“Attraverso le mie sculture trasmetto i miei sentimenti sulla vita e sull’arte. Per me è molto più facile esprimere le mie emozioni attraverso la scultura che attraverso le parole. In questo modo, il mio lavoro parla allo spettatore, evocando sia una risposta emotiva che intellettuale”
Carole A. Feuerman
In una giornata piovosa e malinconica di fine estate decidiamo finalmente di visitare la tanto acclamata e curiosa mostra di ‘Carole A. Feuerman’, a cura di Paolo De Grandis e Carlotta Scarpa, presso la Galleria d’Arte Moderna a Roma dal 14 luglio al 7 novembre: l’esposizione è inserita nell’ambito del progetto espositivo “Within the Exhibition Project From La Biennale di Venezia & Open to Rome. International Perspectives”, curato da Claudio Crescentini e Paolo De Grandis. Dalla città lagunare direttamente alla capitale, poche ma significative opere, esposte all’interno del cortile della stessa GAM, nota per uno stile novecentesco e di tradizione, in cui tuttavia ultimamente, la scelta di ospitare progetti artistici di carattere contemporaneo e sperimentale, è risultata vincente ed accattivante
La “Regina del Super–realismo” (così definita dallo storico dell’arte John Spike), conosciuta a livello internazionale, ha attraversato l’oceano per giungere in grande eleganza e sfarzosità nella metropoli capitolina, invadendo uno spazio tanto antico quanto discreto come quello del rinomato Museo di Roma, tuttora sito nell’ex convento delle Carmelitane Scalze a S. Giuseppe Capo le Case, per presentare al grande pubblico alcune delle sue sculture. Resina colorata, bronzo e foglia d’oro: un’esplosione di colori, forme e luce, ma allo stesso tempo anche tanta insolita drammaticità, hanno catturato il nostro sguardo, ed ora vi raccontiamo perché.
Classe 1945, Carole A. Feuerman è considerata, insieme a Duane Hanson e John D’Andrea, una delle più grandi scultrici iperrealiste americane conosciute al mondo: attualmente vanta il primato di essere la donna più famosa a scolpire in questo modo, espresso soprattutto nelle sue opere iconiche figurative di nuotatori e ballerini.
Nella sua carriera è stata chiamata ad esporre al Museo Statale Hermitage di San Pietroburgo in Russia, alla Biennale di Venezia e a Palazzo Strozzi a Firenze.
Iperrealismo, questo curioso concetto: di fatto quadri che sembrano fotografie, realizzazioni precise di persone, paesaggi e di oggetti. Iperreliasti sono quegli artisti che, a cavallo tra gli anni ’60 e ’70, iniziano a riprodurre visivamente ogni piccolo dettaglio della realtà, compresi difetti, imperfezioni o minuscoli aspetti del quotidiano.
Carole A. Feuerman: forme viventi artificiali, le non-sculture o realizzazioni figurative in tre dimensioni
Trovandoci di fronte alle gigantesche creature della divina Feuerman, non possiamo ignorare la scrupolosa attenzione e la cura pressoché maniacale con cui definisce i pezzi rari della sua arte, che ottiene operando con variazioni tonali forti e intense, partorendo alla fine non–sculture o realizzazioni figurative in tre dimensioni, ma identità reali, vere e credibili a trecentosessanta gradi: in pratica esseri umani in resina, bronzo, e marmo, forme viventi artificiali che respirano pura veridicità.
Di qui, inaspettatamente, giunge allo sguardo affascinato dello spettatore un’intensa impressione di drammaticità, intendendo, con questa espressione, proprio l’emozione di quell’istante fugace della percezione visiva tanto cara a Monet o Renoir.
Sembrerebbe un paradosso definire malinconiche, tristi o nostalgiche le opere della regina del colore, eppure soprattutto sotto l’effetto di una pioggia reale, le gigantesche nuotatrici appaiono fortemente pesanti, terrene, provate e visceralmente stremate.
È il caso per esempio di “Yaima and the Ball”, del 2016: nella vita reale Yaima era infatti una giocatrice di pallavolo olimpica che, dopo un brutto incidente, subì un lungo intervento chirurgico alla spalla per cui la stessa Feuerman dichiarerà in seguito: “ho sentito la necessità di farla posare appoggiata alla palla con cui giocava, perché nonostante solida e muscolosa, allo stesso tempo si doveva necessariamente sostenere con quest’ultima e il piedistallo per darsi nuovamente equilibrio”. La donna ritratta ci appare di fatto rassegnata, ma dignitosamente elegante, pur celando una tristezza profonda e non percepibile nell’immediato.
Carole A. Feuerman: la Signora delle forme. Respiriamo, sentiamo, soffriamo e amiamo con le donne e gli uomini scolpiti
Poi c’è “The Thinker”, un nuotatore che riposa in pace mentre riflette sull’esistenza; e infine la semplice gioia della vita in spiaggia di “Brooke with Beach Ball”, ricordo fugace di giornate trascorse a giocare al sole, che non tornano più.
Soggetti diversi quindi, ma la resa è la stessa.
Le giganti creature viventi della scultrice americana colpiscono violentemente le forme e sbalordiscono le tinte: personali, contrastanti, vivaci, ma allo stesso tempo immobili e cristalline.
L’eternità, ecco la vera essenza di queste sculture: un vortice suggestivo di fermo immagine esistenziale, che va al di là della tanto citata perizia senza eguali, con cui la scultrice americana realizza al dettaglio le sue creature viventi.
Ciò che percepiamo in questa uggiosa giornata di pioggia è una tangibile esplosione di colori, che quasi riporta, coraggiosamente azzardando, alla violenza tonale dei Fauves francesi dei primi del Novecento; ma allo stesso tempo ciò che sentiamo nel profondo è una immensa inquietudine dell’esistenza, degna di un Munch, che a proposito del suo lavoro amava dire: “Si dipingeranno solo esseri viventi che hanno respirato, sentito, sofferto e amato”.
E allora respiriamo, sentiamo, soffriamo e amiamo con le donne e gli uomini scolpiti da questa Signora delle Forme, Carole A. Feuerman; attraversiamo le resine, i marmi, i bronzi e le foglie d’oro, per giungere a conoscerne l’estremo culmine, una verità nascosta e sconosciuta, ma tragicamente iperreale.
Sarà ancora possibile visitare ‘Carole A. Feuerman’ fino al 7 novembre: consigliamo vivamente di cogliere l’occasione. Inoltre, alla Terrazza del Pincio sono state collocate due opere inedite a completare l’esposizione dell’artista alla Galleria d’Arte Moderna: le sculture “Strength e Fire” e “Harmony”, in bronzo e foglia d’oro, rimaste visibili fino al 21 settembre 2021.
Vania Lai
Foto: Vania Lai
Carole A. Feuerman
Galleria d’Arte Moderna di Roma
dal 14 luglio al 10 ottobre
prorogata fino al 7 novembre
Mostra a cura di Paolo De Grandis e Carlotta Scarpa
con il Patrocinio dell’Ambasciata degli Stati Uniti d’America in Italia
Servizi museali di Zètema Progetto Cultura
e promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali
in collaborazione con PDG Arte Communications
in partnership con Bel-Air Fine Art – Contemporary Art Galleries
Informazioni:
Galleria d’Arte Moderna Via Francesco Crispi, 24 – http://www.galleriaartemodernaroma.it/
Orari: dal martedì alla domenica ore 10.00 / 18.30
Tel. 060608: tutti i giorni dalle 9.00 alle 19.00
Nona tappa del Progetto espositivo
Within the exhibition project from la Biennale di Venezia & Open to Rome. International Perspectives
curato dal 2016 da Claudio Crescentini e Paolo De Grandis
Alla Terrazza del Pincio anche due opere inedite a completare l’esposizione dell’artista alla Galleria d’Arte Moderna: le sculture “Strength e Fire” e “Harmony”, in bronzo e foglia d’oro, rimaste visibili fino al 21 settembre 2021.