Editoriale n. 76
Annalisa Civitelli Editoriale arte, chiusura, covid emergenza, cultura, donne, emergenza sociale, Libertà, libertà di scelta, manifestazioni, mini lockdown, polonia, pro legge aborto, sommosse 0
Di nuovo l’aumento dei contagi da Covid–19 ci angoscia. Di nuovo misure restrittive che il governo è costretto ad adottare contro l’indignazione della gente che protesta per le strade, anche in modo violento (vedi Napoli nei giorni scorsi e ora in altre città italiane).
Fatti di cui vergognarsi: l’emergenza sociale è in effetti senza precedenti e lo stato di allerta è stato adottato non solo da noi, ma anche in altri Paesi europei. Pensiamo inoltre che di certo, nei mesi scorsi, qualcosa di più poteva essere fatto ovvero prima che la stagione invernale tornasse a imperversare con i suoi malanni e il virus a espandersi.
Ora apprendiamo che teatri e cinema saranno chiusi per un mese, come palestre e centri sportivi. E tutti gli addetti ai lavori sono K. O. per la seconda volta. A gran voce tutti urliamo: artisti, attori, attrici, tutto il comparto teatrale, musicale e cinematografico, e chi scrive, come noi, di spettacoli e di eventi sul web si unisce al coro unanime.
La morte della cultura e della salute? Come risollevarci/si allora a livello esistenziale e psicologico? Come evitare le frequentazioni assidue? Perché non vedere le amiche e gli amici è da considerare la morte interiore, mancanza di linfa e di respiro molto forti.
Potremmo rispondere con semplicità: la consapevolezza è in ognuno di noi e ciascuno è responsabile delle proprie azioni. Dunque, ogni persona può ben rispondere alla sua sua coscienza dei suoi comportamenti in questi tempi bui.
Al di là di questo, anche l’economia è purtroppo soggetta a questo passo indietro in una situazione allarmante, e nel frattempo il MES non lo abbiamo accettato. In questo momento sarebbe stato essenziale e vitale. Colpa di chi?
In altre parti del mondo invece si smuovono le donne: notiamo infatti che alcune leggi a loro favore stanno facendo un salto nel tempo tornando all’epoca delle prime battaglie per i diritti civili, e loro sono le prime a essere colpite. A Varsavia (Polonia) l’Universo femminile scende in piazza in difesa della legge sull’aborto. È questione di scelta, è questione di libertà, è questione di sofferenza. E lo sappiamo.
Ma, se di fronte alla notizia di un feto con malformazioni sarebbe meglio che la forza prevalesse affinché la vita vinca, dall’altro lato c’è sempre un essere umano non abbastanza risoluto tanto da prendersi cura di una creatura con handicap e pertanto assumersi un’enorme responsabilità.
Purtroppo però queste considerazioni i governi dispotici non le sanno fare, sono carenti nel gestire le esigenze delle persone, soprattutto ascoltare i cittadini quando scendono in piazza per manifestare e urlare il loro dissenso rispetto ciò che non va.
La nostra voce speriamo sia più forte, che faccia rumore a dispetto del Covid e di qualsivoglia imposizione che riduca la facoltà di scegliere cosa è meglio per se stessi.