Sotto i riflettori della bellezza
Eccoci di ritorno dopo una settimana di pausa e di riflessioni. Reduci dall’Eurovision Song Contest, in cui il nostrano Alessandro Mahmood è stato purtroppo superato dall’olandese Duncan Laurence con “Arcade” e in cui il livello musicale proposto non è stato dei migliori, potremmo dire uniforme, se non per alcune esibizioni che avrebbero meritato i primi posti, ci apprestiamo alle elezioni europee.
Qui, nel frattempo, la politica continua a “fare e dare” spettacolo, stancando un poco la gente tra esternazioni e giochi di potere, due ragazzi corrono sull’autostrada del Sole a 220 km orari, filmandosi addirittura, per poi trovare la morte, mentre l’altra faccia del mondo ci indica qualcosa di diverso.
Roma si è vestita di rosa dal 16 al 19 maggio: al Circo Massimo sono state dedicate quattro giornate alla “Race for the Cure” – come di consueto – che avvicina molte donne alla prevenzione del tumore al seno, alla solidarietà e al benessere attraverso controlli ed esami gratuiti, sport e salute (Bari: 17/19 maggio; Bologna e Pescara: 20 /22 settembre; Brescia e Matera: 27/29 settembre).
Oggi, invece, la “Festa dei Popoli”, alla sua 28° edizione, si è svolta a Piazza San Giovanni in Laterano. Ha visto coinvolte le comunità cattoliche immigrate della Capitale, le quali si sono riunite al motto: “Nella casa comune un’unica famiglia umana”. Questa festa ha così aperto le porte alle differenze culturali, riunendole in un’unica grande e colorata piazza grazie ai gruppi etnici della capitale. Dunque voglia di convivialità tra danze, cibi, spettacoli, concerto finale e tanta voglia di stare insieme ai cittadini.
Proprio un senso europeo e mondiale, verrebbe da dire, respirato qui nella capitale al fine di divulgare un unico messaggio: “pace per tutti”. Questo si scontra con la chiusura dei porti alle navi che salvano i migranti in mare e di conseguenza aumentando una chiusura mentale e di accoglienza che porta il nostro paese ad essere sempre più intollerante.
E’ dunque in questo modo che si risolvono i problemi? E’così che i confini non posso essere superati? Senza creare aggregazione? Certo è che se una persona si mette in cammino verso un’altra terra, è perché nella sua c’è qualcosa che non va e non si vive affatto agiatamente.
Non tutti i mali però vengono per nuocere. Ogni tanto qualcuno vince sul male. Questo è l’esempio di Mohamed Keita che, dopo un lungo percorso da migrante e dopo tanta povertà, è riuscito a riscattarsi grazie alla sua macchinetta fotografica, con le sue foto che vengono dal cuore, immortalando società e angoli di Roma e non solo. Sarà presente alla Biennale di Venezia.
Per noi e per l’Italia è una grande vittoria, un modello da prendere in considerazione!