La quarta serata di Sanremo 2021 è dedicata ancora una volta alla gara dei big e alla proclamazione del vincitore delle nuove proposte. Sul palco Alessandra Amoroso, Emma Marrone, Matilde Gioli e Barbara Palombelli. A fine serata è stata resa nota la classifica generale provvisoria dei ventisei campioni
La serata si apre con l’esibizione dei quattro finalisti delle nuove proposte: Davide Shorty con “Regina”, Wrongon You con “Lezioni di volo”, Gaudiano con “Polvere da Sparo” e Folcast con “Scopriti”. Vince Gaudiano mentre Davide Shorty si aggiudica il Premio della sala stampa Lucio Dalla, radio web e TV, e Wrongon You quello della critica Mia Martini.
I ragazzi non deludono le aspettative e sono sembrati carichi ed emozionati. Avremmo preferito vedere in gara almeno una ragazza ma, a ogni modo, i nostri giudizi circa le loro canzoni non sono molto cambiati rispetto le sere precedenti:
Davide Shorty: “Regina”. Musica brillante con qualche nuance swing che cattura l’attenzione. Voce calda che passa dal canto classico al rap con disinvoltura. Bel pezzo.
Folcast: “Scopriti”. Testo azzeccato e ritmo orecchiabile, adatto al contesto sanremese.
Gaudiano: “Polvere da sparo”. Presenta un ritmo cadenzato tra pop e rap. Qualche nota orientale si intrufola nella partitura musicale, che ci fa immaginare un’onda che smuove un urlo personale. Un riff perfetto.
Wrongon You: “Lezioni di volo”. L’intro della canzone sembra già sentito. Ritmo monotono, quasi una copia di qualche melodia già ascoltata. Il testo rispecchia il mondo giovanile attuale.
Dopo aver proclamato il vincitore dei giovani, prima della gara dei big è stata di nuovo annunciata la classifica generale provvisoria che vede ai primi posti Emal Meta, Annalisa e Willie Peyote. Al termine della puntata Ermal Meta risulta sempre primo, seguito da Willie Peyote, Arisa e Annalisa.
Ospite della serata Barbara Palombelli, giornalista, scrittrice e conduttrice. Presenta alcune canzoni accanto ad Amadeus, ma non è affatto empatica; poi fa un monologo polveroso senza un focus preciso, dedicandolo alle donne: la co–conduttrice risulta però autoreferenziale e retorica.
Enzo Avitabile con i Bottari di Portico omaggia Carosone, in previsione del film TV (“Carosello Carosone” di Luciano Pellegrini), a lui dedicato con Eduardo Scarpetta e musiche curate da Stefano Bollani. “Caravan Petrol” si veste di una melodia orientale che si unisce alle sonorità napoletane in sottofondo. Una rivisitazione suggestiva. Di seguito il genio napoletano improvvisa un rap molto ritmato.
Emma Marrone duetta con Alessandra Amoroso cantando il brano “Pezzo di cuore” e verso il finale, quest’ultima, insieme a Matilde Gioli, fa un appello ai lavoratori dello spettacolo che sono ancora fermi. Sottolineano così l’importanza del loro lavoro anche se lavorano dietro le quinte. “Una notte in Italia” di Ivano Fossati acquista così una nuova versione: l’Amoroso la rende leggera e più sentita.
Fiorello partecipa al quadro di Achille Lauro vestito di nero con una corona di spine, giocando a fare un quadro vivente; con una parrucca castana omaggia Sabrina Salerno in “Siamo donne” insieme ad Amadeus mascherato da Jo Squillo.
La quarta puntata di Sanremo 2021 ha conquistato 11.115.000 di telespettatori nella prima parte con il 43,3% di share. La seconda parte della serata è stata seguita invece da 4.980.000 spettatori con il 48,2% di share.
Maria Vittoria Guaraldi
I nostri giudizi:
Annalisa: “Dieci”. La vocalità di Annalisa è eccezionale. Di sicuro più puntare su testi più impegnati, perché è matura abbastanza. La performance sembra più sentita rispetto la prima serata, ma la canzone non è abbastanza incisiva.
Aiello: “Ora”. Scopriamo Aiello. Tra rap e pop il giovane cantante rispetto la prima serata sembra avere più energia e la sua voce calda esplode per donare alla canzone energia.
Maneskin: “Zitti e buoni”. L’indie rock non ci colpisce. Sicuramente il ritmo sveglia il pubblico televisivo, ma riteniamo ancora che sia una brutta copia di stili già visti.
Noemi: “Glicine”. La fase iniziale non è chiara: le parole non si comprendono alla perfezione. Noemi trova la sua strada e incanta il pubblico anche durante la quarta serata con la sua performance fluida. Le note vivono un crescendo. Il testo rimanda a una situazione romantica.
Orietta Berti: “Quando ti sei innamorato”. Con la Berti si respira l’aria nostalgica: il passato ritorna. I nostri ricordi sono legati a quei Festival qualitativamente validi, in cui si viveva trepidazione e si rimaneva incollati alla TV fino a tarda notte. La voce ancora potente.
Colapesce e Di Martino: “Musica leggerissima”. Il duo artistico riprende ritmi che appartengono agli anni ’80, il periodo fiorente per la musica italiana. Non ci discostiamo dall’idea che riprendano la scia dei Mattia Bazar, di Alan Sorrenti, degli Audio 2, e ne potremmo citare altri. Godibile.
Max Gazzè: “Il farmacista”. L’artista romano conferma il suo linguaggio musicale che da sempre lo contraddistingue. Si presenta sul palco mascherato da Salvador Dalì e, seduto su una poltrona, canta di cure naturali per l’amore, come essere in una favola. Declama la follia umana, in cui ci sentiamo tutti incatenati.
Willie Peyote: “Mai dire Mai” (La Locura) Un rap classico e invitante. Alla sua prima presenza a Sanremo, il cantante già spopola e contesta il mondo musicale e la situazione che viviamo attualmente.
Malika Ayane: “Ti piaci così”. Carismatica, la cantante esula dal suo stile prettamente R&B contemporaneo e dal carattere Jazz. Dal ritmo pop il pezzo è cadenzato, quasi dance, invitandoci ad accettarsi con le proprie debolezze.
La rappresentante di lista: “Amare”. Veronica Lucchesi ha energia. La sua voce fluida segue le parole del testo che descrive l’amore, anche se riceve poco in cambio, su un rock progressive potente ed energico. Diverso per Sanremo: serve appunto innovazione.
Madame: “Voce”. Quanto è importante la voce? Ce lo fa capire la giovane Francesca Calearo. È un riconoscerci con il nostro suono, con il nostro segno distintivo, appunto la voce. Il timbro vocale non è ancora maturo, ma la cantante gioca bene con un rap che si unisce a sonorità pop. Testo poetico e musicalità orientali si insinuano nel ritmo.
Arisa: “Potevi fare di più”. La musica ha un fade–in quasi silenzioso e di seguito la voce vola nell’etere. Arisa si ricorda sempre per la sua estensione vocale, unica. La canzone però non ci entusiasma.
Coma_Cose: “Fiamme negli occhi”. Entrambi puntano sull’equilibrio delle due voci, sulla potenza che gli sguardi possono provocare. I toni sono pop.
Mahmood spezza la scaletta. Il cantante ritorna all’Ariston e propone un medley dei suoi successi, incluso il brano vincitore del festival 2019: “Soldi”. La sua vocalità è sempre particolare e l’interprete emerge per il rap ben rivisitato in chiave elettro–pop e con sonorità arabe.
Segue Fasma con “Parlami”. Dalle sonorità decisamente pop, la canzone è adatta al target giovanile.
Lo Stato Sociale: “Combat Pop”. Il gruppo conferma la sua spensieratezza con un brano divertente, che nasconde un messaggio dai registri civili, come di consuetudine per la band.
Francesca Michielin e Fedez: “Chiamami per nome”. Il duo continua la sua scalata. Anche alla quarta serata la sinergia è percettibile. I due confermano che la diversità può unire generi musicali differenti. La voce limpida della Michielin si unisce a quella calda di Fedez creando qualcosa di magico.
Irama: “La genesi del tuo colore”. Anche durante la quarta serata prima della finale vediamo il video registrato dell’esibizione di Irama. Il brano è sempre fresco e dalle variegate sonorità: pop, elettronica e dance music viaggiano all’unisono. Adatto a un pubblico giovane.
Extraliscio – ft. Davide Toffolo: “Bianca luce nera”. Toffolo indossa sempre la sua maschera bianca sul volto. Il brano ballabile si fonda su nuance lisce e traducono in veste contemporanea la tradizione emiliana/romagnola. Il gruppo dimostra ancora energia e la ricerca dell’amore è parte integrante dell’insieme.
Ghemon: “Momento perfetto”. Avremmo preferito che il rapper sperimentasse di nuovo: ascolteremo con più attenzione la sua nuova canzone, magari scopriremo un messaggio nascosto.
Francesco Renga: “Quando trovo te”. È il solito Renga, uguale a se stesso, anche nella quarta serata: non cambia nulla sia nel testo sia durante la sua esibizione. Poteva osare e presentarsi al Festival con un brano più alto.
Gio Evan: “Arnica”. Rimane non classificato.
Ermal Meta: “Un milione di cose da dirti”. Ermal cresce di sera in sera. La canzone è romantica e il testo è delicato come la musicalità: “tu mi allunghi la vita inconsapevolmente“. Finalmente qualcosa di non urlato.
Bugo: “E invece sì”. Non riesce a salvarsi neanche la quarta serata: stonato, segue a stento il ritmo del brano. Perché canta? Bocciato.
Fulminacci: “Santa Marinella”. Al nostro terzo ascolto questa canzone ci piace sempre più. Fulminacci rispecchia un buon cantautorato giovane, ma deve ancora maturare. Dai toni nostalgici il brano è quasi acustico e musicalmente dolce. Il cantautore ha le carte in tavola per farsi seguire in futuro.
Gaia: “Cuore Amaro”. Ritmi decisamente latini che invitano al ballo. Testo poco incisivo, come la voce di Gaia. Riprende la scia della Lamborghini dell’anno scorso.
Random: “Torno da te”. Ancora troppo giovane Emanuele Caso. La voce non attrae e neanche la canzone, maturerà.