Francesco Rossi e Davide Santandrea:
“La musica elettronica è un invito alla fuga dal mondo terreno”
I Be.holders sono un duo originario di Ravenna, appena arrivati sul mercato discografico con “Default”, un lavoro costruito su musica elettronica e concepito interamente dai due membri del gruppo: Francesco Rossi e Davide Santandrea.
I due giovani musicisti raccontano le loro origini, il loro incontro e le proprie ambizioni spiegando l’idea alla base di questa loro prima produzione che si è sviluppata tra sperimentazione e ricerca di un linguaggio originale.
Le otto tracce di “Default” descrivono un’epoca in decadenza, priva di valori, sterile e i Be.holders spiegano come la musica elettronica sia il genere più adatto per veicolare i messaggi dell’album.
In attesa che tutte le restrizioni imposte dalla pandemia di Covid–19 vengano ammorbidite sempre di più, i due artisti si preparano per proporre finalmente la loro fatica anche dal vivo.
Francesco Rossi e Davide Santandrea, in quale circostanza è nato il vostro sodalizio
artistico?
Francesco Rossi: “Ci siamo conosciuti alla fine del 2018 attraverso il sito ‘Villaggio Musicale’: cercavamo entrambi nuove esperienze artistiche nel campo dell’elettronica e così è stato facile trovare un punto d’accordo per cominciare questa collaborazione”.
Quali sono i vostri esordi in quanto musicisti?
Davide Santandrea: “I miei gloriosi esordi sono retrodatati al ’92 quando comprai per la prima volta una chitarra elettrica e iniziai a suonare in varie formazioni rock e metal molto di moda in quel periodo”.
Francesco Rossi: “Nel 2007, dopo alcuni anni di pianoforte, sono entrato in conservatorio con (per?) lo studio del fagotto: pur non terminando il percorso, questa esperienza mi ha spinto a intraprendere, dal 2015, corsi di canto e a esibirmi all’interno di cover band pop/rock locali”.
Da dove nasce l’idea di “Default”, il vostro primo lavoro?
Francesco Rossi: “Nasce dalla volontà comune di sperimentare e di applicare le nostre conoscenze nel versante della musica elettronica, di creare un linguaggio originale e un sound accattivante attraverso sfumature dark, rock e soul”.
Come si è svolta la produzione dell’album?
Davide Santandrea: “A luglio 2019 avevamo circa quindici brani in versione demo. Abbiamo fatto una scelta e da lì siamo partiti per definire una tracklist di otto canzoni che ci rappresentassero il più possibile. Sapevamo che dovevamo portare il lavoro ad un livello superiore così abbiamo preso tutto e ci siamo trasferiti al Loto Studio dove sono state fatte le voci, missaggio e master con l’auto di Gianluca Lo Presti”.
I vostri testi parlano di incomunicabilità, perdita di valori e decadentismo: dove si trova il
punto in comune con la musica elettronica?
Francesco Rossi: “Penso che la musica elettronica in generale si presenti come invito allo straniamento, all’alienazione e alla fuga dal mondo terreno, per andare a ricercare dimensioni alternative e ideali: in questo senso le liriche decadenti e critiche nei confronti della società attuale facilitano questa transizione interdimensionale”.
La vostra passione per questo genere musicale da dove nasce?
Davide Santandrea: “Nasce da ‘Kid A’ dei Radiohead. Quel disco è uno spartiacque per molti, ma la realtà è che dopo aver ascoltato quei brani le cose non possono essere più come prima. Non è un disco di elettronica, sia chiaro, ma ci sono evidenti riferimenti a Autechre, Aphex Twin e ad altri progetti usciti negli anni 90 sotto Warp Records”.
Francesco Rossi: “Concordo con Davide: Radiohead, Aphex e aggiungerei il Trip-Hop con esponenti grandiosi come Massive Attack e Portishead sono influenze essenziali per chiunque voglia cimentarsi con la musica elettronica”.
Il vostro gruppo si chiama “Be.Holders” che significa “spettatori”: voi cosa osservate?
Davide Santandrea: “Il nome deriva da ‘Eye of the Beholder’, uno dei videogame che amavo quando avevo dodici anni. Il Beholder è un mostro a forma di palla con tanti occhi. Mi piaceva il riferimento perché simbolicamente rappresenta ‘il grande occhio’, una sorta di soggetto che può osservare tutti nello stesso momento e a cui non sfugge nulla”.
Francesco Rossi: “Ci sentiamo osservatori esterni e distaccati davanti al disgregarsi dei valori morali, dinanzi ad una società piatta e priva di contenuti: tuttavia il nostro punto di vista riesce a cogliere uno spiraglio di luce in fondo al tunnel”.
Durante i momenti di relax quale musica ascoltate?
Davide Santandrea: “Non ho molti ascolti in relax, di solito ascolto per stimolare nuove idee. Mi piace molto Lorn che fa ottimi dischi di elettronica, i Paradise Lost che fanno del gothic/doom, i Massimo Volume, e le colonne sonore di Alexandre Desplat”.
Francesco Rossi: “Ascolto musica per trovare nuove ispirazioni: amo il jazz di Miles Davis e John Coltrane, la musica brasiliana ma anche il versante elettronico di Bjork, James Blake e appunto i Radiohead”.
Avete già progetti per quanto riguarda le esibizioni dal vivo?
Francesco Rossi: “Al momento siamo fermi per le prove a causa del Covid–19. Attendiamo nuovi sviluppi con l’auspicio di esibirci dal vivo agli inizi del 2021”.
Gabriele Amoroso