Pierpaolo Episcopo:
“Il web? La struttura è il pregio, l’utente è il difetto”
Abbiamo incontrato Pierpaolo Episcopo, giovane social media manager, famosissimo su Twitter e profondo conoscitore del web.
Pierpaolo è attivo in rete da quasi quindici anni e in questo lungo tempo ha imparato a distinguere i pro e i contro di internet e soprattutto a cogliere tutte le opportunità che internet stesso offre, fino a far diventare il proprio talento un vero e proprio lavoro.
Parallelamente alla sua attività principale, il social media manager tiene di frequente dei corsi nelle scuole per mettere in guardia gli adolescenti dai rischi che si corrono quando si sta connessi con troppa leggerezza.
In questa intervista Pierpaolo illustra diversi aspetti della rete dimostrando come l’uso dei social network fatto per puro svago e la navigazione stessa alla ricerca di informazioni di qualsiasi genere, siano in realtà la punta di un gigantesco iceberg formato da competenze tecniche e conoscenza del marketing.
Pierpaolo, arrivati al 2020 quali crede che siano i pregi e difetti più significativi del web?
“Il web è talmente interconnesso che può risultare banale, ma effettivamente da molti dei suoi pregi scaturiscono inevitabilmente dei difetti. Prendiamo ad esempio la velocità e la libertà con cui viaggia l’informazione, un pregio indescrivibile se pensiamo soprattutto a quei posti in cui la libertà di stampa o di espressione non è una cosa all’ordine del giorno. Eppure, proprio da questa velocità e questa libertà è scaturita una delle più grandi piaghe dell’informazione mondiale: le fake news. Stesso dicasi per la lotta per i diritti: i social hanno contribuito molto all’accettazione di diverse minoranze aiutando tantissime persone a trovare un posto in cui poter essere se stessi senza il peso del giudizio, allo stesso tempo chi queste minoranze non le ha mai accettate ha trovato terreno fertile per fare branco contro le stesse, come accade con il cyberbullismo. Quindi il mezzo è pieno di pregi dettati dalla struttura, l’utilizzo invece è pieno di difetti dettati dall’individuo”.
Quando ha iniziato a diventare un assiduo frequentatore della rete?
“Ho iniziato a utilizzare Facebook sin dagli albori, ancora prima però ero stato parte attiva della community di Yahoo Answers che – tra l’altro – ricordo sempre con tanto affetto, perché erano ancora tempi in cui il web non era così frequentato e quindi il clima era molto più rilassato e si passava del tempo on–line principalmente per farsi qualche risata. Quindi se dovessi dare una data di inizio probabilmente direi dal 2005 circa, quando, oltre a Yahoo, ero abbastanza addentrato in alcuni giochi di ruolo on–line come ‘Popmundo’ (all’epoca ‘Popomundo’) che si basava molto sull’interazione tra gli utenti sul forum, anche se non si poteva definire propriamente un social”.
Come può essere definito il lavoro di social media manager?
“Se dovessi spiegarlo a mia madre direi ‘quello che gestisce le pagine social delle aziende che vedi su Facebook’ ma è un lavoro molto più articolato, che inizialmente si avvicinava più alla creatività pura, visto che non c’erano di mezzo algoritmi e cambiamenti continui nelle piattaforme. Ora invece è molto più ramificato e una conoscenza del mondo del marketing è essenziale, perché bisogna prevedere più che vedere. Ovviamente la creatività non manca, e questo lo rende un lavoro stimolante. Ma se all’inizio si credeva che bastasse saper gestire una pagina a sfondo comico per definirsi ‘social media manager’, ora invece è impensabile non avere a che fare con grafici, tabelle e numeri. Insomma è un po’ come essere un pubblicitario a tutti gli effetti”.
Spesso tiene dei corsi sulla sicurezza in internet a ragazzi delle scuole medie e superiori: quali sono le informazioni che le preme di più comunicare?
“Devo dire che tendo a fare un po’ il ‘terrorista’ a scuola, perché quando hai a che fare con ragazzi giovani spesso non sono del tutto consci del rischio che comporta la presenza on–line, quindi uno dei temi su cui faccio più pressione è sicuramente l’impostazione della privacy sui vari social, in modo da tutelarli e fargli evitare situazioni spiacevoli. I ragazzi giovani sono quasi sempre molto portati a capire quello che spiego anche perché sono nati con i social, a differenza della nostra generazione, quindi l’argomento li interessa parecchio. Oltre a questo li metto in guardia da tutti i pericoli della rete, dalla sicurezza base, come può essere la doppia autenticazione, fino ai pericoli comportamentali, come evitare i fake, i troll o il phishing. Le lezioni durano parecchie ore quindi sono tanti altri i temi che si toccano e noto sempre un’interazione altissima con un numero di domande elevato. Spesso, infatti, le professoresse mi dicono che gli alunni finiscono per portare il dibattito anche a casa, tanto che ormai scherziamo sul fatto che oltre a loro, faccio la lezione anche ai genitori, che spessissimo fanno tanti errori quanti quelli dei figli”.
Quali sono le opportunità più importanti che internet le ha offerto?
“Sicuramente quelle lavorative: ho iniziato quasi per caso e dal gestire il mio account personale, alla fine sono arrivato a gestire quello di alcune realtà importanti, soprattutto nel mondo dell’intrattenimento. Eppure l’opportunità più grande per me rimarrà sempre quella di poter dire la mia, di confrontarmi con tante persone su cose che mi interessano e infine creare legami che durano nel tempo e che ora fanno parte della mia quotidianità, perché scelti tramite affinità senza limiti imposti dallo spazio, come accade nel mondo reale”.
Che tipo di futuro prevede per i social network?
“Questa è una domanda difficile. Probabilmente molte piattaforme che ora utilizziamo cederanno il terreno a nuove realtà, perché i social hanno anche loro dei cicli vitali. La loro crescita però è destinata a continuare e aumenteranno nuovi lavori legati a queste piattaforme, che sostituiranno quelli che prima si facevano in altro modo. Ad esempio, negli ultimi anni, molte piccole e medie imprese, che prima non pensavano di investire in questo tipo di comunicazione, si stanno rendendo conto che destinare un budget alla gestione social sta diventando un requisito essenziale e questo trend è sicuramente destinato a proseguire”.
Quale competenza crede sia necessaria per fare il Social Media Marketing?
“Non sono mai stato uno che dà importanza al titolo, anche se sicuramente aver studiato marketing aiuta molto, però credo che la dote principale sia la costanza, perché gestire un social significa avere una reperibilità che sfiora le 24 ore al giorno. Non si può mollare in alcuni momenti col rischio di perdere l’attimo giusto per la comunicazione perfetta. Ogni contenuto fa la differenza ed essere disposti a fare sacrifici per il contenuto perfetto vale molto più di qualsiasi altra cosa, infatti quando ho avuto la possibilità di creare un team ho sempre preferito avere con me persone che magari presentavano qualche lacuna tecnica, ma mai quella organizzativa. Essere organizzati è sicuramente la qualità numero uno, dato che molti ancora prendono questa professione come un ‘non lavoro’ o un lavoro in cui si fa poco, quando invece è esattamente il contrario”.
Il suo social network preferito? E perché?
“Indiscutibilmente Twitter. È stato il social che più di tutti mi ha fatto innamorare di questo mondo, probabilmente perché segue delle regole uniche, come quella delle ‘tendenze’ ovvero gli argomenti più chiacchierati del giorno (o dell’ora, visto quanto cambiano velocemente), questa dinamica ti rende sempre parte attiva, ti fa vivere il momento e ti spinge quasi a dire la tua, insieme a tanti altri, creando delle interazioni tra simili che creano appunto poi quei legami di cui parlavo prima. Yahoo sarà stata anche la prima cotta adolescenziale, ma Twitter rimane il primo grande amore, quello che non si scorda mai”.
Gabriele Amoroso