Nannina Grimaldi era una “cuntastroppole di professione”, una donna che ha trasformato in mestiere la sua innata capacità di coinvolgere e intrattenere con le parole. Il suo pubblico, nel secondo dopoguerra, era il vicinato di Secondigliano; oggi, sono i lettori del primo romanzo di Stefania Spanò
“Nannina racconta storie di femmine, bestie e mariti, le più belle che abbia mai ascoltato. La stanza si riempie di personaggi, odori e colori fino a quando il primo raggio di sole filtra dalle tapparelle e mi riporta al ticchettio dell’orologio che fa sparire tutti gli ospiti che la nonna ha invitato stanotte.“
‘Nannina o dell’arte del cuntare’ è un’opera divisa in due parti, scritta in un linguaggio semplice ma curato, reso vivace da numerosi termini in dialetto napoletano.
La prima parte si concentra sulla figura di Nannina, le cui vicissitudini sono raccontate in terza persona. La seconda, invece, ha per protagonista e voce narrante Stephanie, la nipote.
La scelta del nome e l’utilizzo della prima persona singolare rivelano che l’identità del personaggio coincide con quella di Stefania Spanò, e che si tratta perciò di un romanzo autobiografico.
O che almeno lo è in parte: in effetti, i primi eventi narrati hanno luogo prima che la nipote della cuntastroppole nascesse. È, nelle parole dell’autrice, “la storia che ci precede così come ce la raccontano da piccoli”.
La passione di Nannina per i cunti precede infatti la nascita dell’autrice.
La Spanò nel suo romanzo alterna, attraverso un buon ritmo narrativo, le varie vicissitudini dei personaggi contestualizzati in una periferia napoletana del secondo dopoguerra. E, inoltre, risalta le tradizioni orali e la condizione femminile dell’epoca.
L’arte di Nannina
L’inizio della carriera di cantastorie della protagonista si tiene nel cortile della sua casa vicino Secondigliano. Qui, ogni pomeriggio, si riunisce la gente attirata dalle grida che la donna lancia contro la vicina di casa, apostrofata col dispregiativo nomignolo Cula Chiatta: i litigi tra le due, in realtà, sono solo escamotage, un copione studiato per attrarre gli spettatori.
L’autrice, in questo modo, fa emergere la natura di Nannina: è una donna forte e scaltra, capace di architettare un piano brillante per catturare l’attenzione delle persone che poi finirà di stupire con i suoi racconti altrettanto arguti. Al contempo, è una donna come tante altre nella periferia di Napoli di quel tempo, inserita in una struttura familiare in cui l’uomo svolge il ruolo di capofamiglia.
Lo dimostra il fatto che il vicinato la chiami Nannina de Gennaro, che non è il suo vero cognome, ma un appellativo con il quale si indica la sua appartenenza al marito Gennaro. Tuttavia, egli è orgoglioso e rispettoso della consorte, e sa che raccontare per lei non è solo un frivolo passatempo.
Infatti, quando Nannina viene chiamata a fare un racconto in un manicomio e finisce per esservi internata a causa del suo comportamento ribelle e supportivo nei confronti dei pazienti psichiatrici, il marito fa di tutto per riaverla con sé e restituirle la possibilità di praticare il mestiere che pensava “potesse ancora salvarle la vita”.
Nannina quindi rivolge i suoi racconti principalmente ad altre donne esortandole a emanciparsi da matrimoni limitanti, a ridere di certi uomini indolenti come quello di sua sorella Maculata, il cui nome ricorda in modo sospetto l’”Immacolata” del suo racconto preferito, definita una “femminista ante–litteram” e che ha un marito sfaticato e inetto.
Le donne che circondano Nannina diventano la rappresentazione di un microcosmo variegato, imperfetto, e tuttavia composto da persone accomunate da una medesima condizione femminile che le rende solidali e presenti le une per le altre.
La voce di Stephanie
L’altro personaggio femminile che più risalta nel romanzo è la nipote Stephanie. Figlia del figlio di Nannina, ha un rapporto conflittuale con la rigida madre Adelina oltre che, talvolta, con la nonna che prima della sua nascita ha perso di lucidità mentale.
La storia che Stephanie racconta è la sua personale, ma la figura di Nannina è sempre presente così come la nonna è partecipe nella sua vita, seppur in maniera sibillina, enigmatica. La nipote la ama profondamente, ma si risente quando a dieci anni scopre che fino a quel momento le aveva tenuto nascosto il suo passato da cuntastroppole.
E si indispettisce del fatto che la nonna, una volta svelato il segreto, le parli attraverso racconti che lei a volte non capisce, malinterpreta.
Intanto, Stephanie cresce e fa le sue esperienze, sentendosi costantemente oppressa dalle regole imposte dalla società: non sopporta gli insegnamenti che le vengono dati circa il suo ruolo di donna che deve stare al suo posto e non indossare la minigonna per non attirare gli sguardi di altri uomini che non siano il suo.
Perché ci vuole poco per scatenare, in certi soggetti di Secondigliano, la violenza maschile di stampo camorrista. Da questa, la giovane cerca di scampare rifugiandosi nei libri, perché “se le storie che ci girano intorno non ci piacciono abbiamo tutto il diritto di cambiarle”.
Capirà che questo è quanto la nonna ha sempre desiderato fare attraverso i suoi cunti. E che, a quanto pare, la capacità di crearli è la preziosa eredità che Nannina le ha lasciato.
Stefania Spanò con ‘Nannina o dell’arte del cuntare’, vincitore del Premio IoScrittore, ci illustra un quadro generazionale intenso oltre a insegnarci che le parole dette e scritte rendono liberi, certo. Ma anche ascoltarle e tramandarle è di importanza fondamentale, perché non perdano di senso e anzi possano servire a interpretare l’attuale.
Eva Maria Vianello
Biografia
Stefania Spanò è cantastorie, interprete Lis e insegnante di italiano e storia nella scuola secondaria di primo grado. Conduce da anni, con l’associazione Partaking, laboratori di teatro, scrittura creativa, comunicazione empatica e poesia visiva nelle periferie turbolente dell’hinterland napoletano, nel resto di Italia e all’estero.
Come cuntastroppole porta in giro i cunti della tradizione di famiglia e quelli scritti di suo pugno. Nel 2021 ha pubblicato “Avventure filofavolose, ovvero il viaggio di Giuditta dalla testa ai piedi”, un albo illustrato di favole di filosofia (edito da Fabbrica dei Segni). Questo è il suo primo romanzo.
Stefania Spanò
Nannina o dell’arte del cuntare
EBook IoScrittore
Genere Narrativa
Anno 2021
Pagine 224