Editoriale 110.
Se la guerra fosse colpa nostra
Il capovolgimento dei punti di vista e l’8 marzo di guerra
Oggi nel mio Editoriale 110. mi sento di condividere con voi delle considerazioni personali circa la situazione che sta preoccupando tutto il mondo.
Mentre qui in Occidente viviamo e cerchiamo di goderci la vita, in Ucraina siamo alla vigilia della seconda settimana dall’attacco russo.
L’8 marzo si è quindi svolto tra manifestazioni in cui si fanno di nuovo sentire le voci che lottano per i diritti femminili, fughe e uomini polacchi, tedeschi e di altre nazioni che sono saliti sui treni diretti a Kiev per aiutare gli ucraini al fronte.
Pensano, questi ultimi, che se non vanno in Ucraina ci ritroviamo Putin qui ovvero oltre i confini. E questa è anche la mia percezione, sebbene non sia un’esperta di politica e geopolitica.
Inoltre, mi sento di dire che la propaganda del Dittatore russo, purtroppo, è una ferita all’umanità, è un’offesa. Sa rigirare la frittata a modo suo comunicando a tutte le madri sue connazionali che i loro figli sono impegnati in un’operazione speciale.
Chiamiamola così!
I soldati però non comprendono il perché delle loro azioni. Non hanno idea alcuna del perché bombardano.
È come vivere un inferno: anche il popolo è ignaro. I russi in effetti non sono informati, e sembra solo che gli ucraini abbiano attaccato il loro Paese.
Dunque, da qui nasce la mia visione, il mio pensiero: e se la guerra fosse colpa nostra? E se il Dittatore del Cremlino ce lo facesse credere?
Editoriale 110.: auspicio di libertà
Sono giorni che auspico di vedere il popolo russo aprire gli occhi, ma so benissimo che affinché questo avvenga ci vorrà ancora molto tempo. Ho la costante idea fatta di speranza, nel sapere che i russi si liberino dalle catene, si sbendino, che riempiano le piazze, dando vita a una rivoluzione civile che capovolga la loro madre patria, per ricominciare a vivere civilmente.
Sì. Ad affossare un governo autoritario che non accetta la libertà altrui.
È un sogno? Al momento, spero tuttavia si realizzi al più presto.
I cittadini russi sono pertanto braccati. Vivono nell’orrore delle leggi: ora sono più confinati nelle carceri, non hanno la possibilità di informarsi. È tutto oscurato, internet e TV indipendenti.
Netflix e TikTok, inoltre, hanno abbandonato la Russia. I corrispondenti esteri hanno lasciato il Cremlino.
Pochi dunque sanno veramente cosa accade nel Paese confinante la Russia.
Quindi, come funziona ora l’informazione russa?
C’è da considerare in ultimo che le sanzioni adottate nei confronti della Russia sono come acqua fresca per il Dittatore.
Insomma è un panorama per nulla confortante.
La lotta prosegue
Intanto l’ondata di profughi è uno tzunami, non si placa e non si vedeva un esodo così numeroso sin dai tempi della Seconda guerra mondiale.
Vivo ogni giorno nel terrore: significa sempre stare sul pezzo, ascoltare, leggere e andare fuori dal coro. Insomma, formarsi un’idea propria essendo consapevole di ciò che si esprime e ciò che si scrive.
Nessuno può dare una soluzione, però analizzare le cause che provengono da molto lontano aiuterà tutti noi a comprendere che le azioni belliche non si dovrebbero più ripetere.
Non è solo questione di politica, perché poi la presenza russa ce la ricordiamo in altri posti nel mondo (sicuramente per interesse) – vedi Aleppo rasa al suolo e definita la Stalingrado di Siria –, ma rientrano anche questioni territoriali che si sommano alla moltitudine della strage di civili che si seminano per le vie delle città colpite.
Pertanto, non vi sembra che le circostanze si ripetano? Non vi sembra di trovarci di fronte a un secondo Hitler?
Ebbene, oggi si è parlato molto di donne in guerra e di donne che fuggono con i loro bambini. Un 8 marzo di guerra.
Facciamo si che le donne ucraine e i loro uomini possano riprendersi i loro territori e le città, che la libertà vinca sulla follia umana. La dignità ha valori inestimabili per riconquistare quello che è nostro e troverà sicuramente la via per la vittoria.
E la lotta prosegue.
Annalisa Civitelli