Quando il teatro non cattura la platea
Il gruppo teatrale “La corporazione” porta in scena al teatro Trastevere di Roma, dal 27 febbraio al 1 marzo, un adattamento di ‘Girotondo’ di Arthur Schnitzler che lascia profondamente perplessi: tra dialoghi aggiornati senza motivo, monologhi inventati e scelte registiche fini a loro stesse, lo spettacolo non convince assolutamente
Otto personaggi, il cui ruolo nella società si intuisce soltanto, interagiscono in una sorta di imperfetta reazione a catena intrecciando rapporti che vorrebbero essere amore ma che si limitano a un infecondo e insoddisfacente rapporto fisico condito da parole ripetitive e vuote.
L’opera dell’austriaco Arthur Schnitzler viene snaturata nella messinscena di Flaminio Perez: non è la riduzione del numero originale di attori a compromettere la riuscita dello spettacolo né tantomeno l’adattamento che avvicina il testo alla nostra epoca ma è la costruzione globale della rappresentazione a rendere ‘Girotondo’ indigesto agli spettatori.
Già dalle prime battute la pièce non riesce ad accattivarsi i favori della platea e la regia, che rimane uguale a se stessa lungo tutta la durata dell’azione, sembra un esercizio di stile mal riuscito. Nella totalità del lavoro i dialoghi degli attori e i loro movimenti non trovano mai un’armonia né la capacità di comunicare qualcosa: il concetto di infinito voluto da Schnitzler diventa così piatto tanto da apparire immobile.
Ciò che il copione originale racconta è una circolarità che non trova mai interruzione e che descrive in maniera ripetitiva ma eloquente l’incapacità di amare, rimanendo nei confini della facilità di un mero rapporto fisico. In questa versione non si riscontra nulla di tutto ciò, anzi, le azioni degli interpreti, che neppure si fanno ricordare per bravura, non trovano mai una corrispondenza con le battute che loro stessi pronunciano.
In quella stessa ruggine recitativa tutto risulta noioso, sterile e privo di sostanza, avvicinandosi molto di più alle atmosfere del teatro dell’assurdo che non alla drammaturgia di Schnitzler: nonostante quest’ultima sia nota per essere in effetti caratterizzata da tinte oniriche e simbolistiche, in questo caso manca la più banale estetica teatrale a sostenerla.
Giudicare in modo negativo l’arte è qualcosa che si fa sempre controvoglia ma questa versione di ‘Girotondo’ può essere definita soltanto un lavoro non riuscito.
Gabriele Amoroso
Teatro Trastevere
dal 27 febbraio al 1 marzo
Girotondo
di Arthur Schnitzler
regia Flaminio Perez
con Giulio Bellotto, Emanuele Galluccio, Michela Giudici e Alice Guarente