Le “buone” compagnie
Continuiamo con la raccolta speciale della collana “Settemari” curata da Haiku, dedicata ai classici più controversi della letteratura anglosassone. Questa volta è il turno di ‘James Hardy Vaux, truffatore e ladro’: un’autobiografia piena di imprevisti
“Mi sentivo felice come può sentirsi un uomo che ogni giorno rischia la libertà e la vita , e si trova esposto ai morsi della coscienza.”
I primi anni della vita di James Hardy sono stati felici e sereni, grazie soprattutto alla presenza costante dei nonni materni, che lo hanno accudito, amato e istruito, tanto che James sarà loro sempre riconoscente: “ero cosi sensibile ai dispiaceri a cui quel degno uomo inevitabilmente andava incontro in vecchiaia, per l’eccessiva generosità che dimostrava verso di me, che ero deciso a sopportare qualunque difficoltà piuttosto che essergli di peso.”
Durante la sua infanzia e adolescenza, James ha avuto accesso a una buona istruzione e, in aggiunta, i nonni gli hanno trasmesso l’amore per la lettura. Per Hanry i libri diventano così una distrazione, una sorta di avventura e il suo primo pensiero al momento di svagarsi.
Il corso della vita del protagonista però subisce degli imprevisti e le avventure di un delinquente colto diventano le principali parti stimolanti dell’opera. E James Hardy le rende tali: i suoi delitti sono sempre precisi e ingegnosi.
Dapprima, grazie a una raccomandazione, Hardy trova lavoro come impiegato: entrando nel mondo lavorativo impara a comportarsi, studia gli atteggiamenti dei gentiluomini con cui ha a che fare, copia il loro modo di parlare, imita il loro modo di vestire elegante e impara a esprimersi in modo eloquente; questi elementi gli saranno molto utili, soprattutto quando entrerà nel mondo criminale.
Per un tempo si unisce a dei banditi, ma James è differente: non ha vizi ma ama il benessere e la bella vita. Gli eccessi tuttavia lo porteranno ad avere molti debiti che lo spingeranno, anche dopo aver trovato lavori onesti, a scegliere l’alternativa più veloce: rubare. Il nostro ladro sarà affiancato dal suo amico Bromley Alexander, con il quale farà coppia per delinquere.
Nonostante le prodezze e le trasgressioni vissute e compiute, James Hardy Vaux narra della sua esistenza in prima persona con una certa indifferenza e con pochi pentimenti: la prima parte la descrive in modo molto superficiale, senza entrare nei dettagli, mentre la seconda viene raccontata con più incisività.
L’autore, infatti, qui si espone emotivamente: parla di sé rivolgendosi al lettore e lo coinvolge nella storia creando una relazione scrittore–lettore profonda e singolare da non sottovalutare.
Lo stile di scrittura del testo è molto coinvolgente e lo stesso Hardy utilizza lo slang del 1700, tant’è che nelle ultime pagine del libro è annesso il vocabolario del gergo criminale utilizzato tra le pagine.
La collana Settemari, con le sue speciali uscite sui personaggi, delinquenti e pirati, ci dona in effetti storie avventurose e movimentate, mai noiose. E questo volume si accosta al romanzo di genere, quello del classico giallo investigativo, che successivamente ha reso celebri Doyle con Sherlock Holmes, e Agatha Christie con Poirot e Miss Murple.
‘Memorie di James Hardy Vaux. Truffatore e Ladro’, edito da Haiku, con la traduzione a cura di Mauro Cotone, rievoca la Londra del XVIII secolo: è un classico della letteratura britannica in pieno stile autobiografico, ricco di imprevisti descritti attraverso fatti e personaggi reali.
Agnese De Luca
Memorie di James Hardy Vauz. Truffatore e Ladro
James Hardy Vaux
Traduttore Mauro Cotone
Immagine di copertina Luigi Conci
Edizioni Haiku
Genere Autobiografia
Collana Settemari
Edizione 2020
Pagine 300