Al teatro Golden di Roma la rassegna musicale “A tu per tu con…” vede la Direttrice Artistica Grazia Di Michele proporre cantautori nostrani in spazi intimi e non commerciali. Lo scorso 23 marzo Morgan ha dato il via alla mini manifestazione canora, ideata per intrattenere il pubblico con sonorità acustiche dalla fine di marzo e per le prime due settimane di aprile. Il 3 e il 4 aprile è stata la volta di ‘A tu per tu con Bungaro’ che dona al pubblico una storia di professionalità
Dopo lo stravagante Morgan, Mimmo Cavallo, Carlo Marrale e Syria è stata la volta di Bungaro seguito da Marella Nava, Grazia Di Michele, Alberto Fortis, Rossana Casale e Max Maglione, che chiuderanno gli incontri ravvicinati con il pubblico il 12, 13 e 14 aprile.
Ad aprire la performance è la giovane cosentina Ida Scarlato presentata dalla Di Michele, già talent scout da molti anni. La Direttrice del progetto tiene a precisare che questa avventura accosta lo spettatore al cantautore attraverso un “rapporto oculare” essendo lontani dai grandi spazi a cui di solito siamo abituati.
La cantautrice in erba si introduce con tre brani da lei scritti e composti. Accompagnata al pianoforte da Giuseppe Santelli con la prima canzone ci ricorda il rapporto genitori/figli, allo stesso tempo vicini e lontani nel difficile ruolo di entrambi.
La voce pulita si accompagna alle sonorità morbide. “Sai che c’è” è la seconda aria che la Scarlato ci dona. Parla di amore tra paure, scoperte, mancanze e attese; il ritmo ondulato la rende soave all’ascolto. “Tutti i miei giorni” presenta nuance jazz, diversificandosi dalle precedenti.
Segue Bungaro con la sua ensemble: Antonio De Luise (contrabbasso); Marco Pacassoni (vibrafono, percussioni e batteria); Antonio Fresa (pianoforte). La traccia musicale “Tra sette anni” apre il concerto intimo e prettamente acustico. Composta da Fresa ricalca le movenze del mare e le sue onde. Il video proiettato riprende le meduse e i loro filamenti, andando a ritmo della musica così profonda e nostalgica. Il finale in jazz sfuma su un sali e scendi che trascina.
“Il deserto” entra come un vortice delicato. Poetica e ricercata invoca speranza rinchiusa in una sofferenza: “[…] perché c’è speranza che il nostro deserto diventi giardino […]”; è un brano che si estende nell’etere tra contrabbasso e pianoforte, creando una musica struggente, dalle note ondeggianti e andanti, che racconta un dolore d’amore.
Il cantautore ci racconta poi come è nata “Apri le braccia”. È la versione italiana di “Stop Making Sense” dei Talking Heads.
Dal carattere moderno e dal ritmo rapido ricorda la vita frenetica di oggi giorno, in cui siamo confusi dentro le città e le nostre vite caotiche, in un turbine assennato.
Si passa dal romanticismo con “Agisce Agisce” dal ritmo latino e un pizzico di jazz, alla delicatezza con la napoletana “Passione”, mentre sul video scorrono i disegni animati di Carlo Montanari. La voce calda e particolare del cantautore pugliese rende tutto magico e suggestivo tanto da offrire un concerto piacevole all’ascolto.
“Il mare immenso” dai toni morbidi e romantici lascia spazio a quelli swing e giocosi de “Il prato”, in cui i vocalizzi di Bungaro vanno ad unirsi alla partecipazione essenziale del pubblico – richiesta da lui stesso – con lo schiocco di dita. Qui la semplicità e il potere dell’amore si percepiscono in modo peculiare; “Se rinasco” parla di protezione, di cura, di accudimento e di crescita: “se mi ami davvero comincia“; al contrario è più cadenzata e suonata al solo pianoforte dai tre musicisti.
“Occhi belli” ritorna dopo un po’ di anni: qui il desiderio d’amore è forte, è epidermico, quasi tormentato. Più armonica e leggiadra è “Imparare ad amarsi” eseguita alla chitarra. “Guardastelle” è un altro testo sofisticato che ha preso vita dopo la lettura de “Il Piccolo Principe”. Si sogna perdendosi nello spazio siderale. Subentra poi il dialetto con “La donna riccia” (Domenico Modugno) un motivo allegro ed estroverso, che verte tra la taranta e il jazz.
Verso il termine ascoltiamo attenti “Perfetti sconosciuti”– piano e voce – che avvicina Bungaro al suo amore per il cinema (è la colonna dell’omonimo film diretto da Paolo Genovese) e “Lo viddicu di lu mundo” – L’ombelico del mondo –, una ripresa della famosa canzone di Jovanotti ma in dialetto pugliese. Carica di ritmo, risulta battente e ballabile.
Fanno da cornice “Amore del mio amore” anch’essa delicatissima, quasi una lirica cantata, traduce un amore ormai distante ma che si equipara all’eloquenza tipica di Bungaro; con “Io non ho paura”, “A me non devi dire mai” e “Quando torni” ci sentiamo davvero coinvolti e sicuramente assorti e presi dalle canzoni romantiche, dense di rime tonde e di amore, fatto anche di attese, di vita di tutti i giorni e di destini che si incrociano, espressività malinconiche che contraddistinguono il cantautore pugliese sin dagli esordi.
Annalisa Civitelli
Foto: Debora Tofanacchio
Teatro Golden
3 e 4 aprile
Bungaro
Maredentro
Bungaro chitarra e voce
Antonio De Luise contrabbasso
Marco Pacassoni vibrafono, percussioni e batteria
Antonio Fresa pianoforte
Opening Act Ida Scarlato