L’accoglienza tra sacro e contemporaneità
‘Bar Giuseppe’ è un film scritto e diretto da Giulio Base. Tratto dal romanzo omonimo di Gianfranco Ravasi, è la storia di un uomo maturo che sposa una profuga diciottenne contro ogni pregiudizio e pettegolezzo. Il film è stato presentato alla quattordicesima edizione del festival di Roma e dal 23 maggio è disponibile su Rai Play, non potendo uscire in sala a causa dell’emergenza Covid–19. Il lungometraggio è stato candidato ai Nastri d’Argento come miglior soggetto
In un piccolo paese della Puglia vive Giuseppe, famoso per la sua dedizione al lavoro e per il suo buon cuore. L’uomo gestisce il bar della sua stazione di servizio e, dopo la morte della moglie, ha bisogno di un nuovo banchista. I suoi figli, Nicola e Luigi, non sono interessati alla mansione, così Giuseppe decide di assumere Bikira, una ragazza giunta dall’Africa. Tra i due nascerà un sentimento che li porterà al matrimonio.
Il film ha un chiaro riferimento alla Bibbia: Giuseppe è un falegname per hobby e Bikira, in swahili, significa vergine. Questi due personaggi biblici (Maria e, appunto, Giuseppe) vengono trasposti ai giorni nostri mantenendo però, nei luoghi in cui si muovono, qualche elemento del passato, come la casa scavata nella pietra e le piccole botteghe artigiane.
Nel lungometraggio si sfrutta soprattutto la situazione drammatica degli immigrati che tentano di integrarsi con i cittadini, cercando una loro dimensione e identità. Giulio Base, infatti, fa un netto richiamo anche al senso dell’accoglienza di Giuseppe nei confronti di Maria (quando lei è rimasta incinta a sua insaputa).
Le Sacre Scritture ci riferiscono di San Giuseppe che accoglie in casa la giovane futura mamma, la Vergine Maria, pur sapendo di non aver concepito il bambino insieme a lei. Il Giuseppe del film compie lo stesso gesto verso Bikira ed entrambi, con questa scelta, si mettono contro il parere di tutti. La frequentazione assidua e la complicità tra i due, infatti, sarebbe dovuta essere la conseguenza del loro rapporto di lavoro, ma è interpretata dalla comunità come un legame sentimentale tra un uomo maturo e una diciottenne.
Il regista, che conferisce al suo lavoro un ritmo abbastanza scorrevole, si concentra sulla natura, sui paesaggi e sui rapporti umani; inquadra quasi sempre il bar frequentato da diverse generazioni di persone ed etnie – parte essenziale della storia – la strada che lo circonda e le abitazioni dei protagonisti. Le luci esaltano i chiaroscuri grazie alla fotografia di Giuseppe Riccobene che, specialmente di notte, evidenzia lo squallore del luogo in contrapposizione con il candore della casa di Giuseppe.
Ivano Marescotti interpreta un uomo segnato non solo dalle rughe ma anche da un lutto improvviso. L’attore romagnolo, nel corso della narrazione, passa da uno stato d’animo inquieto a uno più tranquillo con un cambiamento netto nell’espressione e nel tono della voce.
I suoi due figli sono interpretati da Nicola Nocella e Michele Morrone. Il primo è credibile con il suo sguardo sottomesso e la sua timidezza, mentre il secondo mostra solo il suo aspetto di bel ragazzo senza scendere in profondità nella caratterizzazione del suo personaggio. Virginia Diop, al suo primo ruolo da protagonista, si dimostra verosimile nelle vesti di Bikira in quanto la sua figura e il suo modo di porsi ne fanno un soggetto credibile.
Con ‘Bar Giuseppe’, Base non intende realizzare un film dallo sfondo religioso: sarebbe dovuto rimanere su un piano più materiale rispetto al tema sacro proposto ma, a suo modo, vuole far riflettere sul significato della natività. Il regista stesso pone al centro il rapporto tra i due protagonisti, sempre rispettosi e attenti l’una verso l’altro, indugiando su una questione ampia e complicata come appunto il matrimonio. Argomento, quest’ultimo, che non viene analizzato nella sua interezza e nel suo svilupparsi o almeno preso in analisi come pettegolezzo da parte della gente del paese.
Il fatto di coniugare l’immaterialità con la fisicità riusciva solo a Caravaggio, il quale sceglieva l’umanità più umile e povera per rappresentare le figure sacre. Per trattare l’integrazione non è strettamente necessario fare riferimento esplicito alla Bibbia. Già il fatto che Giuseppe abbia dato lavoro e quindi offerto un futuro migliore a una giovane immigrata è un grande insegnamento. La pellicola è dunque il risultato di una storia di speranza per i tanti che giungono in un paese straniero e che scappano dalla guerra anche se descritta in maniera non del tutto originale.
Maria Vittoria Guaraldi
Bar Giuseppe
di Giulio Base
Ivano Marescotti Giuseppe
Virginia Diop Bikira
Selena Caramazza moglie di Nicola
Michele Morrone Luigi
Nicola Nocella Nicola
Fotografia Giuseppe Riccobene
Sceneggiatura Giulio Base
Musiche Pietro Freddi
Scenografia Isabella Angelini
Produzione Rai Cinema
Distribuzione One more Pictures
Genere drammatico
Anno 2019
Durata 95′