Un’esperienza immersiva
Il teatro Garbatella di Roma ospita “La Fleur – il fiore proibito”, una performance di teatro immersivo che sorprende il pubblico non soltanto per la perfezione tecnica della realizzazione ma soprattutto per l’esperienza che il pubblico stesso si trova a vivere per le quasi tre ore della rappresentazione: si è fisicamente dentro la storia e si interagisce totalmente con gli attori i quali eseguono una performance sfiancante ma magistralmente coordinata dal regista, Riccardo Brunetti
La famiglia romana degli Andolini tiene in mano una parte della capitale con il gioco d’azzardo, lo sfruttamento della prostituzione e lo spaccio di sostanze stupefacenti. Uno degli ultimi colpi messi a segno però li porta ad avere la polizia con il fiato sul collo e da quel momento inizierà un pericoloso gioco di alleanze, voltafaccia e sospetti dalle conseguenze imprevedibili e soprattutto irreversibili.
La primissima considerazione da fare è che questo massiccio lavoro firmato dallo stesso regista Riccardo Brunetti insieme a Francesco Formaggi e Alessandro D’Ambrosi non è uno spettacolo teatrale: “La Fleur – il fiore proibito” è, così come ampiamente spiegato a partire dalle note di regia, un’esperienza immersiva a trecentosessanta gradi.
L’immersive theater è una forma di arte performativa che permette allo spettatore di interagire, toccare, vedere senza filtri, usare tutti e cinque i sensi all’interno di una rappresentazione in cui non c’è palcoscenico, non c’è sipario, non ci sono quinte e tutto ciò che compone la messinscena è assolutamente realistico.
Gli ampi spazi del teatro Garbatella di Roma permettono di ricreare in maniera fedelissima quelli che sono gli ambienti protagonisti della storia: un nightclub, uffici privati, un laboratorio di realizzazione di droghe, passaggi interni ed esterni, tutti dettagliati perfettamente, dai pavimenti all’illuminazione.
In queste aree gli attori recitano spostandosi da una zona all’altra creando continuamente cambi scena a seconda dello spazio occupato e dei membri del cast coinvolti; è in questa costruzione scenica precisa al secondo che si inserisce il pubblico, al quale viene data la possibilità di seguire i passi degli attori che preferisce oppure le azioni che si susseguono in un determinato ambiente, dal momento che sono sempre almeno quattro le scene che si svolgono contemporaneamente.
Questo potrebbe far pensare a una situazione estremamente caotica e difatti lo è nei primi minuti della performance: la magia dell’immersive theater però fa sì che nel giro di venti minuti dall’inizio dell’atto tutto diventi lineare e ordinato sia per gli attori sia soprattutto per gli spettatori che, trovandosi necessariamente a privilegiare scena dopo scena soltanto una parte della rappresentazione, riescono comunque a trovarsi di fronte una visione chiara e globale della storia.
Questa è una messinscena corale sotto ogni punto di vista: è sterminato l’elenco delle persone che hanno contribuito alla realizzazione del lavoro così come chiaramente i protagonisti veri e propri, gli interpreti, che tra elementi validissimi, ed altri forse meno, riescono a creare un’esperienza, così come viene chiamata dalla produzione stessa, che funziona perfettamente come fosse un ingranaggio costantemente oliato.
Il merito della netta riuscita di questo esperimento teatrale è del regista Riccardo Brunetti che coordina senza neppure un inciampo una macchina che procede in maniera infallibile sia sotto il punto di vista tecnico sia – ancor di più – sotto il punto di vista artistico: il copione è corposo, solido, accattivante e scritto benissimo, costruito come se constasse di capitoli che si svolgono su binari paralleli che alla fine, però, si incontrano.
L’esperienza del teatro immersivo deve essere vissuta in prima persona per poter essere compresa ma si può affermare che la sua sostanza coinvolge veramente su tutti i fronti, a maggior ragione nel caso di questo spettacolo che insiste su temi contemporanei, conosciuti da tutti e che nella fattispecie toccano da vicino la realtà romana di questi ultimi anni.
Sarebbe ingiusto e mortificante definire la prova dell’immersive theater come “divertente” ma non si può negare che alla fine di quasi tre ore di azione così vivida tra trama, battute, costumi, scenografie e ritmo, lo spettatore sia piacevolmente appagato senza neppure sentire il peso di aver seguito il cast in un lunghissimo andirivieni privo di pause.
Gabriele Amoroso
Foto Ilaria Giorgi
Teatro Garbatella
dal 17 al 19 maggio
La Fleur – il fiore proibito. Un’esperienza immersiva
di Riccardo Brunetti, Francesco Formaggi e Alessandro D’Ambrosi
regia Riccardo Brunetti
con Adriano Saleri, Alberto Mosca, Alessandro D’Ambrosi, Alessandro Di Somma, Anna Maria Avella, Azzurra Lochi, Carlotta Sfolgori, Chiara Capitani, Costanza Amoruso, Cristiano Zingaretti, Dario Biancone, Diego Migeni, Elisa Poggelli, Elisabetta Mandalari, Emiliano Morana, Fabiana Reale, Gabriella Indolfi, Geremia Longobardo, Leonardo Bianchi, Licia Amendola, Luisa Belviso, Malvina Ruggiano, Marco Usai, Marco Zordan, Martino Fiorentini, Matteo Minno, Riccardo Brunetti, Sandra Albanese, Silvia Ferrante, Susanna Valtucci e Valeria Romanelli
staff Paola Caprioli, Emmanuele Mazzuca, Claudia del Gatto, Allegra Indraccolo, Emiliano Trimarco, Amanda Lochi, Ilenia Lanni, Valentina Giorgetti, Giulio Di Pietropaolo, Marilina Marino, Ilaria Giorgi, Emanuela Masia, Simone Petrucci, Massimo Morlando, Roberta Avella, Maria Tritto, Maria Costanza Dolce, Mattia Lauro
costumi Sandra Albanese
luci Simone Palma
scenografia e maschere Ilaria Passabì
elementi scenografici addizionali Raffaele Settembre, Martina Giannico
responsabile set-up Anna Maria Avella
responsabile performer Azzurra Lochi
allestimento Project XX1 e Accademia Albertina di Belle Arti di Torino
interventi scenografici Donato Marrocco
foto e elaborazioni grafiche Ilaria Giorgi
in collaborazione con Associazione Culturale Controchiave, Teatro Garbatella, Cinecittà World, Teatro Studio Uno, Accademia Albertina di Belle Arti di Torino.