La dispersione della plastica nei mari e l’inquinamento atmosferico sono le cause principali che distruggono il nostro pianeta. La chiave per risolvere questo problema è l’ambiente stesso: la ricerca, infatti, è già a lavoro per trovare soluzioni e risposte a favore dell’ecosistema, tant’è che scienziati e studiosi lavorano in diversi ambiti della realtà ecosostenibile, dedicandosi per esempio al Bio Design
Da diversi anni si sente parlare di Bio – abbreviazione di Biologico – inizialmente riferendosi all’ambito dell’agricoltura e caratterizzato dal non utilizzo di fertilizzanti e antiparassitari chimici, bensì da preparazioni naturali come decotti, macerati di erbe, alghe e minerali, e così via.
Oggi il termine Bio è divenuto un marchio, uno stile di vita: consiste nel rispetto e nell’amore per l’habitat che ci ospita. Il concetto di Bio quindi è entrato nella nostro sistema vitale e di fatto sta modificando le abitudini di ognuno a più livelli.
Non si limita infatti soltanto al genere alimentare, ma lo si può trovare in altri campi merceologici, partendo dalla cura della persona alla Bio Medicina, dalla Bio Architettura alla Bio Ingegneria, dal Bio Design alla Biometria, dall’abbigliamento alle scarpe, dall’energia elettrica al materiale compostabile realizzato con il mais.
Se andiamo ad analizzare i settori di mercato notiamo che vi è un incremento della vendita di prodotti naturali: il comparto dell’arredamento è piuttosto fiorente e a tutt’oggi subisce un cambio di rotta.
In effetti, l’approccio all’Eco Design permette alle aziende di avvicinarsi ai diversi metodi di concepire il mobilio sviluppando così articoli Eco Friendly, rispettandone fin dall’inizio il loro ciclo vitale. Ogni prodotto ha le sue caratteristiche: deve seguire le regole ambientali e sostenibili, considerando prezzo, efficienza, bellezza e sicurezza.
Grazie dunque all’esigenza di sentirsi bene sia in casa sia in ufficio, vivere gli ambienti attraverso un diverso respiro ha portato a un nuovo concetto di arredare le nostre case. Le nuove idee del Bio Design, implementate nel quotidiano, favoriscono un abitare fresco, più curato e meno invasivo dal punto di vista degli arredi. Circondarsi della natura all’interno delle mura domestiche e nei luoghi dove si lavora, senza togliere nulla alla parte estetica del concepire l’arredamento, valorizza ancor di più la nostra esistenza facendosi sentire rilassati e felici.
Il Bio Design: semplicità e modernità unite da una progettualità originale
Il Bio Design consiste nell’utilizzare prodotti completamente naturali come il legno, il cotone, il cocco e diverse altre fibre (funghi; alghe; pigmenti di origine minerale), per creare mobili, lampade, sedie e altri accessori per la casa. Ovviamente, la costruzione di tali oggetti ha un processo diverso previsto per ogni tipo di elemento, mentre gli assemblaggi vengono sviluppati a incastro e a secco, tecniche che consentono di lavorare il legno senza l’uso di colla; le naturali dilatazioni e le eventuali micro fessurazioni in questo modo vengono suddivise in modo omogeneo.
Questo nuovo concetto di disegno–arte sta evolvendo sempre di più: molte sono le imprese che rispondono con ottime soluzioni alle richieste del mercato innovativo e del montaggio fai da te, come avviene per i mobili di cartone realizzati con incastro a vista, senza uso di adesivi dannosi. Pratici, resistenti e non nocivi, gli oggetti di cartone sono imballati in sagome che si montano poi, donando vivacità e dinamicità alle proprie stanze.
Molti studi a favore di un progresso verde sono già stati svolti e si evolvono tuttora, dando la possibilità di ideare prodotti alternativi come la plastica biologica e la plastica verde, materiali “bio–based” ricavati da sostanze vegetali (amido di mais; zucchero; cellulosa), utilizzati sia per l’arredamento sia per il bagno (vasche; lavabi; piatti doccia; piastrelle).
L’impresa “Biomanson” di Ginger Krieg Dosier, ad esempio, propone un bio–mattone creato con delle batterie capaci di risparmiare circa 800.000.000 di tonnellate di CO2; l’architetto Alberto T. Estevez e il suo team dell’Università Internazionale della Cataluña lavorano alla realizzazione di “piante bioluminiscenti” a partire dai geni di un tipo di medusa: un’idea per rimpiazzare faretti e lampade.
Rowan Minkley e Robert Nicoll hanno sviluppato un materiale chiamato “Chips Board” composto da buccia di patate crude, che puó sostituire il legno. Il vantaggio è che dopo aver utilizzato il “Chips Board” è possibile convertirlo in un fertilizzante. Questo è uno dei motivi per cui i manufatti Bio Design si possono considerare strutture longeve, capaci quindi di riconvertirsi in altro: il loro ciclo vitale di conseguenza ha un nuovo inizio.
Quali sono le prospettive future?
Intorno alla tematica che abbiamo affrontato in questo approfondimento, aumentano i programmi di studi in varie Università: corsi e master di formazione specifici per il Bio Design istruiscono i professionisti del futuro. La Central Saint Martins–University of the Arts di Londra ne è un esempio e offre un’educazione ibrida, tra scienza e disegno, con lezioni di laboratorio e di biologia.
Anche l’Italia apre le porte a questo tipo di studi in differenti città, in cui l’Eco Packaging si inserisce alla perfezione nel comparto e questo vale altresì per quelli rivolti alla Green Economy, all’Eco–Management, all’Eco Innovazione, al Marketing Ambientale e Comunicazione Green e alle Energie Rinnovabili.
Questi sono i progressi della tecnologia! È vero, però, che ci sta ancora molto da scoprire e da imparare, e che l’uomo (seppure tardi) si sta rendendo conto dei danni che reca all’ambiente circostante. Si ha perciò la sensazione di andare verso un obiettivo preciso, ma con poca convinzione: salvare il pianeta. Possiamo di conseguenza considerare che l’era industriale sia finita e ne stia iniziando un’altra.
Ora, molti di questi progetti non sono ancora ben definiti, e passerà un po’ di tempo prima che i prodotti di cui parliamo trovino spazio all’interno dei nostri appartamenti. Nel frattempo possiamo impegnarci utilizzando la nostra creatività e riciclando ciò che non riteniamo più necessario: attività, queste, che consentono di rimettere in circolo oggetti e non solo, al fine di non disperdere e sprecare materiali nei luoghi che abitiamo, appunto.
Agnese De Luca
Foto del web