Nel bel mezzo del rione trasteverino, e in pieno spirito natalizio, è andata in scena al teatro Trastevere a Roma, dal 28 dicembre al 9 gennaio, la commedia ‘La banda della Marana’ di Locci, Trombetti e D’Ostuni, per la brillante regia del non più esordiente attore romano Daniele Trombetti: a calcare il palco con lui, c’erano anche Edoardo La Rosa, Federico Capponi, Daniele Locci, Fabrizio Pallotta, Eugenio Banella, Beatrice De Luigi e Andrea Biciocchi. Lo spettacolo è un piccolo gioiello di pura e surreale comicità, a cura della storica Compagnia Teatrale Parzialmente Scremati di Roma
Ambientato negli anni Novanta presso i sobborghi del litorale romano, ‘La Banda della Marana’ racconta di un gruppo di scapestrati aspiranti criminali che, al grido del famoso “Piamose Roma”, per dare una svolta significativa alla propria misera esistenza, tenta di portare a segno un colpo al locale di un loro conoscente, un poco di buono, con la speranza di entrare finalmente nel famigerato mondo della malavita.
Purtroppo però le cose andranno storte dal principio alla fine, così che i quattro gangster mancati riusciranno sempre di più a mettersi nei guai, giungendo a un finale a sorpresa imprevedibile e famigerato, che costringerà tutti i protagonisti a mettere in discussione, per l’ennesima volta, le proprie misere vite.
Il tema principale di questa esilarante pièce è proprio l’esistenza, quella quotidiana e reale, raccontata in chiave sicuramente brillante, ma anche nostalgica e cruda, e se non fosse per l’intento artistico degli autori finalizzato al puro e immediato divertimento, ci troveremmo difronte a una riflessione triste e amara del microcosmo tangibile, nascosto e sommerso della vita stessa.
Si ride, e parecchio, a partire dalla scelta dei nomi di alcuni protagonisti, improbabili quanto ridicoli, come Alì, Barabba, Mozart, Tonno e Cavallaro, e grazie anche alle battute a schiaffo, caratterizzate dal tipico turpiloquio dialettale romano, forse anche eccessivo e non proprio necessario a volte.
La banda della Marana: i soliti ignoti anni Novanta
Lo spettacolo è una festa continua e per quasi due ore non ci si annoia mai, grazie alle numerose sequenze sceniche ritmate, chiuse da gag esilaranti, al limite del grottesco: questi soliti ignoti degli anni ’90 regalano sorrisi agli spettatori come fossero dolci baci per innamorati, gestendo tra l’altro egregiamente uno spazio caratterizzato da una scenografia ben fatta, ma sicuramente troppo ingombrante, e indossando mises eccentriche, che già di per sé sono una risata assicurata.
Ogni ruolo è ben disegnato: padroneggiano il palco in modo sciolto e sicuro i capisaldi della Compagnia Parzialmente Scremati, Federico Capponi (Alì), Edoardo La Rosa (Tonno) ed Eugenio Banella (nel doppio ruolo di Cavallaro e suo fratello), sicuramente arricchiti però dalla presenza di personaggi apparentemente minori.
Questi ultimi sono altrettanto ottimamente caratterizzati: Fabrizio Pallotta (il barista Franco), Beatrice De Luigi (la bella Flavia) e un divertentissimo e originale Andrea Biciocchi (il giocatore di slot machine Gigi) che in scena è completamente muto, e si esprime solo con gesti e buffe formalizzazioni facciali.
Scelta registica efficace e davvero lodevole da parte di Daniele Trombetti, nel ruolo di Barabba, che tuttavia nella drammatizzazione tout court avrebbe potuto osare di più, ma che rappresenta comunque una giovane promessa di sicuro successo nel futuro panorama teatrale romano.
Il fiore all’occhiello
Una menzione speciale, a parer nostro, va comunque al bravissimo Daniele Locci, che incarna il personaggio di Mozart, il ruolo forse da scrittura meno brillante rispetto al resto del cast, quindi non scontato e di certo più difficile da far arrivare: eppure giunge al pubblico in modo chiaro e cristallino, grazie ai suoi interventi comici rari ma caratterizzati da tempi precisi e taglienti.
Il personaggio, soprattutto, ci regala uno spiraglio drammaturgico diverso e non prevedibile, l’eterno innamorato non corrisposto, il sognatore dei quartieri bassi e poveri di periferia, quello scarto sociale tipico di un vecchio e prezioso retaggio cinematografico pasoliniano, che è costretto, suo malgrado, a sopravvivere di miseri espedienti, consolandosi ascoltando tanta musica, rigorosamente classica però.
Attraverso una voce chiara e ben definita, l’interpretazione di Locci arriva vera e sincera, tecnicamente impeccabile e mai volgare, persino nelle rare espressioni forti e tipiche del dialetto romano che colorano anche il suo personaggio.
Quest’ultimo è certamente divertente, e completa il gruppo sgangherato dei colleghi, regalandoci anche uno specchio interpretativo nostalgico e malinconico, tipico di un “Accattone” d’altri tempi, una morsa allo stomaco esistenziale che attanaglia tutti quelli che nella vita non ce l’hanno fatta, il classico povero ma bello, che nonostante tutto continua a sognare un mondo migliore.
Lavinia Ala
Foto: Keystone Production
Teatro Trastevere Il Posto delle Idee
andato in scena dal 28 dicembre 2021 al 9 gennaio 2022
La banda della Marana
di Locci, Trombetti e D’Ostuni
Regia Daniele Trombetti
con
Edoardo La Rosa, Federico Capponi, Daniele Trombetti, Daniele Locci, Fabrizio Pallotta, Eugenio Banella, Beatrice De Luigi e Andrea Biciocchi
Costumi Elena Fiorenza
Scenografia Ambramà
Audio Luci Samuele Spalletta
A cura della Compagnia Parzialmente Scremati