La solidarietà che non guasta
Ogni giorno siamo alle prese con le mappe dei contagiati, dei guariti, degli ammalati che ancora lottano contro il Covid–19. Forse ci sentiamo in ansia ma allo stesso tempo cerchiamo di essere rigorosi e di rispettare le regole del #iorestoacasa. Intanto saremo reclusi almeno fino a Pasqua.
Quanto ancora potremmo reggere? Perché, di certo, le misure di contenimento saranno estese. Ci dovremmo così preparare a inventarci tra mestieri, hobbies e sport.
Il dietro le quinte della situazione però non riserva belle sorprese: non si trovano le mascherine (alcuni carichi sono bloccati alle frontiere); non bastano per tutti; non sono sufficienti a colmare il bisogno giornaliero negli ospedali; i loro costi sono aumentati (tanto per approfittarsi del momento di emergenza).
Ma c’è chi decide di riconvertire le produzioni di moda in favore di camici monouso e di mascherine da distribuire alla popolazione e nelle strutture ospedaliere. Il che fa onore ai grandi stilisti – Giorgio Armani è uno che si distingue sempre – che, seppur con le loro difficoltà, non si tirano indietro per aiutare il loro Paese.
Queste sono le azioni che ci rincuorano. Fanno bene al cuore. Ci ristabiliscono con lo strano sentimento gioioso, che favorisce la vicinanza e suggerisce l’aiuto, quello sano. Senza chiedere nulla in cambio. È così che i grandi si comportano.
A Bologna un imprenditore dà vita al “movimento delle sartine”: un numero cospicuo di volontarie confeziona pressapoco duemila mascherine al giorno con il materiale che viene consegnato presso le loro abitazioni. Terminata la produzione essa viene ritirata dalle forze dell’ordine per essere poi distribuita a chi è più esposto al virus.
Da Cuba e dall’Albania arrivano medici e infermieri (diretti in Lombardia) in supporto ai nostri per l’emergenza Corona virus. Ricambiano un’amicizia che dura da anni e non dimenticano la storia, mentre i professionisti cubani, per la prima volta in Italia, arrivano per salvarci, perché il nostro comparto non basta e lavora senza fermarsi per dodici ore al dì, e oltre, da quando è stata decisa la chiusura totale.
Che l’Europa sia più ostile nei nostri confronti e non ci venga in aiuto con estrema disinvoltura? I giorni passano e noi guardiamo ciò che sarà il futuro prossimo. Sta di fatto che l’Ungheria dà i pieni poteri al premier Orbán per tutto il periodo di quarantena: lo stato d’emergenza. In pratica una democrazia violata, distrutta, frantumata, rubata alla popolazione.
A voi ricorda qualcosa o qualcuno? Non credete che l’Europa, ora, sia una chimera? Non pensate che la “grande Europa”, il sogno tanto auspicato, si stia spaccando in favore di un “fai da te” semplicistico?
Noi continuiamo a credere nelle cose belle con la speranza che le menti di chi governa si illuminino e cambino idea. Nel frattempo che l’uomo vive in casa, come abbiamo già tenuto a precisare, la natura si riprende i suoi spazi. Assistiamo infatti a uno spettacolo immenso: in India orientale, di preciso sulle coste dello Stato di Odisha, le tartarughe marine nidificano in pace.
L’inquinamento diminuisce e gli animali vivono sereni. Questione di equilibri tra i due mondi.
Il nostro desiderio di uscire tuttavia non è silenzioso. Scalpitiamo. Dobbiamo invece tenere duro e adattarci. Soprattutto imparare a diventare “umani” e a mantenere le distanze nelle differenze uomo–natura. Riflettiamo e salviamoci. Ci riusciremo?