Da febbraio Netflix ha messo a disposizione di tutti gli utenti i film di animazione giapponese. Questo ha di fatto aumentato la curiosità intorno a questa piattaforma e non solo. Ha generato interesse anche intorno al mondo Ghibli: dunque, chi non ha mai avuto modo di esplorare l’universo delle “anime” potrà cominciare a farlo
Hayao Miyazaki, regista, sceneggiatore, animatore, fumettista e produttore cinematografico, insieme a Isao Takahata, anche lui regista, sceneggiatore e produttore cinematografico, nel 1985 ha fondato lo ‘Studio Ghilbi’.
L’inizio è stato determinante: la collaborazione tra Miyazaki e Yakahata per il film “Nausicaa: La valle del Vento” (1984) ha portato non solo alla creazione dello Studio stesso ma, al contempo, ha donato ai due registi un’indipendenza economica.
Libertà e creatività dunque, da sempre desiderate. I due, infatti, dal piccolo schermo volevano passare al cinema e creare delle animazioni di alta qualità con l’obiettivo di esplorare la profondità della mente umana e di conseguenza illustrarne le emozioni. I disegni animati constano di scenografie minuziose e incantevoli, mentre le azioni di ogni pellicola si devono all’abilità dei disegnatori.
L’intento è di far riflettere lo spettatore e colpirlo nell’animo mediante le immagini delicate e sofisticate. A tal proposito una delle frasi più famose dei fan Ghibli recita: “I film Disney toccano i cuori ma i film Ghibli toccano l’anima”. Possiamo affermare perciò che la libertà creativa del duo artistico conferisce un discreto successo alla produzione Ghibli che non si è fermata solo in Giappone, ma è andata oltre i confini del Paese del Sol Levante.
Gli argomenti affrontati dalle pellicole Ghibli
Le opere di Miyazaki e Yakahata si distaccano dai classici film di animazione a cui siamo abituati. Si possono pertanto considerare di nicchia, sia per le intenzioni profonde sia per il riguardo con cui propongono i temi sociali, con lo scopo di sensibilizzare l’essere umano: l’umanità e il rapporto con la natura; il senso del volo; la pace a sfavore della guerra; l’ambientalismo in contrasto con il costante inquinamento; la lotta tra il bene e il male; il ruolo della donna nella società; infine, l’infanzia. Non a caso i protagonisti delle opere animate sono bambini o addirittura adolescenti.
Questi assunti si collegano alla mitologia giapponese: all’interno dei film, quindi, possiamo incontrare mondi immaginari pieni di spiriti e di animali fantastici, e creature irreali che parlano.
I registi, inoltre, si concentrano sulla caratterizzazione di ogni personaggio: ognuno dimostra un senso etico molto forte e un giudizio imparziale di fronte alla violenza.
Le figure femminili assumono poi un fascino particolare: l’importanza della donna, le sue doti come il suo coraggio, è esaltata dal fatto che lei è quasi sempre protagonista ed eroina delle opere. Anticonformista, diviene anche metafora di “Madre Natura”, e testimone del legame con l’ambiente che ci circonda.
Hayao Miyazaki, a riguardo asserisce: “Molti dei miei film hanno forti protagonisti femminili, coraggiose, indipendenti ragazze che non ci pensano due volte a combattere per quello in cui credono con tutto il loro cuore. Avranno bisogno di un amico, o di un aiutante, ma mai un salvatore. Qualunque donna è capace di essere un eroe tanto quanto un qualsiasi uomo”.
A completare queste meravigliose storie è la musica, il più delle volte composta da Joe Hisaishi. Le melodie strumentatali sono associate al suono della natura: una combinazione che rende ancora più magiche e uniche le animazioni.
Le opere adulte
Per iniziare ad entrare nel mondo Ghibli tuttavia bisogna abbandonare l’idea di cinema classico e di cartoni per bambini a cui siamo avvezzi. Anche se i personaggi Ghibli sono considerati “anime” e contestualizzati in universi inventati, i film sono destinati non solo ai piccoli ma anche agli adulti.
La produzione dello ‘Studio Ghibli’ vanta più di quindici cortometraggi, varie pubblicità e videogiochi, sei videoclip e ventidue lungometraggi animati, dei quali alcuni disponibili su Netflix proprio da febbraio scorso.
Da vedere: “Laputa, il Castello nel Cielo” (1986) di Hayao Miyazaki; “Il mio Vicino Totoro” (1988) di Hayao Miyazaki; “Kiki, Consegne a Domicilio” (1989) di Hayao Miyazaki; “Pioggia di Ricordi” (1991) di Isao Takahata; “Porco Rosso” (1992) di Hayao Miyazaki; “Si Sente il Mare” (1993) di Tomomi Mochizuki; infine, “I Racconti di Terramare” (2006) di Goro Miyazaki.
Tra i film più noti ricordiamo:
“Nausicaä della valle del Vento”: anche se è stato creato l’anno precedente alla fondazione dello ‘Studio Ghibli’, entra a far parte dei suoi capolavori.
La principessa Nausicaa è la protagonista di questa vicenda post–apocalittica dove, nonostante la sua giovane età, deve far fronte all’assalto del suo regno, La valle del vento, da parte del popolo bellico di Tolmekia. Il film è tratto dall’omonimo fumetto di Miyazaki, edito dalla Tokuma Shoten.
“La principessa Mononoke” (1997): basato sul libro scritto dallo stesso Miyazaki, il lavoro è molto intimo. Esso denuncia il comportamento dell’essere umano verso la natura, che viene costantemente distrutta e violentata dall’uomo nella maniera che già conosciamo attualmente. Qui anche gli animali vengono sterminati come gli spiriti, rompendo di fatto l’armonia della terra.
“Il mio vicino Totoro” (1988): anche se non avete mai visto il film molti di voi lo riconosceranno per il famoso (animale) Totoro, lo spirito della foresta. Il lungometraggio racconta le avventure di due bambine che si sono trasferite da poco in un villaggio per stare più vicino alla loro mamma malata, la quale si trova in ospedale.
“Il mio vicino Totoro” può essere visto in famiglia e con i propri bambini: è divertente, magico e dolce al contempo. Invita all’immaginazione e mette al centro l’innocenza dei bambini, come la fratellanza tra di loro. Questo film è in parte autobiografico: quando Miyazaki era bambino fu costretto a trasferirsi insieme ai fratelli per stare più vicino alla madre, malata di tubercolosi spinale.
I lungometraggi sviluppano dunque immagini fantastiche, piene di colori e ci mettono in contatto con figure delicate e un mondo denso di mistero, quasi etereo, capace di immergerci in realtà lontane dalle consuete. In effetti, i film Ghibli, ci donano l’opportunità di comprendere la lentezza, l’importanza dei sentimenti e delle relazioni tra esseri umani attraverso una morale ben delineata.
Da non perdere è “La città incantata”. Al film, nel 2002, è stato conferito l’Orso d’Oro al Festival di Berlino, mentre nel 2003 vince l’Oscar come Miglior Film di Animazione. Liberamente ispirato dal romanzo fantastico di Sachiko Kashiwaba, “Il meraviglioso paese oltre la nebbia”, racconta le avventure di Chihiro. La bambina, insieme ai genitori, si addentra, inconsapevolmente, in una città incantata abitata dagli spiriti, detti yōkai. Da qui si dipanano le vicissitudini della protagonista che lasceranno tutti a bocca aperta.
Per mantenere alto lo standard comunicativo e per dare un valore al lavoro complessivo dello ‘Studio Ghilbi’, a Mitaka nasce il “Museo d’Arte Ghibli” (1° ottobre del 2001). L’edificio, oltre a essere un’opera d’arte in sé, è uno spazio ampio che permette ai visitatori di vivere esperienze dedicate appunto alle opere realizzate da Miyazaki e Yakahata.
Agnese De Luca