitarrista romano e l’attore, che calca le scene dagli inizi degli anni ’80. All’interno di una scenografia composta da pochi elementi, curata da Francesco Montanaro, e grazie a una regia davvero essenziale, si allineano pensieri e considerazioni circa i benefici e gli svantaggi del degustare il cacao, sui quali Triestino, amante dell’amaro 100%, pone l’accento.
Di pari passo alla narrazione fluiscono ricordi, storie e aneddoti, testimoni di esperienze personali degli artisti. E non solo. Ci troviamo immersi in un’esperienza catartica in cui anche statistiche e processi chimici aiutano a comprendere quanto cioccolato si consumi nel mondo e cosa entra in circolo quando se ne assapora un pezzo. Il tutto condito da ilarità, spensieratezza, nostalgia e tanta tanta perplessità sul perché esista la cioccolata bianca!
Dalla millenaria storia della pianta del cacao, il “cibo degli Dei”, coltivata dai Maya nelle terre messicane, si giunge alle reminiscenze dell’infanzia di un bambino, il quale narra della barretta di cacao bianco e nero, appartenuta a un’epoca ormai lontana. L’atmosfera si fa poi più sarcastica: l’interprete impersona un sacerdote che si presenta con il “Testo Sacro della Nutella” dal quale viene tratto il sermone “Nutella Nutellae” scritto da Riccardo Cassini, declamato con un umoristico accento latino.
Una vicenda struggente ci porta in Germania, durante il periodo del nazismo e dei caffè dove si godeva della cioccolata calda. Un racconto sentito e intimo, per confluire successivamente nel limbo con l’ultimo dolcetto rimasto e i suoi famosi messaggi contenuti nell’involucro.
“Il leggero fragorio dello scartamento invade la sala!” – Anonimo
La serie di scene ci riporta un po’ indietro nel tempo e – al tempo stesso – ci fa prendere coscienza di quanto spazio dedicare a noi stessi e ai vizi che più sentiamo nostri. L’intento di Triestino e il giovane Baglioni è dunque farci entrare nell’emozione, ossia ciò che percepiamo durante l’assaggio del gusto a noi più gradito.
L’evocativo accompagnamento musicale inoltre è un ottimo compagno di viaggio: Giovanni Baglioni, che già abbiamo avuto occasione di incontrare in altri contesti, con il suo particolare modo di suonare la chitarra, incanta. Le sonorità dolci e tranquille, leggiadre e andanti, dai timbri primitivi, sono eseguite con maestria e sono una cura per l’anima: ci fanno viaggiare lontano, verso universi sconosciuti e magici, attraversando così altre terre, altri confini, altri paesaggi.
Il musicista si avvale di una mini tastiera – sintetizzatore elettronico, creando sottofondi armonici che vanno a combinarsi con i brani da lui suonati alla chitarra. In questo modo segue con stile la recitazione di Paolo Triestino in una pièce che, costruita con più brio, dona un punto di vista originale sul cioccolato, puntando alla nostra sensorialità.
Annalisa Civitelli
Foto: Civitas Creativa
Teatro Flaiano
dal 13 al 17 febbraio
Note di cioccolata
scritto e diretto da Paolo Triestino
musiche Giovanni Baglioni
scene e costumi Francesco Montanaro
luci Alessandro Nigro
creazioni di scena Giada Centola
collaborazione Gianluca Volpetti