L’Accademia nazionale d’Arte drammatica Silvio D’Amico presenta “Cechov”, uno studio degli allievi registi del secondo anno sui testi di Anton Cechov, nato da un’idea di Giorgio Barberio Corsetti, attuale direttore del Teatro di Roma. Dal 25 febbraio all’8 marzo 2019, tre spettacoli hanno messo alla prova la capacità di altrettante nuove figure della regia teatrale italiana permettendo agli spettatori di assistere a dei lavori senza dubbio interessanti nei quali, oltre ad essere evidente la cura, l’attenzione e l’abilità di questi giovani registi, emerge anche il talento di nuove leve della recitazione che, seppur poco più che maggiorenni, dimostrano già una bravura incredibile. Il 7 e l’8 marzo è stata la volta di “Ivanov”, dramma del 1887
La storia del trentacinquenne Ivanov, funzionario statale, borghese, depresso e indolente, è una storia che parla di vecchiaia e giovinezza, malattia e morte, avidità e sospetto ma anche di amore. Combattuto tra due donne, la moglie Anna e la giovane Sasha, Nikolaj Alekseevič Ivanov si dimostra come un personaggio complesso ma negativo e diventa un catalogo di difetti di comportamento nel quale ognuno può trovare una caratteristica personale e uno spunto di riflessione sulla natura dell’uomo.
Lo spettacolo è uno studio di regia, di conseguenza è la messinscena ad avere il ruolo principale all’interno di tutta la rappresentazione, tuttavia ciò che colpisce davvero è l’insieme dei giovani attori che, sotto la guida della brava Francesca Caprioli, mostrano una sorprendente bravura e un fortissimo desiderio di stare sul palcoscenico che trascina ed emoziona.
La regia della Caprioli è una regia tipica di un’artista giovane e piena di entusiasmo: lo spettacolo è ricchissimo di idee e trovate spesso geniali ed è soprattutto abbondante nella sua costruzione. Alla Caprioli si può dunque perdonare anche qualche eccesso dettato sicuramente da una genuina voglia di fare.
Nonostante questo, c’è un malfunzionamento all’interno della rappresentazione che non può non essere sottolineato: il terzo atto è estremamente piatto e pesante sia nella sua scrittura, non ce ne voglia Cechov, sia nella sua direzione. Non si riesce infatti mai a trovare una chiave che possa sbloccare un lunghissimo momento di stasi in balia di dialoghi interminabili lasciati quasi privi di qualsiasi indicazione registica; l’ottimo ritmo mantenuto fino a quel momento improvvisamente inizia a perdere potenza sempre più velocemente fino a restare sospeso in un tempo che sembra quasi dilatarsi pur restando sempre uguale a se stesso.
All’infuori di questo frangente, resiste però la particolarità del lavoro di Francesca Caprioli che, per la quasi totalità dell’azione, ricorda un’interessante atmosfera brechtiana e sfrutta perfettamente la bellezza dell’illuminazione di scena e soprattutto l’elegantissima sede che ospita la pièce, una delle sale dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia in via Vittoria, nella capitale.
Tra i nuovi giovani talenti impegnati nello spazio scenico, Federico Fiocchetti è senza dubbio il primo fra tutti destinato ad una splendida carriera di attore.
Gabriele Amoroso
Teatro Studio Eleonora Duse – Accademia nazionale di Santa Cecilia
7 e 8 marzo 2019
Ivanov
di Anton Cechov
regia Francesca Caprioli
con Massimiliano Aceti e gli allievi del II anno del corso di recitazione dell’Accademia nazionale d’arte drammatica Silvio D’Amico: Federico Fiocchetti, Enrico Inserra, Ilaria Martinelli, Luca Nencetti, Davide Panizza, Sofia Panizzi, Eros Pascale, Evelina Rosselli, Lena Sebasti
scene Massimo Troncanetti
costumi Francesco Esposito
luci Gianluca Cappelletti
supervisore al suono Hubert Westkemper
assistente alla regia Fabio Condemi
Foto Tommaso Le Pera