C’era una volta un caminetto improvvisato
Il nuovo spettacolo satirico di Daniele Fabbri, “Fakeminismo”, approda a Roma sul palcoscenico del prestigioso Lunga Vita Festival, in una bella serata di mezza estate. All’interno di una location d’eccezione ed altamente suggestiva, l’Accademia Nazionale di Danza, sita tra il verde notturno della Roma bella che piace a noi, lo stand up comedian ritorna a far “sparlare” di lui
Dopo essersi già esibito lo scorso 20 dicembre col monologo dissacratore “Il Timido Anticristo” al Teatro Parioli Club capitolino, l’artista torna a giocare anche in questa occasione con la religione, il sesso e soprattutto le donne: donne amate, simpaticamente derise, “scopate”, coccolate, dissacrate, osservate ma soprattutto, ascoltate.
Una sorprendente comprensione della complessa sfera emotiva femminile diventa protagonista assoluta della pièce: Daniele Fabbri, autore ed interprete del testo, ci stupisce piacevolmente, rivelando una crescita artistica ormai acclamata e indiscutibile.
“Ho 36 anni, sono single, maschio eterosessuale ma non per colpa mia. Ho ricevuto una educazione cattolica, e questo mi ha insegnato che i miei impulsi sessuali sono sbagliati e pericolosi. Ma sono anche figlio del patriarcato, e questo mi ha insegnato che se non metto il mio pene al primo posto, sono un fallito”. (cit. Daniele Fabbri)
Se è vero che il nuovo ed originale lavoro di Fabbri si presenta come “uno spettacolo che parla di donne, viste da un uomo che vuole cambiare il suo modo di parlare delle donne”, è altresì corretto dire che l’approccio di questo carismatico omuncolo al tema appare tuttavia quello tipico inesperto degli adolescenti in piena crisi esistenziale, che si interrogano sui “perché” delle donne.
Donne insicure. Perché? Donne che odiano gli uomini. Perché? Donne oscene. Perché? Donne che amano altre donne. Perché? Donne che vincono. Perché? Donne che osano. Perché? Donne che offendono. Perché? Donne che si offendono. Perché?
Essenzialmente “perché?”.
Questo è il bello delle donne, ed ecco il sacrosanto “perché”.
Difatti, l’autore stesso ha cercato di studiarne fino in fondo la natura complicata e vorticosa attraverso un attento e certosino lavoro di ricerca, ascoltando le confessioni, le confidenze, le esperienze delle creature femminili da lui stesso amate e frequentate; Fabbri dunque ci regala due ore di puro divertimento, genuino ma soprattutto vero, una sincera e spesso semplice cruda realtà dei fatti.
Mediante un linguaggio puro, affatto artificioso e manierato, a tratti volgare e spinto, arricchito da una gestualità scenica quasi pornografica, il comico grottesco, classe ’82, ci racconta di messaggi – “al limite di…” – sui social e di altrettante imbarazzanti pseudo fan; ci narra, senza ometterne i particolari, le difficoltà di un uomo alle prese intime con una donna al primo giorno di mestruazioni, calandosi nei panni della “natura ossitocinica femminile” al punto da immaginare se medesimo con un improbabile ciclo da gestire, grazie alle tante ormai inflazionate applicazioni telefoniche come Flo o WomanLog.
L’attore in scena è perfettamente truccato come una bella signorina, la “dea con la vagina”, che perennemente l’uomo teme, schiacciato dalla suprema e coraggiosa presa di posizione che contraddistingue quasi tutte le creature del gentil sesso, le quali oggi si fortificano dietro lo scudo di un sempre rinnovato Femminismo Radicale, Sociale ed Intimo.
L’eterna lotta della vagina grammaticale e del patriarcato fallico come a dire: “In tutta questa confusione, un giorno ho incontrato il femminismo che mi ha spiegato che sbagliano entrambi. Mi sembri interessante Femminismo, ti sto ascoltando. Ma ogni tanto, se ti piaccio, scopiamo?” (cit. Daniele Fabbri)
Daniele Fabbri quindi si interroga sul femminismo, o almeno così dovrebbe essere, ma di fatto ciò che percepiamo è fondamentalmente una lunga riflessione tra il consueto e consumato rapporto uomo-donna: lo scontro perenne tra “l’alien famelico” che l’essere maschile ha tra le gambe e “la grammatica cervellotica intellettuale” della femmina, che rivendica da sempre la parità dei sessi; l’eterno scontro tra il “patriarcato vocale della coscienza del maschio”, le personalità multiple sessiste che ossessionano l’uomo, ed il “Girl Power”, il femminismo consueto che grida, urla e si strazia.
Tanti sono i temi trattati, dalla perenne educazione cattolica ai primi approcci sessuali, la masturbazione, i vizi, le deviazioni, le esperienze atipiche, gli incontri al buio, gli approcci tossici e stucchevoli dell’era dei social. Il tutto proposto in modo elegante, volgarmente “detto e non detto”, un’espressione scenica colorita spesso anche troppo esplicita, che ci mostra una nuova e sorprendente tecnica attoriale di Fabbri stesso, autore di se medesimo a tutto tondo ormai.
Un bell’ometto piccino, grandi occhi azzurri, una voce sottile ma potente: un maschio sfacciato, ma di altri tempi, che non può che arrendersi all’inarrestabile e sempre crescente determinazione anche emotiva delle donne. Donne dunque, femmine, vagine amorevoli, guerriere succinte, creature magiche, a cui spesso basterebbe semplicemente essere accolte in casa per essere ascoltate, comprese e coccolate mentre pacatamente “Tu maschio, improvvisi un caminetto!”.
Vania Lai
Foto Giacomo De Angelis
Foto di copertina Nicola Bernardi
Accademia Nazionale di Danza
18 luglio
Fakeminismo
di e con Daniele Fabbri
a cura di Altra Scena