Questione di donne, questione di violenza: tra il rosso e la paura
In seguito ai tanti avvenimenti che si susseguono incalzanti in lungo e in largo per il mondo, oggi torniamo a parlare di femminicidio.
Quante volte ancora? La notizia che salta ai nostri occhi è che ogni quindici minuti si compie un reato sulle donne. Questo si traduce in una vittima ogni 72 ore. L’ultima in Sicilia lo scorso venerdì, proprio alla vigilia della giornata internazionale contro la violenza sulle donne: il 25 novembre. I dati aggiornati e diffusi dalla Polizia di Stato dunque rimangono sempre raccapriccianti.
Il 23 novembre a Roma si è svolta la manifestazione “Non una di meno” rivolta all’Universo femminile in nome della conquista della libertà individuale. Il corteo apartitico è iniziato a Piazza della Repubblica per terminare a San Giovanni. Aperto dall’Associazione femminile “Lucha Y Siesta”, il centro antiviolenza della capitale che rischia lo sfratto, ha visto la partecipazione di uomini che si sono uniti contestualmente alle donne che si sono riversate per le strade romane.
Al grido “Contro la vostra violenza siamo rivolta” si sono uniti degli slogan dedicati alla Sindaca, tra i quali spicca “Raggi, Raggi, tu cadrai, se i luoghi delle donne non difenderai”, riferendosi con esattezza alla “Casa Internazionale delle Donne” sita nel palazzo del Buon Pastore di Trastevere, che è ancora sotto il mirino della vertenza Campidoglio-M5s, che vuole la chiusura dell’attività.
Ma ancora servono tutte queste grida? Hanno il potere di smuovere le coscienze? Quelle di chi, con precisione? Perché gli uomini voglio sancire la fine della vita di una donna? Con quali diritti? Chi gli dà il permesso? Chi glielo concede? Perché non ascoltano i “no”, perché non accettano l’abbandono? Qual è il motivo che li spinge a perpetrare azioni di violenza?
Per quanto ancora dobbiamo assistere alle violenze e ascoltare delle brutali notizie? Ci sarà mai pace? Riusciranno mai le donne a varcare la soglia della violenza domestica e quella al di fuori? Riusciranno mai gli uomini a superare il desiderio di supremazia? Quali linguaggi adottare per fermare questo delirio?
Il fenomeno apparentemente subisce dei cali ma solo dal punto di vista delle armi da fuoco rispetto quelle da taglio adoperate per uccidere. Sicuramente bisogna agire in modo drastico, soprattutto punire con pene altrettanto pesanti che non inducano i giudici a giustificare gli uomini incapaci di frenare i loro impulsi feroci.
Nel frattempo cresce la consapevolezza dei delitti effettuati come la fiducia nelle denunce: aumenta pertanto la presa di coscienza di chi considera la violenza un reato. Ricordiamo inoltre che ad agosto scorso è stato introdotto il “codice rosso” grazie al supporto del Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e da Giulia Bongiorno, vero motore di questa approvazione.
Ma, ancora, l’80% delle donne rimangono in silenzio di fronte l’abuso e le cause maggiori si possono riassumere nel fatto che possono essere disoccupate e principalmente vogliono proteggere i loro figli che, a volte, rimangono orfani di madre. È infatti da sottolineare la raccolta dei fondi messi a disposizione dedicata a questi ultimi che permetterà loro di studiare e di vivere una vita dignitosa nonostante la grande sofferenza che ogni giorno li pervade.
Il coro delle manifestazioni si è propagato ed è arrivato anche in America Latina. Non dimentichiamo però che la Banca di Italia ha fatto una ricerca nella quale è emerso che le donne, se “sfruttate” meglio e in altro modo, farebbero salire il PIL di 1 punto e mezzo. Non ci rimane quindi “utilizzarle” in maniera positiva, di trattarle con tatto e donare loro rispetto e gentilezza per rinforzare la società affinché migliorarla.
Tutta questione di libertà. Quale libertà, però? Possiamo considerare il nostro e gli altri paesi liberi se poi le costanti minacce continuano a correre nel web con l’intento di offendere e “aggredire”?
Ilaria Cucchi decide di querelare Salvini (a seguito dei commenti espressi circa la morte del fratello) e viene minacciata sui social, mentre un professore vuole bocciare i suoi studenti se prenderanno parte alle manifestazioni indette dal neo “movimento delle sardine”. È diritto di libertà questo o no?