La “University College” di Londra ha pubblicato sul “British Medical Journal”, la sua ricerca fatta tra il 2002 e il 2018 rivolta a 6.700 persone over 50 su una particolare indagine sull’invecchiamento. Da questa indagine risulta che chi frequenta musei, gallerie d’arte ma anche cinema e teatro ha un’aspettativa di vita più lunga. È veramente possibile, dunque, che l’arte ovvero l’art theraphy ci migliori e ci cambi?
Dopo aver letto la notizia, che asserisce che “l’arte allunga la vita“, noi iniziamo a porci delle domande: a cosa serve l’arte? Perché assume un ruolo molto importante per il proprio equilibrio?
In effetti è così: come affermano i ricercatori dell’Università di Londra se le persone più spesso impegnassero il loro tempo in “sessioni di arte” minore sarebbe il rischio di morte e, a tal proposito, si effettuano ricerche per approfondire l’argomento; si pubblicano libri; infine, si scrivono articoli riguardo il benessere personale.
Non parliamo solo di pittura, di scultura e di teatro ma anche di letteratura e di musica classica. Inoltre, quante volte una canzone non ci ha fatto percepire emozioni e magari pensare che sia stata scritta apposta per noi? E ancora, quante volte abbiamo pianto o riso davanti a un film, e quante altre volte non abbiamo fermato il tempo custodendo un ricordo grazie a una fotografia?
Apprendiamo, invece, che in Canada, già dalla fine del 2018, gli specialisti dell’associazione Medici Francofoni Canadesi prescrivono la cosiddetta “cura dell’arte” con la cooperazione del “Museo delle Belle Arti” di Montreal: si potrà quindi entrare al museo gratuitamente e usufruire delle opere d’arte attraverso dei percorsi terapeutici adeguati per i pazienti. Questa strada apre le porte a cure innovative rivolte alle malattie di tipo sia fisico sia psicologico rispetto a quelle tradizionali.
La Direttrice generale del museo, Nathalie Bondil, spiega così la scelta: “Abbiamo studiato che gli ormoni del benessere che vengono secreti quando si pratica esercizio fisico, sono simili a quelli prodotti durante una visita al museo. Lo spazio neutro, bello, stimolante di un museo può aumentare l’umore, migliorare il benessere e offrire ai pazienti la possibilità di esplorare esperienze e sensi al di fuori della loro malattia. Possiamo aprire nuove porte, non solo per i pazienti, ma anche per i medici”.
Gli esperimenti dedicati a questo approccio moderno ha di fatto dato risultati sorprendenti: molti infatti sono gli effetti positivi che l’arte e la cultura in generale provocano sulla salute della cittadinanza. Ci sono molte possibilità che queste terapie vengano di conseguenza adottate in altre parte del mondo.
Art Theraphy: le virtù della creatività
L’arte e il suo valore significa lavorare con le emozioni: vuol dire, in qualche modo, dare voce alle parole, quelle che non si ha il coraggio di esprimere ed emergono attraverso un linguaggio non verbale. Quasi una sorta di valvola di sfogo.
Molti professionisti hanno infatti deciso di avvalersi dell’arte come metodo di lavoro iniziando da Carl Jung, psichiatra–psicoanalista svedese, che considerò l’arte un modo per esprimere le immagini appartenenti all’inconscio.
Anche Freud sviluppa un suo pensiero sull’art therapy, definendo un artista un “uomo che si distacca dalla realtà poiché non riesce ad adattarsi alla rinuncia al soddisfacimento pulsionale che la realtà inizialmente esige, e lascia che i suoi desideri di amore e di gloria si realizzino nella vita della fantasia”.
In questa maniera si iniziò a utilizzare l’arte come mezzo di guarigione di tante malattie, partendo dall’ansia ai disturbi post–traumatici, dalla disabilità alla depressione, fino ad arrivare al cancro, i cui benefici riducono gli effetti collaterali delle cure. Tuttavia per questo tipo di sofferenze l’art therapy non richiede talento: non conta il risultato ma lo scopo, quello di lasciarsi trasportare dall’emotività.
Suonare gli strumenti musicali per puro appagamento oppure pitturare, creare oggetti in ceramica o cucinare denota dunque una forma di un’auto–esplorazione; la danza o il teatro altresì dimostrano di riuscire a scoprire se stessi in modi nuovi, dando vita a qualche cosa di creativo. Il canto, per esempio, potenzia l’attenzione, il proprio valore e la memoria episodica.
Art Theraphy: i libri anti–stress
Sugli scaffali delle librerie si vedono già da anni dei volumi per adulti e non solo con forme da colorare ispirati ai Mandala, a immagini geometriche, mentre alcuni riproducono ambienti naturali e disegni tratti dall’arte egizia, dai Maya e dagli Aztechi, con molteplici altre scelte.
Libri, questi, adatti alle persone inquiete e spossate. Colorare infatti favorisce la concentrazione: entrano in gioco la parte logica per via delle figure (bisogna colorare entro i loro limiti), la creatività per via dei colori da adoperare e si risveglia l’amigdala, luogo in cui le emozioni si rintanano, come lo stress.
Da una parte, quindi, i colouring book aiutano a distogliersi dalle preoccupazioni, dall’altra ad avere una mente più libera, favorendo il rilassamento.
“Usare i pennarelli fa bene al nostro equilibrio interiore, e i libri da colorare per adulti stanno avendo grande successo”. Francia, Spagna, Inghilterra e Stati Uniti contraddicono la credenza che i colori vengano utilizzati solo da artisti, pittori, designer o illustratori. Colorare diventa una sorta di meditazione, facendoci entrare in una dimensione armonica in contrasto con i ritmi frenetici contemporanei.
Art Theraphy: il forte legame tra arte e anima
Insomma, non è solo una questione di fare arte ma diviene un modo di vedere: “L’arte chiama arte“, così recita un detto popolare. Per questo è importante partecipare ai festival letterari, andare ai concerti, nei musei e nelle gallerie, a teatro o vedere animazioni e arti digitali.
Un rapporto dettagliato dei dati (presentato a Helsinki) dell’Oms Regione Europa – Organizzazione Mondiale della Sanità –, dopo aver esaminato più di 900 pubblicazioni, avvalora la correlazione tra arte e salute. Le attività artistiche ristabiliscono la salute mentale, riducendo il senso di solitudine e la sedentarietà, con tutte le patologie connesse.
In quattordici anni di ricerche gli studi sull’art therapy hanno rilevato il 31% in meno del rischio di mortalità in coloro che hanno frequentato abitualmente musei e teatri, rispetto ad altri soggetti senza alcun interesse per l’arte, tenendo conto anche di altre condizioni che incidono sulla longevità (salute e vita sociale). Ulteriormente, ci si è resi conto che, anche chi ha preso parte ad attività collegate al mondo dell’arte – una o due volte l’anno –, ha avuto un rischio più basso di morte del 14%.
Per riassumere il concetto, si desume che tra arte e anima ci sia un legame molto forte. George Bernad Shaw lo avvalora: “Si usano gli specchi per guardarsi il viso, e si usa l’arte per guardarsi l’anima”. La metamorfosi interna pertanto non conosce età: si può iniziare in qualsiasi momento. Da bambini, da giovani, da adulti e da anziani, finché se ne sente una forte necessità.
Agnese De Luca
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